Scuola e formazione
Revisione dello statuto di UniTo? Geuna ha pochi sostegni nel Cda, quindi annulla la votazione e rimanda il testo al Senato
Le critiche: troppa ingerenza e accentramento di potere nelle mani del rettore, oltre a una deriva ritenuta troppo politica e la definizione troppo vaga di “comportamento etico della ricerca”
TORINO – UniTo e il suo statuto cambieranno volto, il punto è quanto e quando. La bozza di revisione della carta fondamentale, proposta dal rettore Geuna e assai discussa all’interno degli organi dell’università, doveva essere votata dal Cda (come da cronoprogramma, di cui sotto) il 14 dicembre, per poi essere inviata al Mur tra fine dicembre e inizio gennaio. Il Magnifico però l’ha annullata, ritenendo opportuno un altro passaggio dal senato accademico.
I punti criticati della bozza
Diversi sono gli articoli “problematici” secondo i membri contrari che siedono in Senato accademico o nel Cda. Di base è criticato l’approccio di ingerenza con cui Geuna è intervenuto nel processo di modifica: dallo scioglimento della commissione (che ora non esiste più) deputata a rivedere lo statuto all’accentramento di tutto nelle mani del Rettore.
- articolo 1 (finalità): dovrebbe aggiungere che “l’università promuove la realizzazione e il benessere della persona e lo sviluppo solidale e sostenibile della società, valorizzando le inclinazioni di ciascuno e riconoscendosi nei principi costituzionali di uguaglianza, di libertà e di pace”. Su questo punto molti rappresentanti di dipartimento hanno visto una deriva troppo “politica” dell’insegnamento.
- articolo 4 (diritto allo studio e al lavoro): rispetto all’articolo attuale si aggiungerebbe l’impegno dell’ateneo a formare una “cittadinanza consapevole e democratica”. Sempre in questo articolo verrebbero implementati gli accordi con enti pubblici e privati per garantire il diritto allo studio e l’inserimento dei laureandi nel mondo del lavoro.
- articolo 5 (trasferimento della conoscenza scientifica): qui c’è una strizzata d’occhio agli enti territoriali e alle imprese, soggetti a cui l’ateneo si impegna a “trasferire saperi e conoscenze”.
- articolo 7 (pari opportunità): al punto 7.5 si indica che l’università si deve impegnare all’utilizzo di un linguaggio non discriminatorio e rispettoso delle differenze di genere in tutte le comunicazioni istituzionali.
- articolo 10: questo sarebbe creato ex novo e prevederebbe che tutto l’ateneo osservi “i più elevati standard di etica ed integrità“. Poco dopo si fa riferimento a un “comportamento etico nella ricerca scientifica”. Qui è contestato l’approccio troppo retorico e vago della norma.
- Sempre nell’articolo 10 (che propone di aggiungere altre indicazioni, c’è il paragrafo riguardo alla cooperazione e alla “giustizia globale”: “L’Università riconosce il valore etico e strategico della cooperazione internazionale allo sviluppo in una prospettiva di giustizia globale, lavorando per il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo umano sostenibile”
- E sempre all’interno del 10 è scritto che “L’Università fa proprio il principio di sostenibilità ambientale, sociale, economica e culturale, promuovendo azioni dentro e fuori dall’Ateneo.” E poi ancora che “si impegna a creare un ambiente sano ovvero accessibile a tutte le soggettività e a tutti i corpi, rispettoso del territorio, delle comunità locali, degli ecosistemi e funzionale alla creazione di una responsabilità collettiva”.
Tutti questi articoli sono apparsi ai membri del Cda UniTo molto, troppo vaghi, interpretabili a piacere.
La decisione di una seconda lettura in senato accademico
Geuna rischiava di farsi dire di no dal Ministero stesso. In Cda infatti i membri di dipartimento che avevano votato “no” alla bozza (tra cui Giurisprudenza, Culture, politica e società, ed Economia) erano quasi uguali ai “sì” (polo di Medicina). Visto il margine così stretto (si deve avere la maggioranza +1), il rettore ha deciso di rimandare tutto al Senato accademico, affinché si elabori un testo che possa rappresentare la più ampia parte della comunità accademica. La data della seduta non c’è ancora.
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