Cronaca
Corteo pro Palestina sfila davanti al Lingotto di Torino: “portiamo la voce dei palestinesi al Salone del libro”
“All eyes on Rafah”, si legge sullo striscione in testa al corteo
TORINO – Dalle 15 di oggi (sabato 11 maggio) un gruppo di manifestanti si è radunata davanti al Lingotto di Torino per sensibilizzare le persone in coda per il Salone del Libro sull’operazione militare di Israele a Rafah, in Palestina.
“Con questo corteo vogliamo portare la voce della Palestina al Salone del libro”, scrive su Instagram Progetto Palestina. Sullo striscione esposto all’inizio del corteo (formato da circa 100 persone) si legge: “Blocchiamo tutto! All eyes on Rafah!”.
A Rafah si trova il valico tra la striscia di Gaza e l’Egitto e proprio per questo è il luogo dove centinaia di palestinesi cercano di scappare dalla guerra; pochi giorni fa però Israele ha annunciato che la città non è più sicura ed è possibile che sarà di nuovo bombardata dai missili israeliani. I civili palestinesi sono stati avvisati ed è stato consigliato di recarsi al rifugio di al Mawasi, che però è molto sovraffollato.
Il cessate il fuoco, solo di recente, è stato chiesto anche dal ministro degli Esteri della Francia.
Davanti all’ingresso dei padiglioni è già stata schierata la Digos in assetto antisommossa. Intorno alle 17 gli agenti hanno respinto con gli scudi i manifestanti che volevano entrare.
Il movimento torinese
A Torino il movimento per il “cessate il fuoco” in Palestina è attivo dall’inizio della guerra. Dopo aver manifestato per difendere lo stop della partecipazione di UniTo al bando del Ministero degli Affari Esteri (Maeci), gli attivisti sono saliti anche sul palco del 1 maggio, in piazza San Carlo.
Le altre proteste in Italia
La protesta torinese non è isolata: pochi giorni fa all’Università Statale di Milano i Giovani Palestinesi hanno piantato le tende in cortile per chiedere al Rettore di sospendere gli accordi con le istituzioni di Israele. A Padova lo storico Palazzo del Bo è stato occupato da alcuni studenti: vogliono “ottenere il boicottaggio accademico (degli accordi con Israele, ndr) al Senato Accademico del 14 maggio”.
L’avvio della nuova ondata di dissenso tramite l’occupazione è partita però da Bologna, dove il 5 maggio alcuni studenti appartenenti al gruppo “Giovani Palestinesi” ha installato le tende dopo che per mesi avevano chiesto “l’interruzione degli accordi di ricerca con le università e aziende israeliane complici del genocidio”.
E nel mondo
Negli Stati Uniti gli studenti di diversi campus hanno protestato contro la guerra in Palestina, mettendo in seria difficoltà i vertici universitari. C’è chi ha deciso di non intervenire (la UCLA), chi ha chiesto alla polizia di entrare e sgomberare tutto (Columbia University) e chi ha scelto di mandare via ripetutamente i manifestanti (City College di New York).
In Francia, a Parigi, gli studenti di Sciences Po hanno organizzato un sit-in pacifico, ma sono stati sgomberati da uno schieramento di polizia, che ha anche arrestato e rilasciato due persone.
In Germania, alla Libera Università di Berlino, il rettore ha convocato la polizia ancora prima che i manifestanti occupassero davvero l’università. Gli agenti hanno fermato ben 79 studenti.
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