Cultura
Mister Volare, come Domenico Modugno cambiò la musica in Italia
L’intervista con Tiberio Ferracane, autore del libro su Domenico Modugno
TORINO – C’è una data precisa che segna il passaggio dall’era classica a quella moderna della musica italiana ed è il 1 febbraio 1958. Quella sera, sul palco di Sanremo ed in diretta su un numero imprecisato (ma che si conta in milioni) di televisori italiani, Domenico Modugno canta “Nel blu dipinto di blu“, solleva le braccia al cielo mettendo in crisi la regia della Rai e apre l’era che qualche anno dopo diventerà quella dei cantautori.
E proprio a Domenico Modugno è dedicato Mister Volare, il libro-intervista di Tiberio Ferracane che, non è un caso, è proprio un cantautore. Intervistato dall’editrice Paola Caramella, Ferracane unisce storia, musica e ricordi personali, integrando le vicende di Modugno con quelle dell’Italia di quegli anni e restituendo al lettore un affresco chiaro e appassionato, nel quale è facile leggere l’ammirazione e la gratitudine del cantautore contemporaneo per il “il primo dei cantautori italiani”.
Il libro è strutturato in capitoli-domande dedicati ognuno ad una diversa canzone di Modugno. Da “Vecchio Frack” a “Tu si ‘na cosa grande”, da “Volare” a “Dio come ti amo” e ancora “Amara terra mia”, “Meraviglioso” e tante altre. Le canzoni sono la scusa per sviluppare un tema, un ricordo, un momento di vita personale e di storia dell’Italia, oltre che, naturalmente, una riflessione sull’importanza del brano stesso.
Ne viene fuori un ritratto di Modugno e dell’Italia. Ferracane riesce a far comprende l’importanza rivoluzionaria di Modugno, sia nella storia della canzone italiana che nella cultura tutta. Modugno fu infatti anche autore e attore, dotato di una consapevolezza culturale e sociale non comune.
Intervista con Tiberio Ferracane
Un libro-intervista strutturato per capitoli-canzoni. Come è nata questa avventura?
Come spesso capita per una serie di coincidenze. Paola Caramella, la mia editrice, giornalista presso Sesta Rete, conduce un programma musicale “Via i sagrin”. Mi ha chiamato per presentare il mio ultimo lavoro discografico “Magaria”. Al termine della registrazione si è ricordata di un mio spettacolo su Domenico Modugno che avevo presentato qualche anno fa e mi dice: “hai mai pensato di farne un libro?”. Io francamente non ci avevo mai pensato, ma quanto mi è piaciuta l’idea! Quindi eccoci qui.
Qual è stata l’importanza di Domenico Modugno per la musica italiana e per Tiberio Ferracane?
Domenico Modugno è indubbiamente un monumento della musica italiana. C’è un prima e un dopo Modugno, c’è un prima e un dopo “Nel blu dipinto di blu” o meglio conosciuta come “Volare”. Tutti i cantautori, interpreti ed anche autori si sono rifatti a Modugno. Uno per tutti, Fabrizio De André a pochi giorni dalla sua scomparsa durante in un’intervista a “Il giornale” 8 Agosto del 1994 diceva: “Cantavo imitando Modugno e d’altronde come si poteva non subire la sua influenza?”. Io mi sono lasciato affascinare dai racconti di mio papà, della sua vita in terra d’Africa, esattamente a Tunisi dove è nato, e mi raccontava dei suoi concerti visti al Casinò Bel Vedere. Ho cominciato ad approfondire l’artista, l’uomo e le sue opere. Studiarle e cantarle, ne sono rimasto affascinato, ammaliato. Non solo per la sua scrittura ma per la sua capacità interpretativa, fuori dai canoni di allora, attuale ancora oggi, moderna ed incisiva. Sì è fonte d’ispirazione senza dubbio.
Un pugliese che tutti che credevano siciliano che ha cantato tantissimo in napoletano. Modugno racchiude la cultura di tutta la Penisola?
Si è esattamente così. L’utilizzo della lingua dialettale era un modo diretto per far parlare il contadino, il marinaio o il minatore e d’altra parte come avrebbe potuto far parlare questi personaggi del popolo. Sdoganò la canzone Folk meglio di chiunque altro. Diversa era la questione della canzone napoletana che in realtà era già famosa in tutto il mondo e non si rifaceva al mondo popolare, direi anzi che avesse un suo charme nobile, aulico. Tuttavia con “Tu si na cosa grande”, canzone vincitrice del Festival di Napoli del 1964, varcò i confini nazionali e fu un successo mondiale, neanche a dirlo!
Modugno ha avuto un rapporto particolare con Torino, dove ha anche vissuto…
Modugno visse per qualche tempo a Torino in cui fece svariati mestieri, dal cameriere al gommista. Tuttavia, poi andò a Roma, si fece crescere i baffetti e da lì incomincia l’avventura. C’è un fatto che lega Domenico Modugno con Torino ed è la commedia “Rinaldo in campo” di Giovannini & Garinei che gli diedero il compito di musicare l’intera commedia musicale, assegnandogli la parte principale: “Rinaldo Dragonera”. Il 12 Settembre del 1961 andò in scena per la prima volta al Teatro Alfieri di Torino durante i festeggiamenti del centenario dell’Unità d’Italia. Fu un successo! Anche in questo caso i migliori teatri del mondo ospitarono questa commedia musicale italiana che conquistò il pubblico con numeri da capogiro.
“Volare” a parte, qual è per te la canzone di Modugno più importante e significativa?
Una canzone su tutte svetta su tutte le altre: “Vecchio Frack”, e che a onore del vero lo era anche per lo stesso Modugno. Vecchio Frack che darà “il la” a tutto quel movimento potente che è la canzone d’autore italiana. Affascinante per l’argomento, affascinante il personaggio a cui si ispira il “Principe Raimondo Lanza di Trabia”, affascinante l’andamento musicale e perfetta l’esecuzione voce-chitarra con quel suo tamburellare la cassa. Ecco mi chiedessero la canzone perfetta e che rappresenta la canzone d’autore senza indugio indicherei “Vecchio Frack”.
Modugno è considerato “il primo cantautore” italiano ma fu anche attore sia al cinema che in teatro. Ci racconti qualcosa di questa parte dell’arte di Mimì?
Ha amato così tanto la recitazione che c’è una sua frase che meglio di tutte spiega questo ardore: “Quando recito canto un po’ e quando canto recito pure, in fondo era quello che avrei sempre voluto fare, recitare…”. Avrebbe fatto la qualsiasi per poter recitare e cosi è stato. “Scaramouche“, serie televisiva in rigoroso bianco e nero in cui galoppando su un destriero cantava “L’avventura”, svariate commedie musicali, una scritta da Edoardo De Filippo “Tommaso d’Amalfi” incentrata sulla figura di “Masaniello” e per finire l’opera che ha cercato più di tutte: “Cyrano”.
Qual è, nella musica di oggi, l’eredità di Domenico Modugno?
Sai, io credo che Modugno, abbia lasciato come eredità una scuola di pensiero. Ha lasciato una verità fra le più importanti. Essere liberi di esprimersi. Guarda quando penso al nostro Mimmo nazionale penso al periodo in cui veniva criticato per un certo tipo di canzoni che aveva interpretato e scritto. Mi riferisco a “Maestro di violino”, “Piange il telefono” o Il “vecchietto”. Ecco gli si rimproverava che, dopo aver scritto successi di una bellezza unica e planetaria, abbassasse il livello delle sue opere. Lui rispose proprio durante un’ intervista a Radio Montecarlo che un artista deve ambire alla propria libertà di espressione. Lui adorava il suo pubblico e agognava il suo plauso, ma non strizzò mai l’occhiolino al facile successo. Credo che basterebbe questo per aver imparato una grande lezione.
Tiberio Ferracane canta Tu si ‘na cosa grande
Il modo migliore per chiudere questa intervista ci sembra lasciarvi con la musica di Domenico Modugno interpretata da Tiberio Ferracane: Tu si na cosa grande
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