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La romantica leggenda delle origini del Cri-cri, il tipico cioccolatino torinese ricoperto di mompariglia

La storia di un cioccolatino con nocciola, due innamorati e la città di Torino

Gabriele Farina

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TORINO – La storia d’amore tra Torino e il cioccolato ha basi antiche e passa dai caffè storici alle cioccolaterie, dai grandi marchi del cioccolato artigianale alla festa dedicata al goloso cibo degli dei. Se il giandujotto è fresco di riconoscimento IGP, c’è un altro cioccolatino che lega la sua origine al capoluogo torinese: il cri-cri.

Cos’è il Cri-cri

Una nocciola e due strati di copertura. Questa la semplice ricetta del curioso e festoso cioccolatino. Al centro c’è una nocciola tostata, poi uno strato di cioccolato, infine una “impanatura” di mompariglia, le piccole palline di zucchero. In principio pare fossero colorate, da tempo immemore sono invece bianche.

In realtà ci sarebbe ancora uno strato ulteriore, quella festosa carta colorata che li racchiude, confezionandoli come fossero caramelle e che li rende riconoscibili immediatamente con i loro tanti colori luccicanti. Per decenni il cri-cri è stato un cioccolatino esclusivamente torinese, nel resto d’Italia era impossibile trovarlo. Oggi naturalmente è conosciuto e acquistabile ovunque.

L’origine del Cri-cri

I Cri-cri hanno una data di nascita ben precisa ed un inventore riconosciuto. Lui era un pasticciere di Torre Pellice (non di Torino quindi) che ripondeva al nome di Giuseppe Morè ed inventò la delizia al cioccolato nel 1886, esportandola presto a Torino con il conseguente successo. C’è però una romantica leggenda che si discosta dall’origine riconosciuta.

La leggenda del nome dei Cri-cri

Pare infatti che in una pasticceria di Torino fosse solito passare un giovane studente, sempre per comprare i cioccolatini ricoperti di mompariglia per la sua fidanzata, una ragazza di nome Cristina. La titolare della pasticceria (o una commessa, a seconda dei racconti) quando lo vedeva entrare, abituata al solito acquisto, aveva preso l’abitudine di domandare semplicemente “Cri?”, intendendo chiedere se il giovane voleva i cioccolatini per la sua fidanzata. Lo studente, con aria sognante, rispondeva altrettanto semplicemente “Cri”. Così la cioccolataia decisa di chiamare “Cri-Cri” quei cioccolatini ancora senza nome.

Storia e leggenda, come sempre, si fondono e se vi piace potete pensare che i cioccolatini inventati da Morè a Torre Pellice arrivarono a Torino ancora senza nome e diventarono “Cri-Cri” per l’intuizione della cioccolataia subalpina e per l’amore di due giovani torinesi.

Foto di Rollopack – Opera propria, CC BY-SA 4.0

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