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Scuola e formazione

Politecnico di Torino e collaborazioni belliche: innovazione tecnologica o militarizzazione accademica?

Le occupazioni universitarie di questi giorni hanno insistito molto sulla questione della collaborazione tra università e industria bellica. PoliTo in primis vanta non pochi legami con aziende che operano in questo settore, da Leonardo SpA a Frontex. Cosa ne pensano gli studenti?

Caterina Malanetto

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TORINO – La militarizzazione della società europea e occidentale è un fenomeno complesso che ha origini sia economiche che politiche. Questo processo non può essere semplicisticamente attribuito a un gruppo ristretto di individui potenti con un piano d’azione ben definito. Piuttosto, è il risultato di una serie di fattori diffusi e non lineari, che coinvolgono interessi locali e internazionali, e che si estendono attraverso sia i settori privati che pubblici. Questa dinamica è influenzata da logiche finanziarie più che da sentimenti e ideologie.

A seguito della Legge 124/2007, la militarizzazione ha trovato una concretizzazione nella «promozione e diffusione della cultura della sicurezza». Da allora, il numero di partenariati e collaborazioni tra le Forze Armate e le università è aumentato notevolmente in tutto il Paese.

Anche aziende produttrici di armamenti e sistemi di sicurezza sono profondamente coinvolte in collaborazioni con le università. Sui loro siti web, si trovano elenchi e mappe interattive che mostrano tutte le università coinvolte in vari tipi di convenzioni, molte delle quali hanno applicazioni civili. Per quanto riguarda il caso del Politecnico di Torino, basta dare un’occhiata ai siti web di Leonardo SpAAvio Aero. Con queste realtà l’università detiene veri e propri accordi che portano ricercatori e ricercatrici a lavorare su progetti condivisi con imprese che producono armamenti, collaborazioni che includono lo sviluppo dei temi di ricerca e continui scambi di conoscenza.

La questione del duplice utilizzo

Un argomento di particolare rilevanza in questo contesto riguarda le tecnologie conosciute come dual use, ossia quelle che possono essere utilizzate sia a fini civili che militari, e viceversa. Queste tecnologie sono cruciali per il tema in discussione poiché la ricerca è un elemento imprescindibile nello sviluppo tecnologico. La domanda fondamentale è se le università pubbliche possano condurre ricerca e affrontare sfide tecnologiche senza prendere in considerazione la questione del duplice uso.

Nel suo libro “Università e Militarizzazione“, il professore ordinario del PoliTo Michele Lancione (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio) fa un esempio emblematico: egli cita un episodio durante il quale l’allora rettore Guido Saracco aveva precisato come Leonardo non si limiti alla produzione di armi, ma sia anche coinvolto in progetti con scopi civili, come la produzione di pannelli fotovoltaici per missioni spaziali della NASA e dell’ESA su Luna e Marte. Saracco aveva anche sottolineato come il Politecnico collabori solo con aziende che non si dedicano esclusivamente alla produzione di armamenti.

Questo approccio rende le partnership tra Leonardo e Politecnico di Torino inattaccabili, in quanto si collocano nel contesto del duplice uso delle tecnologie: l’idea è che non ci sia nulla di sbagliato nella collaborazione con un’azienda leader nel settore aerospaziale per progetti come la produzione di robot spaziali. Anche se il sapere prodotto può essere utilizzato a fini militari, il punto è che il Politecnico non è direttamente responsabile di come viene impiegato. In breve, gli scienziati non possono essere ritenuti responsabili per l’uso finale di ciò che producono.

Leonardo SpA e Avio Aereo: chiavi attive nel settore della difesa

Leonardo SpA è un pilastro italiano nel settore della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio, fornendo tecnologie avanzate e soluzioni cruciali per le forze armate globali. Le sue collaborazioni spaziano dall’avanzato sviluppo dei sistemi di difesa alla fornitura di equipaggiamento tattico per le truppe sul campo. Dai sofisticati radar alla cybersecurity, Leonardo è impegnata nel garantire la sicurezza di territori e basi militari. Inoltre, con la produzione di velivoli militari e l’offerta di sistemi di navigazione all’avanguardia, l’azienda è un punto di riferimento per l’innovazione nel settore bellico.

Avio Aero, azienda italiana leader nel settore aerospaziale, svolge un ruolo significativo anche nel contesto bellico, fornendo motori e sistemi avanzati per le forze armate e le industrie della difesa. La expertise nella progettazione e produzione di motori per aeromobili militari, così come per droni utilizzati in missioni di sorveglianza e attacco, ne fa un partner prezioso per le esigenze di difesa nazionale e internazionale. La sua presenza nel settore della difesa riflette l’impegno dell’azienda nel fornire soluzioni affidabili e tecnologicamente avanzate per supportare le missioni militari in tutto il mondo.

Il Politecnico di Torino collabora con aziende belliche di questo tipo in diversi progetti tecnici. Questi includono lo sviluppo di tecnologie avanzate per velivoli, come sistemi di avionica e materiali compositi leggeri, progetti di intelligenza artificiale per la navigazione autonoma dei droni e la gestione logistica, la ricerca su sistemi di propulsione avanzata per aerei militari, lo sviluppo di sensori e sistemi di comunicazione per rilevamento e sorveglianza, e la cybersecurity per proteggere le infrastrutture e i dati militari sensibili.

Leonardo SpA: la Fondazione Med-Or e il master ad hoc per i futuri dipendenti

Spostiamo ora il focus su uno degli esempi più significativi, ovvero la collaborazione tra il Politecnico di Torino e Leonardo SpA. Quest’ultima ha da tempo rafforzato il proprio interesse verso il mondo accademico, culminando nella primavera del 2021 con la creazione della Fondazione Med-Or. Questa fondazione (appartenente al gruppo Leonardo SpA) ha come obiettivo la promozione di attività culturali, di ricerca e di formazione scientifica per rafforzare i legami internazionali tra l’Italia e i Paesi del Mediterraneo allargato, del Medio e dell’Estremo Oriente. Solo l’anno scorso Med-Or ha firmato a Roma un memorandum sottoscritto con  l’Institute for National Security Studies (Inss) di Tel Aviv, centro di eccellenza per la ricerca e l’analisi delle questioni di sicurezza, con un impatto significativo sulle politiche di difesa e sicurezza di Israele e del Medio Oriente.

Inoltre, nel 2021 Leonardo – Divisione Velivoli ha siglato un accordo con il Politecnico di Torino e con l’Aeronautica Militare per creare una «piattaforma digitale collaborativa» volta a fornire nuovi strumenti di apprendimento e supporto operativo. Leonardo Velivoli svolge il ruolo di integratore del progetto, mentre il Politecnico di Torino apporta competenze di ricerca e accesso a tecnologie innovative. Questo accordo ha portato anche alla creazione del Master in Operational Excellence Management, un programma post-laurea nato a fine 2023 per formare laureati nell’industria digitale aerospaziale 4.0, con l’obiettivo di assumerli nelle file di Leonardo SpA.

Un intreccio tra scienza, prestigio e profitto

Ma cosa comporta, in senso ampio, il rapporto istituzionale tra il Politecnico di Torino e Leonardo? Questo legame si ripercuote su vari aspetti: il primo è culturale, legato alla legittimazione scientifica che l’azienda ottiene a lavorare col Politecnico e al prestigio politico che il Politecnico ottiene a lavorare con Leonardo. Il secondo è sociale, legato alla prossimità logistica del sapere che viene fatto circolare nella collaborazione. Il terzo è economico ed è legato al tipo di valore di mercato generato dalla relazione tra le parti, e dalla possibilità di profitto che essa attiva.

Frontex: la complice controversia della cartografia delle frontiere

Oltre a Leonardo e Avio Aereo, altra questione molto discussa è quella che riguarda Frontex, l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera. Fondata nel 2004 per coordinare il controllo delle frontiere dell’UE, ha ottenuto poteri estesi e un cospicuo budget dopo la crisi migratoria del 2015-2016. Tuttavia, le sue operazioni sono state oggetto di critiche per presunte violazioni dei diritti umani e per la contraddizione tra il suo compito di respingere i migranti e quello di soccorrere le persone in pericolo di naufragio. Questa ambivalenza, insieme alle zone d’ombra nella legislazione europea, solleva domande sull’eticità delle azioni di Frontex e sul suo impatto sui diritti umani.

Il DIST del Politecnico di Torino ha avviato una collaborazione con Frontex per la produzione di mappe e infografiche digitali, suscitando dubbi sull’opportunità di coinvolgere un’istituzione accademica in progetti legati alla sicurezza delle frontiere. Data la controversa reputazione dell’agenzia, si è acceso un dibattito sull’eticità della collaborazione. Alcuni esperti temono che essa possa legittimare le azioni di Frontex, normalizzando la militarizzazione delle frontiere europee. Inoltre, preoccupa il possibile compromesso della neutralità e dell’indipendenza scientifica del Politecnico accettando finanziamenti da un’agenzia che promuove azioni eticamente discutibili.

Sebbene il Politecnico abbia assicurato di rispettare principi etici e diritti umani, molti rimangono scettici sulle implicazioni di lungo termine della collaborazione e sottolineano la necessità di un maggiore controllo da parte della comunità accademica e della società civile sulle attività di Frontex e sulle sue collaborazioni esterne.

La Città dell’Aereospazio in corso Marche: un polo di opportunità o di controversie?

Un ulteriore sviluppo è la creazione della Città dell’Aerospazio in corso Marche: il 28 novembre 2023, Leonardo ha inaugurato il cantiere di questo nuovo polo cittadino, dove grandi aziende del settore industriale-tecnologico collaboreranno con il mondo accademico per la ricerca. Un centro di collaborazione dove le conoscenze richieste per la creazione di robot si fonderanno sempre di più con quelle necessarie per sviluppare droni militari e aerei da combattimento.

La Cittadella non rappresenta solo un investimento pubblico di grandi proporzioni, finanziato tramite le imposte dei cittadini, ma costituisce soprattutto un’opportunità significativa per la creazione di catene di profitto più ampie. Queste catene includono brevetti, progetti, tecnologie e beni che saranno generati in sinergia nel corso Marche e venduti sui mercati globali al miglior offerente. Tanto Leonardo quanto il Politecnico trarranno vantaggio da ciò, in base agli accordi stipulati di volta in volta su singoli contratti. Da questo punto di vista, il concetto di duplice uso rappresenta un’opportunità preziosa per il profitto.

Il punto di vista degli studenti

Molti futuri ingegneri vedono la presenza di queste aziende private come una grande imposizione, così come altri la vedono come una grande opportunità di carriera. Di seguito alcune dichiarazioni di studenti del PoliTo, anche in merito all’occupazione di questi giorni.

«Sono fiero di come siano state portate avanti le manifestazioni durante i career day: manifestazioni pacifiche e con obiettivo il dare risonanza e informare i partecipanti riguardo il tema delle collaborazioni tra le aziende e Israele. Sono contento ci sia un gruppo di persone così grande e unito che finalmente sta dando voce alla causa palestinese. Eticamente non penso sia corretto che un’università stinga rapporti con aziende belliche. Tuttavia credo che alcune delle cause utili al boicottaggio, riportante dagli studenti durante la manifestazione al career day, siano un po’ troppo: alcune aziende che operano in ambito aerospace vengono accusate di progettare i sistemi di controllo utilizzati nei missili lanciati da Israele su Gaza. Tremendo ovviamente, ma non penso che queste imprese abbiano come focus la produzione di armamenti. Ritengo che l’interruzione dei rapporti con tutte le aziende elencate durante la manifestazione sia insostenibile a livello economico per PoliTo. Purtroppo non è un tema scontato, dunque non è così scontato aspettarsi che vengano assecondate tutte le richieste. Spero sinceramente che si riesca a trovare una finestra di dialogo con il rettorato utile a discutere al meglio la causa palestinese e comprendere al meglio le possibilità di manovra» afferma Luca, studente di ingegneria meccanica.

«Salvo studenti che prendono espressamente parte alla protesta, credo che l’interesse generale non sia così grande. Tutte le aziende che lavorano principalmente con gli ingegneri, quali Frontex e Leonardo SpA, attingono dal Politecnico per il cambio generazionale. Leonardo, avendo sede a Torino, organizza numerosi seminari e incontri in università, perciò se a uno studente piace l’azienda farà comunque tutto il possibile per lavorare lì. La questione è che non penso che la protesta possa scuotere gli animi e le coscienze del Politecnico in sé. Anche se gli studenti si interessano alla causa, se Leonardo non assume me, sono consapevole che assumerà un altro. Non ci sarà mai un sentimento comune a tutti di volersi opporre alla cosa. E poi al Politecnico non si interessa per nulla. L’unica cosa rilevante è che questi occupanti causano dei disagi, ma è principalmente una questione di disinteresse da parte della maggior parte degli studenti» dice Alessandra, studentessa di ingegneria meccanica.

«Per quanto riguarda l’occupazione e lo stop richiesto alle collaborazioni con le università israeliane sono contro perché la collaborazione di anni con determinati gruppi non ha nulla a che vedere con le scelte geopolitiche del governo israeliano. Se io avessi uno studio di dottorato che dura da 5 anni, e me lo interrompessero solo per la provenienza dei ricercatori, non sarei per nulla contento. Per quanto riguarda la collaborazione con aziende belliche, il 90% delle vere innovazioni che hanno cambiato la vita delle persone vengono dai budget militari. Sarebbe bello ma è utopistico pensare di tagliare la spesa militare, anzi per quanto mi riguarda il 2% del PIL è adeguato e potrebbe essere anche aumentato per avere sempre un gap tecnologico che ti permetta di stare al sicuro» sostiene Giacomo, studente di ingegneria aerospaziale.

In conclusione, la collaborazione tra istituzioni accademiche e aziende belliche rappresenta un terreno fertile per la riflessione etica e il dibattito sociale. Mentre alcuni sostengono che tale collaborazione possa favorire lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, altri sollevano legittime preoccupazioni riguardo alle implicazioni morali e ai potenziali rischi per i diritti umani. È dunque essenziale che università come il Politecnico mantengano un saldo equilibrio tra il perseguimento della ricerca scientifica e il rispetto dei valori etici fondamentali. Resta da vedere come UniTo e PoliTo gestiranno le richieste degli studenti occupanti.

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