Piemonte
La neve artificiale non basta per salvare il turismo invernale ai tempi del cambiamento climatico in Piemonte
Il problema è serio: il caldo e la siccità impediscano di avere neve il comparto turistico rischia serissimi problemi
PIEMONTE – Uno degli effetti del cambiamento climatico sarà una grave difficoltà nel disporre di neve sulle piste per lo sci e gli altri sport invernali che a sua volta determinerà una importante flessione del mercato turistico invernale nelle aree che non troveranno una soluzione al problema.
Qualcuno dirà: nessun problema c’è la neve artificiale che può essere sparata con i cannoni.
A parte che il processo di produzione della neve artificiale è decisamente caro e altrettanto poco green, ma per fare la neve occorrono comunque temperature basse, e il cambiamento climatico ci sta presentando il conto con una previsione per il periodo natalizio di favonio con temperature possibili intorno ai 20 gradi.
E poi ci vuole molta moltissima acqua che va accumulata e poi utilizzata per traformarla in neve. e con la siccità, altro effetto del cambiamento climatico, l’acqua è sempre di più una merce rara.
Il rapporto Neve Diversa dello scorso anno spiega che l’Italia è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste innevate artificialmente.
L’innevamento artificiale richiede che nei cannoni da neve venga pompata acqua sotto pressione che viene nebulizzata e al contatto con l’aria si trasforma in cristalli di ghiaccio che sono il primo nucleo di condensazione attorno a cui si creano per apporti successivi di acqua vaporizzata i cristalli di neve. Le condizioni considerate ideali per produrre neve sono temperatura inferiore a -3 gradi centigradi, umidità bassa ed assenza di vento.
Il problema è avere l’acqua senza doverla andare a prendere a altri utilizzi. Basterebbe fare degli invasi sotterranei per conservare l’acqua e utilizzarla quando serve per la neve. Il Trentino Alto Adige ha già disponibili 59 invasi, la Lombardia 17 invasi, il Piemonte 16.
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