Ambiente
Trino Vercellese: una legge ad hoc per poter tentare di realizzare il deposito delle scorie che non vuole la cittadinanza
E’ stata realizzata una legge ad hoc per poter riammettere la proposta di Trino Vercellese nel Deposito Unico delle Scorie Nucleari
TRINO VERCELLESE – Trino Vercellese e il nucleare una rapporto storico lungo e travagliato. Nel suo territorio ci sono stati due impianti per la produzione di energia elettrica, non più funzionanti. La centrale nucleare Enrico Fermi, costruita negli anni sessanta sulla sponda sinistra del Po che fu chiusa dopo il referendum del 1987. La centrale termoelettrica Galileo Ferraris fu inaugurata nel 1998 nella frazione Leri Cavour è stata fermata nel 2009 e chiusa nel 2013. Nel territorio intorno a Trino abbiamo l’area industriale di Saluggia con gli impianti della Sorin leader mondiale del settore biomedico e il Centro ricerche Saluggia dell’ENEA, sede dell’impianto EUREX che ospita scorie nucleari gestire dalla Sogin e il reattore sperimentale Avogadro RS-1 chiuso nel 1971. Non lontano nel territorio di Livorno Ferraris, è attivo un terzo impianto di produzione di energia elettrica a ciclo combinato, di proprietà del gruppo tedesco E.ON. L’area di Trino Vercellese e Saluggia vedono nel raggio di pochi chilometri in Piemonte il 73% di rifiuti radioattivi e il 90% dei materiali di scarto.
La questione del deposito delle scorie nucleari
Era plausibile che nel momento in cui si è iniziato a parlare del Deposito Unico delle Scorie Nucleari si potesse parlare di Trino Vercellese. Ma fin dal primo documento CNAPI al località vercellese era esclusa. La situazione pareva a questo punto chiusa, e il sindaco di Trino Daniele Pane verso la fine del 2023 negava di voler proporre una autocandidatura. Sul sito del Deposito Nazionale erano uscite le 51 aree selezionate come possibile sede del deposito e Trino non era presente, mentre erano coinvolte 8 aree in provincia di Alessandria: Bosco Marengo – Novi Ligure, Alessandria – Oviglio, Alessandria – Quargnento, Castelnuovo Bormida – Sezzadio, Fubine Monferrato – Quargnento.
Il problema di Trino era insuperabile dato che i criteri di sicurezza della Guida Tecnica n. 29 dell’Ispra Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività escludevano il territorio di Trino Vercellese dai siti di possibile insediamento del Deposito.
La questione politica
Nel frattempo il sindaco di Trino Vercellese Daniele Pane di Fratelli d’Italia , storicamente favorevole al Deposito Unico, si è dato da fare a livello politico centrale sostenendo anche che l’autocandidatura di trino Vercellese vale un miliardo e offre 4mila posti di lavoro. Il Parlamento ha approvato con modificazioni, il decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, diventato poi legge 2 febbraio 2024, n. 11 recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, che il 7 febbraio 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Il provvedimento è già stato definito legge ad Tridinium ovvero una legge fatta ad hoc per la situazione di Trino o Legge Pane dato il comma 5-bis, che prevede che
Gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di Cnai possono presentare la propria autocandidatura a ospitare sul proprio territorio il Parco tecnologico e chiedere al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità.
In particolare, la Sogin accerta che eventuali aree autocandidate non presenti nella proposta di Cnai possano essere riconsiderate tenuto conto di vincoli territoriali nel frattempo decaduti o sostanzialmente modificati o per ragioni tecniche superabili con adeguate modifiche al progetto preliminare del Parco Tecnologico
Per ora di autocandidature ne è arrivata solo una anche se il termine per le presentazioni è stato prorogato a 90 giorni: stiamo parlando di quella di Trino Vercellese e Sogin è già al lavoro per rivalutare il comune vercellese.
La protesta dei cittadini
In poche ore è ripartita l’azione dei cittadini e in particolare del comitato TriNO che ha lanciato attraverso Giuliano Prinzivalli una petizione per fermare questo percorso. Lo stesso Giuliano Prinzivalli, cittadino trinese ha raccontato il suo sdegno sostenendo che si è toccato il fondo e ci si trova di fronte a una giornata di lutto per Trino Vercellese
Volevo esprimere, come cittadino trinese e come ambientalista, il mio più grande sdegno nei confronti del sindaco di Trino Vercellese. Abbiamo toccato il fondo davvero. E non ci riprenderemo più da questo colpo. Aver cambiato la legge che escludeva Trino Vercellese dalle aree idonee al deposito di scorie nucleari è stato un atto che distrugge il lavoro di decenni da parte di cittadini e associazioni ambientaliste. Oggi è una giornata di lutto per Trino Vercellese.
Il testo della petizione che può essere firmata online su Change.org
Un sindaco alza la mano e dice: “metto a disposizioni il mio territorio anche se non è risultato idoneo” e la politica dice “Grazie” e modifica le regole previste per la rivalutazione delle aree autocandidate. Nella conversione in legge del decreto legge che aveva aperto alle autocandidature, sono infatti comparse queste “magiche” parole:
«In particolare, la Sogin S.p.A. accerta che eventuali aree autocandidate non presenti nella proposta di CNAI possano essere riconsiderate tenuto conto di vincoli territoriali nel frattempo decaduti o sostanzialmente modificati o per ragioni tecniche superabili con adeguate modifiche al progetto preliminare del Parco Tecnologico»
Di fatto una “Legge ad Tridinum” (essendo Trino l’unico comune ad essersi autocandidato), che verrà rivalutato tenendo presenti modiche al progetto originale per renderlo “compatibile” con il territorio autocandidato (non più il contrario) ed aprendo di fatto l’idoneità di un territorio che nelle valutazioni precedenti è stato per ben due volte bocciato perché NON IDONEO.
Una scelta che se venisse fatta aprirebbe alla costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in un’area ad alta densità di popolazione, che in un raggio di 50 Km coinvolgerebbe più di un milione e 700 mila abitanti e ben 6 capoluoghi di provincia Vercelli, Biella, Novara, Alessandra, Asti e la stessa città metropolitana di Torino e capoluogo di Regione.
Il deposito è progettato per ospitare solo i rifiuti radioattivi a BASSA e al più MEDIA attività ma temporaneamente (e chissà per quanto tempo) ospiterà anche quelli ad ALTA intensità. I rifiuti ad alta intensità di Saluggia verranno quindi spostati di soli 15 Km e tolti da un luogo pericoloso vicino a corsi d’acqua, per essere messi in un luogo altrettanto pericoloso, in una zona umida in mezzo alle risaie, con acqua affiorante, falde acquifere altamente vulnerabili e dove a soli 2 metri di profondità si trova uno dei bacini più grandi del Piemonte cui attingono gran parte degli acquedotti piemontesi. Non osiamo pensare cosa succederebbe in caso di perdite, contaminazioni e di incidente.
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