Cittadini
Anche due piemontesi tra i firmatari dell’atto di citazione contro Poste Italiane e Mef per il rimborso di vecchi buoni postali
Due signori di Nole e Rivoli tra i firmatari
ROMA – Poste italiane e Ministero dell’Economia e delle Finanze saranno chiamati a comparire, il 12 dicembre 2024, davanti al Tribunale civile di Roma, poiché “imputati” di non aver rimborsato alcuni risparmiatori italiani che avevano acquistato molti anni prima buoni postali in lire e Titoli di Stato di vario importo e valore che negli anni fanno fruttato, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, per un importo odierno totale complessivo di circa 15 milioni di euro.
Due signori di Nole e Rivoli tra i firmatari dell’atto di citazione
Tra i venti firmatari del primo atto di citazione in attesa di ottenere i rimborsi, troviamo anche il signor Paolo B., classe 1969, di Nole in provincia di Torino, che in un mobiletto ha rinvenuto ben 53 buoni postali fruttiferi di vario importo e di diversi anni; e Fabio C., classe 1975 di Rivoli (Torino) che tra vecchie pagelle scolastiche ha rinvenuto due buoni da 2000 lire del ’50.
La domanda giudiziale è stata presentata dall’avvocato Francesco Di Giovanni del Foro di Roma che si occupa, tra le altre cose, su scala nazionale del rimborso di buoni postali e Titoli di Stato in lire e che in una nota dichiara:
Il punto nodale e dirimente le questioni concerne il profilo della prescrizione del diritto al rimborso.
Orbene l’art. 2935 c.c. recita testualmente “la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere”.
In tutti i casi illustrati ci troviamo difronte a ritrovamenti recenti che rappresentano il giorno di inizio decorrenza della prescrizione decennale.
Prima del ritrovamento, infatti, i risparmiatori non avevano contezza del loro diritto che, ovviamente non potevano esercitare.
In Italia ci sono oltre mezzo milione tra buoni postali e Titoli di Stato ancora in circolazione.
Un vero tesoro nascosto che resta nelle casse delle Poste e dello Stato italiano privando illegittimamente i piccoli risparmiatori italiani di un loro diritto garantito dalla Carta costituzionale.
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