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Cultura

La storia di Via Po a Torino

Un’idea che parte da lontano… allargare Torino verso il Po

Alessia Serlenga

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TORINO – Dal 1618 Carlo Emanuele I, dopo la Guerra del Monferrato, tornò ad occuparsi degli ampliamenti e della fortificazione di Torino. Così, Ercole Negro di Sanfront (dal 1588 al servizio dei Duchi di Savoia) scrive: “et finirò di far la pianta cominciata dell’ingrandimento della Città di Torino che sarà bellissima et giongerà sin’al Po, et dalla parte delli montruchi e dal Valentino”.

Nel 1646, nell’editto della reggente Cristiana di Francia, si legge ancora: “proseguire l’aggrandimento di questa città sino al Pò, con un nuovo recinto i fortificazioni conforme al primo dissegno fatto fare dal serenissimo Carlo Emanuel quando il tempo ce lo permetta”.

Via Po è dunque l’asse portante attorno al quale fu pianificato e realizzato, dal 1673, il secondo ampliamento della città. Fu ultimata con architettura uniforme nel 1720.

Le sue particolarità?

Ha un percorso obliquo rispetto alla griglia ortogonale di Torino.

Il fronte degli edifici, impostato su un disegno unitario, mantiene ancora oggi quell’elegante regolarità.

Sorge in un luogo storico: vi sono concentrati, sin dal tardo Medioevo, edifici istituzionali come lo Studium (l’attuale Università di Torino) inaugurato nel 1404, un’accademia militare, studi professionali e, in seguito anche l’Accademia Albertina di Belle Arti.

Quando sorse, via Po fu definita “Regina viarum”: era, infatti, la via più ampia di Torino.

Una via con un compito importante

Il suo compito è congiungere piazza Castello, cuore del potere sabaudo, con quella che fino alla fine del XVIII secolo era la piazza d’Armi della città, ovvero l’attuale piazza Vittorio. Inoltre, la via segnava la strada per Chieri e il Monferrato, che partiva dal vecchio ponte sul Po che sorgeva nei pressi dell’attuale e che era l’unico varco che consentiva di superare il fiume.

La via fu posta sull’antica Strada della Calce, chiamata così perché conduceva al porto dove arrivava la calce, trasportata sul Po insieme al legname.

Nel 1862, nella notte del 28 agosto, un grosso incendio distrusse Casa Tarino, al numero 18 di via Po, causando ben 17 morti tra i vigili del fuoco ed i soccorritori.

Durante la seconda guerra mondiale il quartiere subì gravi danni a seguito dei bombardamenti del 1944. Ad essere più colpito fu prevalentemente il lato destro di via Po.

Il 1 ottobre 1977 la via fu attraversata da una manifestazione di protesta studentesca che degenerò nell’attentato incendiario all’Angelo Azzurro, locale che esisteva nell’ultimo tratto sul lato destro della via e che portò alla morte di Roberto Crescenzio, studente lavoratore.

Perché tanti portici?

I portici nacquero da un’esigenza pratica: Vittorio Emanuele I, nel 1819, diede ordine a Ferdinando Bonsignore di costruire i cosiddetti terrazzi di allacciamento. Il Re non voleva bagnarsi nei giorni di pioggia né portarsi dietro l’ombrello, ma ci teneva alla sua passeggiata.

I Re passeggiavano per la via sul lato sinistro (dando le spalle a piazza Castello).
Il lato destro era quello percorso dal popolo.

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