Società
Perchè il falò di San Giovanni a Torino si chiama Farò
Le origini di un nome e di una festa cittadina
TORINO – E’ la notte che precede la ricorrenza di San Giovanni e a Torino viene accesa in piazza Castello una grossa pira di legna, con in cima la sagoma di un toro. Non un “falò”, come si chiamerebbe in tutta Italia, ma un “farò”. Perchè a Torino si chiama così?
La storia del farò di San Giovanni
San Giovanni Battista viene scelto come patrono di Torino nel 602 dal Re Longobardo Aginulfo, che fece anche costruire una tripa chiesa dedicata a San Salvatore, a Santa maria di Dompno e appunto a San Giovanni, che era anche il protettore di tutto il Regno Longobardo (per questo venne scelto).
Tra i vari riti che accompagnavano la festa del patrono nel Medioevo ce n’erano alcuni di chiara origine pagana, come quello di raccogliere nuove erbe che sarebbero state utili per la nuova stagione e bruciare quelle vecchie inutilizzate in un grosso falò. Sono riti legati al solstizio d’estate che passano quasi integri nelle tradizioni religiose cattoliche.
Così quel falò, da sempre allestito in piazza Castello, all’inizio i via Dora Grossa (oggi via Po). Inizialmente in cima al falò c’era un palo, ma già in epoca medievale venne sostituito dalla figura di un toro, simbolo della città. A dar fuoco alla pira era il figlio giovane del Re (come simbolo del futuro), oggi sostituito dal sindaco.
Dove cade il farò
La caduta del toro dal farò indica anche se l’anno che sta cominciando sarà propizio o nefasto per Torino. Se il toro cade verso sud sarà un anno propizio, se cade verso nord sarà un anno nefasto. Questa tradizion deriva probabilmente dal fatto che a nord della pira si trova palazzo Reale e quindi un grosso rogo che cade verso la casa dei regnanti sarebbe segno negativo.
Perchè il falò di Torino si chiama farò
Ma perchè il falò di San Giovanni a Torino si chiama “farò”? Non c’è una spiegazione effettiva della diversa denominazione. “Farò” è semplicemente un termine antico con cui in torinese si indicava il falò. Ed è un termine strettamente torinese perchè nel resto del Piemotne quest’uso non era particolarmente diffuso. In Piemonte “falò” si può tradurre solitamente con “burniser”.
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Gian Luca
24 Giugno 2024 at 18:59
via Dora Grossa era via Po?
Gabriele Farina
24 Giugno 2024 at 19:04
via Dora Grossa era l’attuale via Garibaldi
Mauro
25 Giugno 2024 at 21:23
e Farò è il nome con cui nel Monferrato si chiamano i numerosi falò che in primavera “svegliano” la natura, in genere fatti con i tralci residui delle potature delle viti, e questo perché la R soatituiva spesso la L nella parlata più antica, da bambino me ne stupivo perché ero cresciuto in Liguria e lì non si usava