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Cultura

Perché l’azzurro identifica gli atleti italiani?

La storia dietro la scelta del colore

Alessia Serlenga

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TORINO – Il primo sport ad adottare la maglia azzurra come simbolo di appartenenza alla squadra italiana fu il calcio maschile.

La divisa prima era bianca, ma il 6 gennaio 1911 all’Arena civica di Milano, davanti a cinquemila spettatori, la selezione italiana di Umberto Meazza si presentò in campo per la partita contro la nazionale ungherese con la maglia azzurra.

Perché?

Il cambiamento dal bianco all’azzurro fu legato al fatto che quest’ultimo era il colore dello stendardo della casa reale dei Savoia, che lo scelsero ispirandosi alla tinta del manto della Vergine Maria, di cui la casata era devota.

Quel colore, da allora, si chiama “blu Savoia”.

La maglia azzurra rimase per volontà dell’allora presidente della Federcalcio e negli anni seguenti, l’azzurro prese piede anche negli altri sport, diventando il colore ufficiale di tutte le Nazionali sportive italiane e identificando come “gli azzurri” e “le azzurre” gli atleti del nostro Paese.

Colore azzurro dal 1911 o dal 1932?

Il passaggio dal bianco all’azzurro non fu immediato. Infatti, ai Giochi Olimpici di Stoccolma 1912, il colore usato fu ancora il bianco, nonostante il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), avesse raccomandato l’adozione del nuovo colore. Solo a partire dai Giochi Olimpici di Los Angeles 1932 tutti gli atleti italiani indossarono il colore azzurro.

Nel secondo dopoguerra, dopo la nascita della Repubblica Italiana, nonostante le sue origini monarchiche, il colore azzurro fu mantenuto nelle divise sportive nazionali, arrivando fino ad oggi.

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