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Salute

Sciopero medici Gradenigo: adesione compatta per migliori condizioni di lavoro e contrattuali

Il Gradenigo non è una clinica privata, ma un ospedale “classificato” provvisto di un pronto soccorso, pertanto eroga un servizio pubblico e universale a tutti gli effetti

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TORINO – Più dell’80% dei medici ha aderito al primo sciopero che si sia registrato nell’Ospedale Gradenigo. Anche i sanitari designati a mantenere i servizi essenziali, pur non potendo partecipare al presidio, hanno fatto avere il loro sostegno ai colleghi. Immediata e solidale la reazione dei pazienti che si sono dimostrati sensibili alle istanze presentate dai medici: le condizioni eque di lavoro sono le caratteristiche essenziali per poter garantire una buona cura.

Il Gradenigo non è una clinica privata, ma un ospedale “classificato” provvisto di un pronto soccorso, pertanto eroga un servizio pubblico e universale a tutti gli effetti. Ciò significa che i requisiti strutturali e l’organizzazione delle attività e servizi devono essere qualitativamente gli stessi delle strutture ospedaliere pubbliche e che, per poter erogare qualsiasi prestazione, devono attenersi e rispettare i L.E.A. – Livelli Essenziali di Assistenza, strumentali alla fornitura di prestazioni e servizi a tutti i cittadini indipendentemente dal reddito e luogo di residenza da parte degli enti del SSN.

Anche i medici che vi operano sono pertanto equiparati ai dipendenti di strutture pubbliche e devono essere assunti solo con un concorso pubblico, invece possono trasferirsi ad altri ospedali SSN senza più sottoporvisi. È questo uno dei motivi che determina la mobilità dei medici del Gradenigo, dove le remunerazioni, a parità di incarico e responsabilità, sono più basse del 30% rispetto ai colleghi che operano nel SSN. Da qui la patologica carenza di organico, comune anche alle altre professionalità come infermieri e tecnici, che rischia di creare una pericolosa ricaduta sulla qualità delle cure e sulla sicurezza dei pazienti.

“Siamo stati costretti a ricorrere a uno strumento che per noi medici è difficile da accettare. Ma quando ci siamo resi conto che gli investimenti in capitale umano non sono la priorità della proprietà del Gradenigo, la Humanitas spa che fa parte della multinazionale Thechint da 34 miliardi di fatturato, abbiamo indetto il nostro primo sciopero, con l’intento di ottenere ascolto dalla direzione e dalla proprietà e di poter affrontare un dialogo che porti a migliorare la condizione di lavoro e all’adeguamento dei contratti e della retribuzione. Siamo rimasti anche impressionati dalla reazione dei pazienti che si sono fermati ad ascoltare le nostre motivazioni: hanno solidarizzato con noi nella richiesta di una condizione di lavoro che garantisca la qualità delle cure migliore possibile”, dichiara il dottor Piero Mandelli, Consigliere Nazionale e Delegato Regionale di A.N.M.I.R.S, oltre che Segretario della Sezione ANMIRS del Gradenigo.

“Siamo pronti a intavolare una discussione che tenga conto delle motivazioni espresse con forza dai medici di tutti i reparti, che abbia come oggetto la politica Aziendale di Humanitas riguardo alle risorse umane, che sono appunto il patrimonio e la forza di una struttura fortemente radicata e riconosciuta sul territorio, il cui valore non può essere disperso. Ci auguriamo che la proprietà voglia prendere in considerazione le nostre proposte, che hanno come intento il buon funzionamento dell’Ospedale”, sottolinea Donato Menichella, Segretario Nazionale A.N.M.I.R.S.

Le motivazioni dello sciopero

Il disallineamento contrattuale tra il trattamento erogato dal Gradenigo (con un contratto ormai scaduto da oltre 4 anni e mai più rinnovato) e quello erogato dagli Ospedali Pubblici ha determinato un ritardo di ben due contratti collettivi, gli aumenti salariali previsti nel settore Pubblico e mai applicati al Gradenigo hanno determinato una grande differenza di retribuzione (di circa il 30%) per i medici del Gradenigo, a fronte di un’attività lavorativa qualitativamente sovrapponibile a quella degli Ospedali Pubblici.

Le politiche oscurantistiche aziendali stanno causando la fuga dall’ospedale di alcuni dei medici e degli infermieri di maggiore esperienza, sostituiti (spesso solo parzialmente), nella maggior parte dei casi, da medici e infermieri altrettanto bravi ma più giovani e con meno esperienza. A questi ultimi, peraltro, per convincerli ad accettare il lavoro, viene spesso garantita una retribuzione analoga a quella degli Ospedali Pubblici, creando così la paradossale situazione in cui i medici e gli infermieri fedeli all’ospedale da tanti anni sono retribuiti in misura minore rispetto a quelli appena arrivati.

La carenza di organico, insieme al taglio dei costi in generale, incidono sulla organizzazione interna costringendo a turni di reperibilità mensili che superano il numero massimo previsto dalle normative europee e nazionali, o a saltare i turni di riposo, accumulando così ore di straordinario che non vengono retribuite né tanto meno recuperate. Queste sono condizioni che influiscono sulla qualità dei servizi offerti dalla struttura mettendo in pericolo la sicurezza degli operatori e dei pazienti.

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