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Interviste

Diciannove storie per raccontare Le torinesi ribelli

L’intervista con la curatrice della raccolta

Gabriele Farina

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TORINO – Una raccolta di racconti dedicati a diciannove personaggi femminili che si sono distinti nel loro campo superando gli ostacoli che sono stiti posti sul loro cammino in quanto donne. Questo il senso della raccolta Neos Edizioni Le torinesi ribelli, curata da Loredana Cella e che mette insieme le storie di diciannove autrici e autori diversi.

Dalla contessa Adelaide di Savoia alla madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours per cominciare un viaggio strutturato in maniera cronologica che ci porta ad incontrare donne note come Lidia Poet, Isa Bluette, Fernanda Pivano o Rita Levi Montalcini, e donne poco o nulla note al grande pubblico, come Alessandra Boarelli, la prima alpinista a scalare il Monviso, o Helen Konig Scavini, l’inventrice delle bambole Lenci, o ancora Evangelina Alciati, prima donna ammessa all’Accademia Albertina.

Incontriamo donne che guidano auto, che cantano, che creano case editrici, che creano capolavori artistici, e troviamo anche due racconti dedicati non a donne specifiche, ma a gruppi di donne: le tabacchine della Manifattura Tabacchi e  caterinette, le sarte della Torino della moda.

E’ un viaggio delicato e significativo nella Torino al femminile che ha fatto più fatica ad emergere per l’ancora oggi insensato motivo di appartenere ad un genere diverso da quello per secoli considerato dominante.

Intervista con Loredana Cella

Diciannove donne torinesi che meritano di essere ricordate. Come è nata questa raccolta?

La raccolta è nata grazie alla squadra di Veneziane ribelli che ci ha proposto il primo volume di questa serie che speriamo abbia lunga vita, da qui nasce la seconda antologia Le Torinesi Ribelli che mi vede nella veste di curatrice e autrice.

Come avete scelto le diciannove protagoniste?

Abbiamo stilato una serie di nominativi di Donne che hanno segnato la Storia. Volti celebri e/o sconosciuti ai più. Donne “ribelli” nei confronti delle tradizioni, dei luoghi comuni alle quali autrici e autori hanno dato voce utilizzando la forma letteraria del racconto.

Tra tante donne note scopriamo personaggi meno noti. Chi ti ha colpito di più?

Il personaggio che mi ha colpito maggiormente è la figura di Maria Velleda Farnè. La laurea nel 1878 in Medicina fece sicuramente scalpore e non le fu facile imporsi in quel mondo maschile. Un mondo che non capiva questo suo amore per la Medicina, che diventava “frivolezza” nelle bocche dei professori che le si rivolgevano con quel termine solo perché era una donna.

Praticamente tutte le protagoniste omaggiate dalla raccolta hanno dovuto lottare contro l’idea comune che “una donna non può farlo”. Quanto siamo lontani da una completa parità?

Purtroppo siamo ancora troppo lontani dal pensiero di parità. I progressi sono lenti e i divari di genere persistono nel mondo del lavoro, sia a livello retribuzione che assistenza e pensioni.

Ogni racconto unisce fantasia e realtà. Autori e autrici avevano dei limiti?

Nessun limite. Semplicemente è stata data una indicazione dello spazio editoriale dedicato ad ogni racconto. L’obiettivo era far conoscere e mettere in luce l’autonomia di pensiero e di azione di queste donne.

Che viaggio ti piacerebbe intraprendesse questa raccolta?

Mi piace pensarlo come un primo passo in un lungo percorso dedicato a tante “Donne ribelli” di tante altre città del nostro Paese.

L’occasione dell’intervista è utile anche per segnalare che domani, lunedì 25 marzo, alle ore 18.00, l’antologia verrà presentata al Circolo dei Lettori di Torino.

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