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Cronaca

Cronaca storica torinese: “Il mostro di Piazza Savoia”

Era il 1900 quando in questa piazza fu ritrovato il cadavere di una bambina scomparsa

Alessia Serlenga

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TORINO – Alle spalle di via Garibaldi, c’è Piazza Savoia famosa non solo per l’0belisco ma per un fatto di cronaca successa nel passato. Era il 1900 quando in questa piazza fu ritrovato il cadavere di una bambina scomparsa alcuni mesi prima. Un fatto che si è ripetuto anche l’anno successivo, fortunatamente con un finale diverso.

Due episodi con una cosa in comune: “Il mostro di piazza Savoia“.

Il 12 gennaio 1902 a Torino inizia l’anno con una pesante nevicata e nell’attuale Piazza Savoia, all’epoca Piazza Paesana sta giocando una bambina di cinque anni, si chiama Veronica Zucca ed è la figlia dei proprietari del bar Savoia.

I suoi genitori sono abituati a chiamarla una volta sola e a vederla rientrare subito a casa ma quella sera, i diversi richiami della madre non ricevono risposta: la bambina sembrava essere sparita nel nulla. Nonostante fosse piccola conosceva bene la zona e l’ipotesi dello smarrimento non convinse mai la madre.

Veronica era stata rapita.

Passano giorni, mesi senza che le indagini portarono a nulla, fino al mese di aprile, quando durante una ristrutturazione al Palazzo Saluzzo Paesana venne rinvenuto il cadavere della bambina, all’interno di una cassa, nascosta negli scantinati del palazzo.

E’ il corpo di Veronica Zucca uccisa con 16 coltellate.

Si ipotizzò che ad aver compiuto il delitto fosse un ex cameriere del bar Savoia che promise vendetta dopo il suo licenziamento ma dopo una iniziale incarcerazione fu rilasciato perché non c’entrava nulla con l’accaduto.

Passa un anno e il maggio del 1903 una nuova sparizione sconvolse Torino. La zona era la stessa, la vittima un’altra bambina sempre  di cinque anni, questa volta figlia dei residenti del Palazzo Saluzzo Paesana. Le ricerche portano a trovare la piccola nella cantina dello stesso stabile, ancora viva e con delle ferite da arma da taglio.

Questa volta le indagini portano finalmente al colpevole: il ventiquattrenne Giovanni Gioli, lo spazzaturiere del Palazzo.

“Un tipo scemo” come lo definiva la madre stessa. Infatti, era riconosciuto nella zona per essere una persona pericolosa e inaffidabile.

Tutta Torino da allora ricominciò a respirare perché la paura delle madri sin dal primo rapimento era cresciuto giorno dopo giorno.

La condanna arriva il 14 gennaio 1904 e Giovanni Gioli venne condannato a 25 anni e 2 mesi di reclusione ma ne sconterà solo 8 perché morirà in carcere.

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