Cultura
La tradizione del Farò di San Giovanni in piazza Castello a Torino
L’anno scorso il Farò è caduto dalla parte giusta
TORINO – Questa è la sera in cui i riti sacri si uniscono ai pagani, in cui prendono vita le superstizioni e si rafforzano le tradizioni.
Da oggi infatti gli eventi della festa di San Giovanni a Torino entrano nel vivo. E, come ogni anno, la sera del 23 giugno – una delle notti più brevi dell’anno, in prossimità del solstizio d’estate che cade il 21 giugno – in piazza Castello sarà acceso il Farò, falò.
Una tra le celebrazioni più significative e antiche per la città poiché la festa del Santo Patrono affonda le sue radici nel Medioevo, quando l’inizio dell’estate rappresentava un momento cruciale per il mondo contadino che celebrava l’arrivo della bella stagione sperando in un buon raccolto.
San Giovanni Battista e la storia del Farò
L’elezione di San Giovanni Battista a patrono di Torino ha origini nel 602 d.C. quando il Re Longobardo Aginulfo fece costruire la chiesa, oggi attuale Duomo di Torino dedicata a San Salvatore, a Santa Maria di Dompno e, soprattutto, a San Giovanni, già patrono di tutto il Regno Longobardo, e al quale era molto devota la consorte Teodolinda.
I festeggiamenti del santo patrono furono arricchiti lungo tutto l’Alto Medioevo. Caratterizzati da danze, canti, banchetti e varie celebrazioni, specialmente nell’area intorno all’attuale piazza Castello.
Uno tra i vari riti pagani prevedeva di bruciare le vecchie erbe nel Farò, raccogliere nuove erbe per il futuro, comprare l’aglio come portafortuna per tutto l’anno, raccogliere felce a mezzanotte e conservarla in casa come auspicio di soldi.
Durante i giorni precedenti al giorno del santo patrono le danze erano spesso eseguite in gruppo e chiamate “balloria” in lingua piemontese. Nella zona centrale di Torino venivano allestite aree mercatali e fiere, compresa una corsa dei buoi nel rione Borgo Dora.
La sera del 23 giugno, quindi, veniva accatastata una alta piramide di legname, con un palo verticale al centro, in piazza Castello, all’inizio di via Garibaldi, già via Dora Grossa, quindi acceso dal figlio più giovane del regnante (figura poi sostituita dal sindaco della città).
Altri elementi folcloristici, legati sempre ai riti pagani, furono aggiunti ancora nel Basso Medioevo, come ad esempio il posizionamento della sagoma di legno di un toro rampante giallo (araldico della città) in cima al palo della catasta.
Per questo il Farò è ciò che rimane dei riti pagani e delle tradizioni popolari.
Superstizione: in quale direzione cadrà?
Ma c’è ulteriore spazio anche per la superstizione, in questo caso legata proprio alla presenza del toro posizionato in cima alla pira. Se nel bruciarsi il Farò, e quindi il toro, cade in direzione di Porta Nuova, si prevede un periodo fortunato di dodici mesi per Torino, mentre se cade in direzione opposta, l’anno sarà sfavorevole per la città.
L’anno scorso il Farò è caduto dalla parte giusta. Se siete superstiziosi questo è il momento giusto per sperare che accada di nuovo e che il Farò anche questo anno prenda la direzione corretta.
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