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Spettacolo

Tom Morello sul palco delle OGR: il rock al servizio dell’impegno sociale

Sfidando i limiti di ciò che la musica rappresenta e di ciò che ha rappresentato in passato, potete far aprire gli occhi della gente per cercare di cambiare lo status quo della società

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TORINO – Nel bel mezzo dell’estate musicale torinese, OGR Sonic City, nata dal connubio OGR e Sonic Park, piazza un secondo prestigioso colpo. Dopo i Dogstar di Keanu Reeves il palco se l’è preso una vera rockstar internazionale, quel Tom Morello, già lanciariff per band veramente iconiche come Rage Against The Machine e Audioslave.

C’era attesa e curiosità, soprattutto per chi è cresciuto con il potente sound dei RATM, storica band che tra le prime mise insieme rap, rock e metal, con alla voce Zack de la Rocha, ormai leggendario frontman e consacrò Tom, non solo per la sua incredibile maestria alla chitarra, ma soprattutto per il suo spessore musicale unito al suo grande impegno sociale.

L’inizio con Bella ciao

Il concerto inizia sulle note di “Bella Ciao” e quale sia il contesto della serata lo capiamo subito. Tom, attivista per i diritti ancor prima che musicista, porta sul palco tutto il suo grande spessore di artista.
Noto per i suoi innovativi assoli di chitarra e per il suono fragoroso (ruggente) che riesce a produrre con la sua fedele Fender Telecaster, Morello è sempre stato un innovatore, sia nella band che nella sua carriera da solista. Con i due gruppi ha ottenuto molteplici Grammy Awards e oltre trenta milioni di album venduti in tutto il mondo. Erano in molti (non un sold out a dire il vero) venuti a sentire il suo “slapping elastico” sulle corde, che ricorda lo scratching di un giradischi e che ha marchiato indelebilmente il suono dei RATM e lo ha reso immediatamente riconoscibile. Anche per questo Rolling Stone Magazine lo ha definito come uno dei “100 più grandi musicisti del mondo”.

Ma c’è stato un prima e un dopo. Oggi Tom si esibisce da solo oppure con supergruppi come i Prophets of Rage e Street Sweeper Social Club.

Noto è anche il suo pseudonimo, Nightwatchman, con cui ha prodotto materiale decisamente impegnato dal punto di vista politico, ancor prima di usare il suo nome per i suoi progetti, come gli album del 2021 The Atlas Underground Fire e The Atlas Underground Flood.

Ama sempre ripetere: “Mi sono dedicato sia come musicista che come attivista a combattere le ingiustizie in ogni occasione”, ed è un po’ quello che ogni volta porta sul palco, basco nero in testa da vero combattente e la chitarra come arma di difesa contro le ingiustizie. Celebri le sue pose sul palco, da vero guitar hero, ma anche tanta sostanza, grazie ad una band davvero affiatata e “potente”, a cui si è unito il figlio Roman, 13 anni e ieri sera sul palco delle OGR nella Sala delle Fucine, con la maglia granata del Torino Calcio, anche questo, in fondo, è resistenza.

Il racconto del concerto

“Soldier in the Army of Love” e “Vigilante Nocturno” aprono il concerto, con Roman sul palco, a sancire che il guerrigliero per i diritti civili “spara” ad alzo zero. Molti sono i medley che seguono, con materiale dei RATM e degli Audioslave, oltre ad alcune cover della storia del rock, come Kick Out The jam degli MC5, cantata da quel furetto di Delila Paz che con i suoi The Last Internationale aveva aperto in modo scoppiettante la serata.

Volevamo sentire “Bullet in the Head” dei RATM e “Cochise” degli Audioslave, volevamo ricordare il suo/nostro amico fraterno Chris Cornell, sulle note di una struggente “Like a stone” cantata in modo sentito dal suo bassista. Ma non era tutto qui, perché proprio sul finire fanno capolino “The Ghost of Tom Joad”, del Boss, con il suo infinito assolo e subito dopo l’orgia collettiva di headbanging su “Killing in the name”, il pezzo che ha dato ai Rage Against The Machine la fama planetaria.

Si chiude sulle note di “Power to the people” immortale capolavoro di John Lennon, a rimarcare il messaggio del suo impegno: “In mezzo a questo senso di sventura imminente, è giunto il momento di radunare le truppe in un ultimo sforzo per salvare il pianeta e le nostre anime artistiche.

Sfidando i limiti di ciò che la musica rappresenta e di ciò che ha rappresentato in passato, potete far aprire gli occhi della gente per cercare di cambiare lo status quo della società”. Ecco perché il potere deve essere della gente, deve essere nostro. Solo noi possiamo, se vogliamo, cambiare qualcosa.

Foto e Report Paolo Pavan/QP

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