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La storia dei due cinghiali destinati all’abbattimento, ma salvati (per ora) da un ricorso al TAR ligure partito da Novara

Il Rifugio Miletta di Agrate Conturbia ha ingaggiato un’avvocata per ottenere lo stop urgente all’esecuzione

Sandro Marotta

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PIEMONTE – Il Tribunale amministrativo regionale ha sospeso l’ordine di abbattimento di due cinghiali, accogliendo il ricorso presentato dal Rifugio Miletta, che ha sede nel novarese.

La storia

Il rifugio di Agrate Conturbia, vicino a Novara, aveva presentato un ricorso al TAR di Genova per salvare le vita di due cinghiali che, dopo essere stati inseriti dall’Asl genovese nella lista dei capi da abbattere per prevenire il diffondersi di malattie come la Peste suina, sono stati accolti da una privata cittadina (di nome Giordana) a Bargagli, in Liguria. I gestori del Rifugio avevano da subito preso a cuore la causa e avevano presentato ricorso al Tribunale, sostenendo che i due cinghiali fossero sani.

Per questo era stata ingaggiata l’avvocata Angelita Caruocciolo, che nei giorni scorsi ha ottenuto dal giudice un “decreto monocratico urgente“. Si tratta di un provvedimento che viene preso dal giudice da solo, cioè senza consultare il collegio come prevederebbe la procedura, e ha effetto immediato; questa procedura viene messa in campo “in caso di estrema gravità ed urgenza, tale da non consentire neppure la dilazione fino alla data della camera di consiglio”. In questo caso l’urgenza era costituita dalla vita o la morte dei cinghiali.

La scelta del TAR

La decisione del giudice, spiega l’avvocata Angelita Caruocciolo “tiene conto in particolare della buona salute dei cinghiali, condizione ignorata dalla Asl, ed ha ritenuto perciò assente il pericolo per la collettività a fronte della irreparabilità del danno  per gli animali”.

Il provvedimento di abbattimento è stato solo sospeso, nelle prossime settimane si discuterà l’effettivo contraddittorio che potrebbe annullare quella che il Rifugio e Caruocciolo definiscono “esecuzione della sanzione capitale”.

Si attenderà dunque il provvedimento di conferma del decreto in camera di consiglio da parte di un collegio di giudici riuniti, intorno a fine giugno.

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