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Cultura

Due presepi ossolani ospitati in Trentino

Sono il presepio di Lucio Panziera e del nipote Edoardo, con personaggi fatti di pietra locale e quello di Andrea Zuccari, in arte “Ghinga”

Gabriele Farina

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TESERO – Due presepi ossolani sono ospiti, in Trentino, di una delle più antiche e prestigiose esposizioni natalizie italiane. “Tesero e i suoi presepi – 2023”, ha offerto a turisti e visitatori fino al 7 gennaio un grande presepio all’aperto ed una rassegna ospitata nelle antiche case del paese che durerà fino al 31 gennaio, con opere provenienti da tutt’Italia.

La manifestazione è promossa dall’associazione “Amici del Presepio – Felix Deflorian”, dal nome di un celebre scultore che prediligeva il tema della Natività; un sodalizio nato nel 1965 per rilanciare una tradizione che allora si stava perdendo.

“Presepi d’Italia” si chiama appunto l’esposizione allestita nelle cantine e nelle stalle dell’antica Casa Jellici di Tesero, che affianca il Grande presepio nella piazza principale ed il percorso espositivo nel centro storico e si prolungherà fino a fine mese.

I due presepi ossolani

Fra le opere che fanno bella mostra di sé, due provengono dall’Ossola: il presepio di Lucio Panziera e del nipote Edoardo, con personaggi fatti di pietra locale e quello di Andrea Zuccari, in arte “Ghinga”. Quest’ultimo è normalmente ospitato presso il Foro Boario di Crodo; aveva partecipato all’ edizione 2018 – 19 di “Presepi sull’Acqua”. Quella di “Ghinga” è un’opera molto particolare; fatta con materiali poveri, raffigura una spettacolare città immaginaria, di notevoli dimensioni, popolata da migliaia di piccolissime figure umane. La grotta della Natività è separata da questo variopinto brulichio; si trova, piccola, immersa in un paesaggio naturale, fra rocce e vegetazione spontanea.

«Ho pensato a una Gerusalemme – spiega l’autore – e ho cominciato a “sprofondare in una città inventata”, alla Salgari. Poi è arrivato il dubbio fondamentale: ma Gesù non ha voluto la città del censimento. La città del censimento l’ha rifiutato. Lui è andato lontano, in una grotta».

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