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Cultura

Racconti di Guerra, Sopravvivenza e Resilienza: la storia di Silvio Viggiano

Celebrando l’Anniversario della Liberazione: riflessioni sulla Libertà e la Memoria Collettiva

Alessia Serlenga

Pubblicato

il

TORINO25 Aprile

L’Italia commemora il 25 aprile l’Anniversario della Liberazione dal regime fascista e nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo giorno rappresenta un trionfo dei valori di libertà, democrazia e giustizia sociale su oppressione e totalitarismo. Un’occasione per ricordare chi ha lottato per la libertà e per onorare la memoria di coloro che hanno perso la vita nella lotta contro la dittatura.

Storie di testimonianze

Dietro la Grande Storia del mondo, si celano storie di persone comuni trasformate dall’orrore della guerra. Le testimonianze sono frammenti di verità, preziosi pezzi di memoria che raccontano l’esperienza umana in situazioni estreme.

I soldati, per esempio, raccontano di momenti di paura intensa e di coraggio sorprendente. Ma oltre alla violenza e alla distruzione, emergono anche gesti di umanità straordinaria. Storie di soldati che rischiano la propria vita per salvare i loro compagni, che mostrano compassione verso il nemico e che trovano la forza di perseverare nonostante le avversità.

Le testimonianze dei civili sono spesso le più toccanti e dolorose: raccontano vite sconvolte dalla violenza, di case distrutte e di famiglie divise. Parlano della lotta quotidiana per trovare cibo, acqua e rifugio sicuro. Ma in mezzo alla disperazione, emergono anche storie di incredibile resilienza e solidarietà. Storie di persone che, nonostante abbiano perso tutto, trovano la forza di ricostruire le proprie vite e di aiutare gli altri nella stessa situazione.

La storia di Silvio Viggiano, raccontata dalla figlia Elena Viggiano

Quanti ragazzi della mia età sono stati considerati traditori…” tra le parole di Silvio.

Silvio, nato a Montelupone il 9 novembre 1923, fu arruolato per la ferma di 28 mesi, il 16 gennaio 1942. Giunto alle armi il 10 febbraio 1943, venne catturato dalle FF.AA. Tedesche e recluso in un campo per prigionieri di guerra a Neubrandenburg, città della Germania nord-orientale, dal 9 settembre 1943, al 2 giugno 1944. Partigiano combattente in Francia dal 2 giugno 1944, al 20 novembre 1944. Dal 21 novembre 1944 al 9 dicembre 1944 fu rimpatriato dagli alleati, dove riprese il servizio militare dal 10 dicembre 1944, al 13 marzo 1945.

La figlia ci racconta: “Ricordo che mio papà non ha mai voluto parlare di questa esperienza: raccontava davvero pochissime cose. Questo rifiuto secondo me, per dimenticare gli orrori vissuti. Mi ha raccontato però una volta, che durante quel periodo, lavorava nelle cucine e di quanto si sentisse fortunato, perché poteva mangiare bucce di patate, a differenza di chi invece, si nutriva solo con brodaglie e avanzi. Ma, nonostante ciò, ha patito molto la fame. Infatti, quando era tornato a casa alla fine della guerra, con mezzi di fortuna, nessuno della famiglia lo aveva riconosciuto perché pesava solamente 39 chili. Con il passare degli anni, mio papà si è poi sposato, ha avuto dei figli e lo ricordo oggi, come un papà forte, perché era bello robusto! Spesso i medici, per problemi di salute legati al fegato, cercavano di metterlo a dieta ma lui puntualmente, rinunciava e diceva loro ‘So cosa vuol dire avere fame, perciò, fatemi mangiare’.”

Silvio Viggiano è morto all’età di 60 anni a Torino, il 17 gennaio 1985, di cancro, ma per la figlia la vera causa della sua malattia è legata alle varie sperimentazioni che Silvio ha dovuto subire durante la guerra nei campi.

A Silvio Viggiano è stata attribuita il 4 marzo 2023 la Medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti, conferite con Decreto dal Presidente della Repubblica.

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