Scuola e formazione
“Tutti i giorni le donne subiscono violenze in università, oggi è una giornata di lotta”: Non Una di Meno blocca gli ingressi a Palazzo Nuovo
L’intenzione è di bloccare la didattica fino al corteo delle 15
TORINO – “Oggi è un giorno che ci prendiamo per lottare, perché tutti i giorni ci vengono tolti i nostri diritti. Tutti i giorni all’interno dell’università le persone non maschie subiscono molestie e violenze da parte di professori e di tutta la struttura universitaria. Abbiamo deciso di dedicare questa giornata a noi e a lottare contro questo sistema.”
Così Non Una di Meno spiega l’occupazione di Palazzo Nuovo (da ieri sera) e il blocco degli ingressi di questa mattina, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne. L’intenzione è quella di bloccare la didattica.
Il corteo delle 15
Alle 15 di oggi partirà il corteo di protesta: ritrovo in piazza XVIII Dicembre poi si percorrerà Corso Bolzano, Corso Matteotti, Corso Galileo Ferraris, via Cernaia, via Pietro Micca, Piazza Castello, via Po, con arrivo in Piazza Vittorio per azioni finali e conclusione.
Torino al centro del “Me Too”
A inizio febbraio diverse studentesse e dottorande dell’Università di Torino avevano denunciato casi di molestie e comportamenti inopportuni subiti da studenti e docenti. Le loro dichiarazioni hanno spinto altre studentesse di UniTo a denunciare la propria esperienza, facendo salire a 138 i contatti con lo sportello anti violenza dell’Università.
Il professore sospeso a Filosofia
Un docente del dipartimento di filosofia, Federico Vercellone, è stato oggetto di una segnalazione supportata da materiale fotografico. Il rettore ha deciso di sospenderlo dall’incarico per un mese, a partire dal 1 marzo. Vercellone si era difeso in un’intervista a La Stampa, in cui aveva lanciato il contrattacco (e successivamente una querela per diffamazione).
Accuse anche a Medicina
Anche a Medicina ci sono stati guai. Il docente Giancarlo Di Vella è stato accusato da sei specializzande di molestie sessuali: palpeggiamenti, minacce e commenti non richiesti come “Che bella biancheria che indossi”. Il professore era già accusato per false dichiarazioni a proposito di autopsie mai avvenute.
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