Scuola e formazione
Extinction Rebellion su una gru al Poli: stop alla ricerca per il genocidio in Palestina
La nuova azione è in solidarietà con gli studenti in occupazione da 53 giorni dopo che il Senato Accademico ha bocciato in blocco la mozione presentata dagli studenti
TORINO – Un gruppo di attivisti di Extinction Rebellion si sono arrampicati con imbraghi e caschetto fino al braccio orizzontale della gru del cantiere che affaccia su corso Castelfidardo al Politecnico di Torino e hanno appeso uno striscione lungo 15 metri che recita “Politecnico: stop research for genocide” affiancato dalla bandiera della Palestina.
La nuova azione è in solidarietà con gli studenti in occupazione da 53 giorni dopo che il Senato Accademico ha bocciato in blocco la mozione presentata dagli studenti. “La mozione degli occupanti conteneva proposte circostanziate e supportate da dati. Come nel caso di rescissione degli accordi con aziende belliche, in cui veniva proposta un piano concreto attuativo di disinvestimento. Bocciando in toto la mozione, il Senato ha impedito che queste proposte venissero analizzate e discusse per punti” dice Antonio, studente del Politecnico e attivista di Extinction Rebellion “negando ogni possibilità di reale dialogo”.
Le richieste degli studenti ruotavano attorno a una dichiarazione di solidarietà alla società civile palestinese e ad un’assunzione di responsabilità dell’Ateneo rispetto alle conseguenze della propria ricerca, tramite la verifica che essa sia sempre dei principi della pace e della giustizia sociale e climatica.
La situazione a Gaza
A Gaza centinaia di migliaia di famiglie sono costrette a vivere in condizioni disumane, a bere acqua sporca e contaminata. Secondo Oxfam, oltre il 70% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state distrutte o danneggiate a causa dei bombardamenti israeliani. Il coinvolgimento italiano è stato esplicitamente riconosciuto da Edmondo Cirielli, sottosegretario agli Esteri, che ha confermato che il nostro paese continua a fornire armi per scopi bellici a Israele. Il Politecnico, con un investimento di 50 milioni, è partner, con Leonardo, la principale azienda europea produttrice di armi, Thales Alenia, Regione Piemonte e comune di Torino, della Cittadella dell’Aerospazio, un progetto miliardario di interesse militare in via di realizzazione in corso Marche. “Disinvestire nell’industria bellica vuol dire avere veramente una ricerca libera e non costretta a sottostare a queste dinamiche per necessità economiche, avere un Politecnico non coinvolto nelle guerre, nei massacri, nei genocidi, ” afferma Irene.
Extinction Rebellion sottolinea inoltre le pesanti ricadute a livello ambientale e in termini di emissioni climalteranti della guerra. Secondo uno studio, più del novanta per cento della CO2 equivalente emessa a Gaza negli ultimi tre mesi del 2023, pari a 280mila tonnellate, deriva dai bombardamenti aerei israeliani, le emissioni annue dell’intera Francia. Anche in questo campo i progetti di ricerca del Politecnico presentano criticità. Tra gli accordi con le aziende del fossile maggiormente criticati, quelli stretti con ENI, una delle 30 aziende del fossile più inquinanti al mondo e il maggiore inquinatore italiano.
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