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Coppia di genitori non sa più come “cacciare” di casa il figlio trentenne: fanno ricorso al tribunale di Torino

La sentenza del tribunale civile di Torino sottolinea l’importanza dell’indipendenza economica e dell’autosufficienza del figlio adulto

Caterina Malanetto

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Palazzo di Giustizia a Torino

TORINO – Una causa a dir poco curiosa è stata presentata in questi giorni al tribunale civile di Torino: un genitore ha fatto ricorso alla legge per spingere il figlio di trent’anni a trovare un lavoro, diventare economicamente indipendente e lasciare la casa di famiglia. L’iniziativa legale ha avuto esito positivo: l’ottava sezione del tribunale, mediante la formula del “rilascio dell’immobile”, ha dato al giovane un termine di tre mesi per andare a vivere autonomamente.

Il figlio, diplomatosi a 19 anni in un istituto tecnico, ha avuto solo lavori occasionali da allora. L’avvocato Federica Viotto, che ha assistito il padre insieme alla collega Chiara Messana, descrive l’iniziativa come un “atto molto ponderato con uno scopo educativo”. L’obiettivo era far comprendere al figlio l’importanza di costruirsi un futuro autonomo, considerando che i genitori non possono sempre essere presenti per lui. Il giovane ha affermato di avere difficoltà nel trovare un lavoro stabile. Dopo un tentativo di conciliazione esterna fallito, è stato avviato un procedimento legale. Durante il processo, il giovane ha informato il tribunale di aver trovato impiego come operaio e di aver ottenuto un contratto a tempo pieno dopo un periodo di formazione. I giudici hanno concluso che non ci sono ostacoli alla capacità del giovane di lasciare la casa.

Il codice civile, nella sezione relativa alla famiglia, stabilisce che un figlio “deve contribuire al sostentamento familiare, in base alle proprie capacità e al proprio reddito, finché vive con essa”.

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