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Cronaca

Vandali imbrattano la panchina dedicata a Norma Cossetto e alle vittime delle foibe appena inaugurata a Bussoleno

“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”

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BUSSOLENO – All’inizio di febbraio, il sindaco di Bussoleno, Antonella Zoggia, ha inaugurato una panchina blu in Piazzetta del Moro. Questa iniziativa è stata realizzata per commemorare le migliaia di vittime delle Foibe, affiancandola a una precedente dedica contro la Violenza di Genere. La scelta del colore blu intenso simboleggia la pace e l’armonia nella memoria di questi eventi.

Nei giorni scorsi la panchina dedicata a Norma Cossetto e alle vittime delle foibe è stata però imbrattata da ignoti vandali, alla cui identità sarebbe il caso di risalire al più presto.

Chi era Norma Cossetto

Norma Cossetto era una giovane studentessa italiana dell’Università di Padova, originaria dell’Istria, la cui vita fu tragicamente interrotta nei mesi successivi al termine della Seconda Guerra Mondiale, diventando vittima delle foibe. Nata il 17 maggio 1920 a Visinada, allora parte del Regno d’Italia e oggi nota come Visinada in Croazia, proveniva da una famiglia di origine italiana. La sua vita cambiò drasticamente nel settembre 1943, in seguito all’armistizio di Cassibile e alla conseguente occupazione della Venezia Giulia da parte di forze tedesche e partigiane jugoslave, periodo durante il quale la regione divenne un luogo di grande insicurezza per gli italiani. Il 4 ottobre 1943, Norma fu sequestrata da sua casa da partigiani comunisti jugoslavi e subì violenze e torture prima di essere tragicamente gettata in una foiba, dove perse la vita a causa delle ferite riportate o per annegamento, poiché alcune di queste fosse naturali erano piene d’acqua.

La sua morte è divenuta un emblema delle atrocità subite dagli italiani in Istria, Fiume e Dalmazia durante e dopo il conflitto, simbolizzando le tragedie dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe. Norma Cossetto è stata commemorata come martire delle persecuzioni etniche e politiche, ricevendo postuma la Medaglia d’oro al merito civile e diventando oggetto di ricordo attraverso cerimonie, studi storici, opere letterarie e film. La sua storia continua a ricordare le complesse vicende storiche e le sofferenze vissute lungo il confine orientale italiano.

Che cosa sono le foibe

Le foibe rappresentano delle formazioni geologiche, sia naturali che create dall’uomo, situate prevalentemente nella regione del Carso, che si estende tra il nord-est dell’Italia e la Slovenia. Questi inghiottitoi sono diventati tristemente noti per il loro ruolo nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e nei suoi immediati seguiti, quando furono utilizzati come luogo di esecuzione per il massacro di migliaia di individui.

Queste atrocità furono principalmente perpetrate dalle forze partigiane jugoslave e, successivamente, dal regime comunista guidato da Josip Broz Tito. Tra le vittime si contarono persone di diverse nazionalità ed etnie, compresi italiani e croati, molti dei quali furono accusati di fascismo, di avere collaborato con le forze di occupazione nazifasciste, o di essere stati contrari al regime comunista. I fatti più cruenti e noti avvennero subito dopo la guerra, specialmente nel 1945 e nel 1947, anche se atti di violenza e uccisioni nelle foibe si verificarono anche durante il conflitto.

Il fenomeno delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, che riguarda la fuga e l’espulsione di centinaia di migliaia di persone dalle loro case in Istria, Fiume e Dalmazia a seguito della loro annessione alla Jugoslavia, costituiscono capitoli dolorosi e complessi della storia italiana e jugoslava. Solo negli ultimi anni questi eventi hanno ricevuto maggiore attenzione e sono stati oggetto di studi storici approfonditi, contribuendo a una comprensione più dettagliata e articolata di questo periodo buio. In Italia, il 10 febbraio si commemora il “Giorno del Ricordo” in onore delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, come momento di riflessione e memoria collettiva su questi tragici eventi.

Come contrastare il vandalismo

Il comportamento di danneggiare beni pubblici può essere visto come parte di un fenomeno più vasto di vandalismo. Queste azioni, motivate dalla noia, dal desiderio di ribellione o dalla volontà di ottenere attenzione, rappresentano espressioni di dissenso o di esigenza di riconoscimento attraverso la distruzione.

Per mitigare tali comportamenti, è essenziale adottare un approccio multidisciplinare che includa l’istruzione sul significato storico, la diffusione di principi di rispetto e tolleranza, e l’attuazione di strategie di sicurezza volte a salvaguardare i siti commemorativi. Avviare conversazioni aperte e organizzare iniziative a livello comunitario può contribuire a sviluppare un senso di dovere condiviso per la tutela del nostro patrimonio storico. È fondamentale la sinergia tra scuole, autorità locali, organizzazioni e cittadini per affrontare efficacemente le cause profonde di questi atti e favorire un ambiente basato sul rispetto reciproco e sull’accoglienza.

“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”, diceva il politico e filosofo britannico Edmund Burke, già nella seconda metà del ‘700. Una frase che, incisa in trenta lingue diverse, campeggia su un monumento collocato nel campo di concentramento di Dachau, un monito che non può lascare indifferenti

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