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Cultura

Giorgio Vitari tra Il procuratore e l’Isotta Fraschini

L’intervista con l’autore

Gabriele Farina

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TORINO – Uno dei dettagli che più apprezzo dei romanzi di Giorgio Vitari con protagonista il Procuratore Ròtari è la capacità dell’autore di spostare le storie nel tempo, mantenendo sempre la lucidità di sapere a che punto è la vicenda del suo personaggio (immagino che in casa Vitari ci sia un grosso tabellone con la cronologia e gli eventi principali di tutta la vita del suo Procuratore).

Con Il procuratore e l’Isotta Fraschini, Neos Edizioni, torniamo al 1996, Rotari sta per essere nominato Procuratore capo ad Ivrea ed affronta quindi il suo ultimo processo come Pubblico Ministero a Torino. Sembra un caso semplice. Ci sono due testimoni, dei vestiti sporchi di sangue e perfino la confessione del presunto responsabile.

L’ultimo processo da PM a Torino di Ròtari si incrocia però con il primo processo da avvocato difensore di una giovane ragazza che ha il nome di un’automobile elegante: Isotta Fraschini. E isotta ha tutte le intenzioni di fare bella figura, di cominciare bene, ed inoltre non è per nulla convinta che il suo cliente sia colpevole.

Comincia così un gioco di schermaglie giudiziarie tra l’esperto Ròtari e la giovane Fraschini. I due, che si scontrano con rispetto ma senza esclusione di colpi in tribunale, sviluppano in fretta una reciproca stima, che li porterà a concordare quanto meno su un punto: non sempre le sentenze dei processi permettono di scoprire con certezza qual è la verità.

L’intervista con Giorgio Vitari

Ancora una volta ci porti avanti e indietro nella vita del tuo Ròtari. In questo romanzo dove lo troviamo?

In questo romanzo il sostituto procuratore Francesco Ròtari “sta facendo le valigie” essendo prossimo il suo nuovo incarico di procuratore a Ivrea (dove sarà protagonista de “Il procuratore e la Bella dormiente”).
Deve prima occuparsi di un omicidio avvenuto nel settembre 1995 nell’elegante e appartata piazza Maria Teresa di Torino.
Fortunatamente ci sono testimoni oculari, l’imputato confessa. Il processo può essere celebrato rapidamente, prima del trasferimento.
E’ vero, nei vari romanzi si va un po’ avanti e indietro nel tempo: ma non credo causi il mal di mare!

Davanti a lui un processo che pare semplice, ma anche una giovane avvocata che ha tutte le intenzioni di fare bene il suo lavoro. Chi è Isotta Fraschini?

Si trova a dover fronteggiare una giovane avvocatessa, Isotta Fraschini, alla quale il suo cliente, già pienamente confesso, chiede di ottenere l’assoluzione. Praticamente impossibile. Forse.

La domanda più ovvia: come mai hai scelto questo nome per Isotta?

Ho scelto il nome Isotta Fraschini perché ricorda un’auto di grande prestigio, che sapeva coniugare potenza ed eleganza, così come si dimostra l’avvocatessa.

Il tema del romanzo, mi pare, non è tanto l’intreccio giudiziario quanto una riflessione su come non sempre la sentenza di un processo sia garanzia di verità assoluta. Sbaglio?

Il tema sotto traccia del romanzo (ogni mio romanzo ne ha uno) è la bizzarria del processo penale, non idoneo né destinato a scoprire la verità più profonda delle vicende giudiziarie. E’ un concetto difficile da digerire ma assolutamente corrispondente alla realtà. Ci provo a farlo comprendere narrando la dialettica tra accusa e difesa davanti alla Corte d’assise.

Tra Ròtari e Fraschini si stabilisce subito un clima di reciproca stima. Come sono i rapporti tra pm e avvocati difensori nel mondo reale?

Tra il pubblico ministero Ròtari e l’avvocato Fraschini c’è un rapporto di rispetto, ed infine di stima reciproca. Nella realtà capita non infrequentemente, al di là di polemiche anche graffianti che rispondono al gioco delle parti.

E a questo proposito nel romanzo si introduce anche il tema della separazione delle carriere. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

Non credo che la separazione delle carriere dei PM e dei giudici sarebbe la morte della giustizia ma neppure il rimedio di tutti i suoi mali, come sembra sia l’opinione degli avvocati. Il fatto che PM e giudici appartengano, come da sempre fino ad ora, allo stesso ordine e si diano del “tu” non significa affatto che il giudice sia “appiattito” sul PM. Tuttavia il PM inquirente e il Giudice svolgono due mestieri diversi, che richiedono diverse attitudini: sotto questo profilo la separazione delle carriere potrebbe avere senso.

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