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Willie Peyote e Rose Villain sul palco del Flowers Festival

Una fortunata edizione del Flowers Festival

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COLLEGNO – Ennesimo pienone per questa fortunata edizione del Flowers Festival. Ripartiti ieri con Venerus ieri sera, c’è stato il ritorno di Willie Peyote star nostrana del rap e delle rime, quelle impegnate, quelle che fanno pensare.

Ma prima c’è stato il tempo di ammirare sul palco Rose Villain vero nome Rosa Luini, cantautrice e rapper italiana, di indole americana. Celebre ormai per le sue recenti hit e partecipazioni a Sanremo, ha sfoderato un’esibizione di grande livello, stile, grazia e bellezza. Un’ora sul palco per quella che è una delle vere hitmaker del momento, che miete successi e fa incetta di popolarità a vagonate. Da “Come un Tuono” il feat con Guè Pequeno alla più recente “CLICK BOOM!” che ne ha determinato le fortune all’ultimo festival di Sanremo.

Grande attesa per la sua esibizione al Flowers, molti i fan che hanno aspettato anche dopo il concerto, mentre sul palco saliva Guglielmo, celebre come Willie Peyote.

Rapper e maestro di rima, come nella vera tradizione di questo genere (ci viene in mente uno dei pionieri italiani indiscussi, Frankie Hi-NRG MC), porta sul palco una super band, con alle tastiere Daniel Bestonzo, ormai celebre musicista e direttore d’orchestra che ha imperversato all’ultimo Festival di Sanremo.

Ripercorre la sua decennale discografia, partita con il debut album “Non è il mio genere, il genere umano” per arrivare all’ultimo “Pornostalgia”. Ma sono protagoniste anche le recenti creazioni come il pezzo “Giorgia nel Paese che si meraviglia”, che fa da incipit ai temi politici, da sempre al centro della sua opera. Anche ieri sera non sono mancate frecciate e opinioni sul momento politico che sta vivendo la nostra nazione e sul ritorno di certe pericolose nostalgie.

Due ore di caldissimo show, in una fresca serata a Collegno, un colpo alla testa ed una alla pancia. Tra rap e swing (l’amore per Gershwin), non ci si annoia un attimo e c’è il tempo anche per un’ironica dedica a due sposi con la “La tua futura ex moglie”.

Quasi trenta pezzi tra cui non possono mancare “Metti che domani”, “Portapalazzo”, ”I cani”, ”Io non sono razzista ma”, “C’era una vodka”, “Mai dire mai” e “Che bella giornata”, solo per citarne alcuni. C’è anche il cuore del concerto, in cui torna sul rap classico e potente, “Friggi le Polpette nella Merda (Cit.)” e “Glik”, inno anti-radical chic (restiamo hardcore come Kamil Glik).

Sempre sul pezzo e sempre sulla scena, maestro di rima (l’algoritmo ha il “suo” ritmo), ci aiuta a non perdere le speranze e a non abbassare la testa. Domani sera ci sarà invece un altro atteso ritorno in zona, quello di Elio e le Storie Tese, prima dell’ultima settimana di Festival. Foto e

Report Paolo Pavan/QP

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