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Scuola e formazione

Gli studenti di UniTo si riuniscono al Campus con Alessandro Barbero: “Torino è laboratorio di repressione, stanchi di essere caricati”

Maida va contro le dichiarazioni di Geuna: “il Fuan è stato espulso, poi la commissione lo ha riammesso quattro mesi dopo senza pubblicare i verbali”

Sandro Marotta

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TORINO – “Sarebbe bello che il Questore e il prefetto smentissero il fatto che Torino stia diventando un laboratorio di repressione”: così Alessandro Barbero interviene al Campus Einaudi nell’assemblea organizzata nella serata di oggi dagli studenti, dopo la seduta mattutina del Senato accademico UniTo.

I due risultati della seduta del Senato

L’intervento della polizia deve essere autorizzato dall’ateneo (ma solo “in assenza di chiare ragioni di emergenza”) e i verbali della commissione albo devono essere pubblicati, continuando a monitorare l’operato democratico e antifascista di ciascun collettivo. Questi i risultati della seduta del sentato accademico, interrotto da una delegazione di docenti e studenti di fronte al rettore Geuna.

Barbero: “caso Torino e caso Italia sono parte di un quadro di repressione”

“Fa sempre piacere notare – esordisce il professore dell’università del Piemonte Orientale – che gli studenti abbiano ancora la voglia di associarsi. Che dire, il caso Torino e caso Italia rientrano in quadro chiaro: restrizioni alla vita democratica, restrizione degli spazi di protesta, per inserire tutto in un quadro di pensiero unico.”

Sui fatti di Torino: “Parlo in quanto ex torinese: che proprio questa città sia diventata lo scenario di così tanti episodi di repressione fa un certo effetto. Dico solo una cosa: molti cittadini hanno la sensazione che Torino stia diventando un laboratorio di repressione; certo forse è solo un’impressione, forse è sbagliata, ma da storico questo posso dirlo: anche le sensazioni dei cittadini sono un fatto. Ecco sarebbe bello che il questure, il prefetto, le autorità insomma smentissero questo fatto, dicessero: no, non è affatto vero che Torino è un laboratorio di repressione. ” – e poi, rivolgendosi alla platea – quindi voi provate a chiederglielo.”

Il filo nero della legislazione “che restringe gli spazi per discutere”

“Un episodio dopo l’altro di repressione delinea un filo nero di restrizione degli spazi per discutere democraticamente e mettere in discussione lo status quo. – afferma, tra gli applausi, la docente manganellata davanti al Campus Alessandra Agostino – Lo si vede dai decreti sicurezza dal 2001 in poi, ma anche ancora più indietro dagli anni ’70 e in anni più recenti i decreti Lamorgese. Tutto questo ci dà il quadro di una legislazione che va nella direzione della repressione del dissenso, della restrizione di ogni spazio per associarsi. Il dissenso che però è parte della democrazia, che si fonda su di esso.”

Presenti anche l’assemblea NoTav Torino e cintura, l’Anpi, Mamme in piazza per la libertà di dissenso, Paolo Barisione (osservatorio contro la militarizzazione), il Coordinamento antifascista universitario.

Maida smentisce Geuna: “il Fuan era stato espulso”

“Noi – esordisce Bruno Maida, docente e presidente della commissione albo di UniTo – il 27 marzo abbiamo escluso il Fuan, poi a luglio la commissione di appello l’ha riammesso. Oggi siamo riusciti di ottenere la pubblicazione dei verbali, ma dopo quanto tempo e quante menzogne. Da questo momento ci sarà un monitoraggio continuo dei comportamenti dei membri dell’albo. Il punto sarà capire come e se verrà applicata questa pratica, dobbiamo vigilare affinché venga fatto.”

“il clima di insicurezza”

“Dobbiamo occuparci – continua il docente di storia – del clima di insicurezza che c’è all’interno di questo ateneo. Dato dal fatto che ci sia il Fuan e che la polizia entri in università come e quando le pare. Le posizioni prese oggi devono diventare posizioni realmente democratici e antifascisti.”

“siamo stanchi di essere caricati”

Ada, del collettivo Cambiare Rotta: “La questura si sente legittimata a bypassare procedure standard per l’ordine pubblico e alzare l’asticella della tensione. Geuna non ha nemmeno messo in dubbio l’appartenenza del Fuan dentro l’università e noi siamo stanchi di essere caricati in piazza senza giustificazione, siamo stanchi di avere la polizia in università, siamo stanchi del fatto che tutto questo sia legittimato dalla politica.”

Il fantasma della Città dell’Aerospazio

Tra un intervento e l’altro vengono citati anche la Città dell’Areospazio di Torino e il “reclutamento” di Leonardo all’interno del Politecnico. “É un’operazione di militarizzazione dell’assetto universitario”, secondo Michele Lancione (dipartimento interateneo di scienze, progetto e politiche del territorio).

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