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Cultura

Con Frankenstein&Mary l’Accademia dei folli racconta la nascita di un capolavoro

I personaggi di un capolavoro letterario sono vittime dell’autrice o possono cambiare il loro destino?

Gabriele Farina

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TORINO – Ha aperto ieri e proseguirà fino al 19 maggio al Teatro Studio Bunker di Torino “Frankenstein&Mary“, portato in scena dall’Accademia dei folli con la regia di Carlo Roncaglia. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con la Scuola Holden – i cui allievi, guidati da Emiliano Poddi, hanno scritto il testo – e le Scuole Tecniche San Carlo, che hanno curato le scenografie davvero notevoli.

In scena ci sono Mary Shelley (Giovanna Rossi) e i suoi due personaggi: Victor Frankenstein (Enrico Dusio) e la creatura (Gianluca Gambino). Siamo nella notte che segue la storica scommessa letteraria di villa Diodati. Nella sua stanza che affaccia sul lago di Ginevra la giovanissima Mary (ha appena 18 anni) sta cercando di scrivere una storia terribile, che faccia paura, che le permetta di vincere la scommessa con Percy Shelley e Lord Byron e che, soprattutto, le consegni definitivamente l’amore e il rispetto di Percy.

I tre attori in scena danno vita ad un viaggio nella mente e nei sentimenti di Mary, è lei la protagonista assoluta. Riusciamo a seguire il percorso creativo, a comprendere come nascono i personaggi, quali sono le decisioni e le scelte. Ma è davvero Mary a creare la storia diventata mito o sono i personaggi che man mano prendono vita e decidono il loro futuro? E ancora: Frankenstein e la Creatura (e con loro tutti i personaggi letterari) hanno libertà di scelta? Possono decidere il loro percorso? Oppure sono totalmente legati alla volntà dell’autrice?

Tutto questo viene raccontato tramite un dialogo a tre a tratti surreale, pieno di citazioni, che viaggia continuamente tra l’ironia e la drammatica emozione. Lo spettacolo viaggia per gran parte del tempo su toni da commedia, si ride e si sorride spesso, c’è perfino un richiamo musicale evidente a “Frankenstein juniori” che dichiara senza dubbio alcuno qual è il tono della messa in scena.

Eppure, nei momenti drammatici, nelle riflessioni sconfitte della creatura e dello stesso Frankenstein, nella rabbia e nella delusione, nella vendetta… ecco che il dramma viene fuori in tutta la sua forza, perfino l’orrore. E’ un continuo alternarsi di sorrisi e riflessioni, di battute e stilettate dramatiche. Un viaggio interessante nel cuore di un capolavoro gotico (ma anche nella milza, nel fegato, nella tibia e nel perone… ovviamente!)

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