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Interviste

I motori della rivoluzione, Elena Forno unisce emozioni e storia

L’intervista con l’autrice della raccolta di racconti

Gabriele Farina

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TORINO – Che Guevara e Granado passarono con la Poderosa a Villaggio Macondo? Mao Tze Tung aveva un amico d’infanzia con cui teneva una rapporto epistolare? Gli Stati Uniti mandarono scuolabus in Irlanda dopo la Seconda Guerra Mondiale? E ancora… a Il Cairo c’era un taxi giallo che faceva da staffetta durante la rivoluzione del 2011?

La risposta a tutte queste domande è probabilmente no. Ma anche: potrebbe essere accaduto. Con I motori della rivoluzione, Buendia Books, Elena Forno gioca proprio su quel filo che separa Storia e immaginazione, eventi realmente accaduti ed eventi che potrebbero essere accaduti. Il lettore si trova immerso in sei racconti collegati da due fili conduttori: sono tutti racconti che ci portano nel cuore di una rivoluzione; sono tutti racconti in cui è presente un motore, scintilla o compagno di quella rivoluzione.

L’autrice, che è una storica contemporanea, si diverte a giocare con la Storia che tanto ama spostando però luoghi e personaggi, inventando protagonisti e sviluppando storie che le servono a raccontare emozioni. Così il viaggio di Che Guevara e Granado in motocicletta in Sud America avviene durante la dittatura di Videla e non nel 1952, la storia (inventata) del postino di Mao ha dei collegamenti con i fatti di piazza Tienanmen, Saint- Exupery incontra Garcia Lorca, un anziano afroamericano racconta al nipote i suoi legami con Harriet Tubman e così via, unendo personaggi ed emozioni, rivoluzioni e motori.

E a proposito di motori, oltre alla Poderosa del Che, ecco che incontriamo un taxi giallo in Egitto, uno scuolabus in Irlanda, un carro armato in Cina, un aereo pilotato da uno scrittore indimenticabile, fino ad arrivare al motore del racconto finale, che è una sorpresa che non posso svelarvi e che contiene un’ulteriore sorpresa firmata da GEC, uno degli street artist torinesi più apprezzati in Europa.

Intervista con Elena Forno

Una serie di racconti dedicati alle rivoluzioni degli ultimi due secoli. Come nasce questa raccolta?

La raccolta nasce dal desiderio di unire le mie due anime di studiosa di storia contemporanea e di narratrice di storie. Il racconto e l’indagine storica si uniscono e danno vita ad una raccolta di sei momenti storici in cui esploro il tema della rivoluzione come motore di cambiamento umano e sociale.

Come hai scelto i temi da raccontare?

La rivoluzione come cambiamento mi ha sempre interessato e affascinato così come tutti i temi sociali politici culturali di cambiamento legati alla contemporaneità.
Al Liceo ho mosso i primi passi del mestiere dello storico, grazie all’opportunità diretta di partecipare ad un gruppo di lavoro di indagine storica sui temi delle leggi razziali del 1938.
Poi arrivano gli anni dell’Università dove fuori e dentro l’Ateneo ho sperimentato il “fare storia” lavorando a temi socio politici contemporanei con studiosi, storiche e attivisti politici, partecipando a studi e movimenti culturali.
Ho utilizzato anche il teatro in particolare un filone, quello del teatro civile, come forma d’arte che unisce cultura e cittadinanza attiva, per dare voce alla contemporaneità ed alle storie di vita che si sono affacciate sulla mia strada.

I racconti uniscono eventi e personaggi storici con personaggi inventati. Ti diverti però a spostare i tempi e le vicende. Come mai questa scelta?

I personaggi storici da cui traggo l’ispirazione per i racconti entrano nelle storie per le loro idee senza dover ricorrere alla biografia come forma di letteratura, in senso stretto. Li ho scelti perché da loro ho tratto spunti interessanti per ciò che intendevo raccontare, piegando le vicende biografiche alla narrazione fantastica di vicende in cui famiglie, gruppi di amici, fratelli si incontrano e si scontrano, cambiando strada prendono una direzione nuova ed inaspettata.
I tempi sono piegati alle esigenze narrative delle storie, ci sono salti in avanti e flashback.
Le date e la cronologia servono a disegnare un contesto storico e culturale.

I motori sono il filo che unisce tutti i racconti. Sono simboli o motori reali?

Faccio riferimento sia ai motori realmente esistiti e che hanno in parte ispirato le storie che racconto, sia a motori come simbolo di velocità, di fuga, di libertà ed uso anche la parola motore come metafora.
Tra i protagonisti dei racconti abbiamo “La Poderosa”, la motocicletta Norton 18 M con cui Alberto Granado ed Ernesto Che Guevara attraversano l’america latina nel loro viaggio di scoperta del continente, e l’aereo di Saint’exupery il “Lockeed P-38 Lightning” con cui compie il suo ultimo volo.

Le rivoluzioni sono il momento in cui la Storia riceve una scossa e si assesta per ripartire?

Le rivoluzioni sono un processo umano prima che storico, che porta ad un cambiamento radicale dei sistemi condivisi, di potere, di linguaggio, di costume.
Io parlo di rivoluzioni come movimenti, come sconvolgimenti interni ed esterni che cambiano la realtà e ne plasmano una nuova, pronta a ripartire ma anche a trasformarsi nuovamente.
I personaggi dei racconti sono mossi dalla ricerca di un cambiamento sociale che muove verso sistemi di giustizia sociale, condivisione e fratellanza.
Senza perdere la tenerezza dello sguardo umano verso “l’altro”.

Quanto è importante la storia passata per capire il mondo di oggi?

La storia serve a leggere il presente con le lenti giuste, non sfocate da chi si sente in balia degli eventi, serve a capire chi siamo, le nostre radici e serve a programmare e costruire il futuro.
Ti rispondo con due autori importanti.
Cicerone che ci ricorda nel “De Oratore” che La storia è maestra di vita: “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” (la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità).
E con Marc Block che in “Apologia della Storia o mestiere di storico” alla domanda a cosa serve la storia, risponde: “Analizza il passato in funzione del presente e il presente in funzione del passato, come recupero di una memoria collettiva, che con una migliore conoscenza del passato potrà meglio risolvere i problemi del presente”.

Il libro contiene anche un piccolo gioiello realizzato da GEC. Ci racconti come è nata questa collaborazione?

Gec è uno street artist di Cuneo che lavora a Torino e in giro per il mondo. Ho conosciuto Gec anni fa e mi sono sentita subito in grande sintonia con lui, che lavora mosso da temi della contemporaneità e porta l’arte nei contesti non artistici. Come lui da anni sperimento il teatro fuori dal teatro, con performance che coinvolgono lo spettatore.
Mi sono appassionata al suo modo di dare forma ai temi della contemporaneità al suo dirompente modo di fare arte e di creare una risposta, un movimento, una forma rivoluzionaria di fare arte con azioni urbane per smuovere le coscienze, spunti, risposte, azioni di resistenza, manifesti e performance. Gec da voce alle opere d’arte con azioni concrete sulla realtà.

La presentazione – spettacolo al Kontiki

Chiudiamo segnalando la presentazione-spettacolo de “I motori della rivoluzione” al Circolo Arci Kontiki di Torino. Con l’autrice e l’editrice ci saranno l’attrice Clarissa Allia, che leggerà interpretandoli brani del libro, e i musicisti Eugenio Quaglia, Simone Potè e Gabriele Gandolfo. Appuntamento il 21 dicembre alle 21.00.

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