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In Piemonte il 70,6% di bambini e adolescenti usa internet tutti i giorni, il 13,7% è vittima di cyberbullismo

In Piemonte il 13,7% degli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni vittime di cyberbullismo

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PIEMONTE – Secondo i dati diffusi da Save the Children, in Piemonte il 70,6% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone (di poco inferiore alla media nazionale, che è del 73%).

In Italia il 65,9% usa lo smartphone tutti i giorni, in Piemonte la percentuale scende al 61% (la più bassa in Trentino-Alto Adige, 57%).

Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: al Nord la percentuale è passata dall’11,5% al 21,8% tra il biennio 2018­-19 e il 2021­-22.

Nonostante questo utilizzo diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16­-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42% rispetto a una media europea del 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Nord e il Centro più vicino ai valori medi europei (34%) e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, gli italiani sono poco più di 1 su 4 (il 27%) a fronte del 50% dei coetanei francesi e del 47% degli spagnoli.

Atlante dell’infanzia a rischio

Questi alcuni dei dati della XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali”, diffusi oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra lunedì 20 novembre.

L’Atlante è una fotografia dell’Italia in un tempo in cui, per la prima volta, la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, ed esplora le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale.

E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nella pubblicazione di Save the Children, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale, collocandosi al 18esimo posto tra i 27 stati membri dell’UE rispetto alla digitalizzazione dell’economia e della società.

Per quanto riguarda la connettività, le famiglie con accesso alla banda ultra-larga a fine 2022 erano il 52% (dato significativamente aumentato rispetto al 2016, quando erano appena l’8%), con differenze territoriali importanti. La rete ultraveloce con fibra fino all’abitazione raggiunge il 69% delle famiglie nella provincia di Torino, il 59% nella provincia di Biella, il 53% nella provincia di Vercelli, il 36% nella provincia di Asti, 35% nella provincia di Alessandria, il 34% nella provincia di Novara e il 22% nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola.

Le famiglie ultraconnesse con accesso alla fibra FTTH (fino all’abitazione) rappresentano il 28% nella provincia di Torino (percentuale tra le più alte in Italia), l’8% nella provincia di Vercelli, il 7,5% nella provincia di Novara, il 5% nella provincia di Alessandria, il 4% nella provincia di Asti, intorno al 2% nella provincia di Cuneo e di Biella e solo lo 0,7% nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola.

“Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano.

La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale.

Occorre pertanto un’accurata analisi dei bisogni e delle lacune esistenti, unita a un intervento per contrastare la povertà educativa digitale, una dimensione della povertà educativa che priva i bambini e i ragazzi delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali.

Inoltre, è fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children.

Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11­-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%).

Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.

Ragazzi vittime di cyberbullismo

Inoltre, tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo: In Piemonte gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 13,7% mentre l’incidenza maggiore si registra in Campania e Sicilia dove si raggiunge il 16,2%. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della pre­adolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.

“La rete internet non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri.

L’entrata in vigore il 21 novembre della delibera dell’Agcom con cui le sim intestate ai minori non avranno più accesso a contenuti inappropriati deve rappresentare solo il primo passo di un piano più ampio per un ambiente digitale a misura di bambini, bambine e adolescenti. Occorre sciogliere i nodi tecnici per verificare l’effettiva età di chi si iscrive ai social, rafforzare il contrasto alla produzione, diffusione e fruizione di immagini pedopornografiche, alla diffusione di immagini private senza consenso, del cyberbullismo, dei discorsi di odio e di tutto ciò che rende oggi violento e distruttivo l’impatto con la rete per i giovani naviganti.

È fondamentale che anche l’Unione Europea, nel percorso di approvazione della Proposta di Regolamento sulla prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori mantenga come prioritario l’obbligo per le piattaforme di assumere un ruolo attivo nel contrasto alla pedopornografia. Questo richiede senza dubbio un forte investimento in termini di risorse e di tecnologie, ma non possiamo accettare che la sicurezza dei bambini in rete sia considerata meno importante rispetto a quella del commercio o del banking on line.

Senza sottovalutare, infine, la necessità di responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori. Per rafforzare la loro consapevolezza, ad esempio, le aziende produttrici dovrebbero inserire tra le avvertenze di utilizzo di tutti i dispositivi digitali informazioni chiare e scientificamente validate circa il rischio di danni che l’esposizione precoce e prolungata può procurare ai bambini nei primi anni di vita. Più in generale, tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

I giovani e il digitale

Ragazze e ragazzi sfruttano la connessione per molteplici attività, a partire dalla messaggeria istantanea, utilizzata dal 93% dei 14-17enni. Tra le altre attività preferite dagli adolescenti online ci sono: guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%).

Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze), anche se le videogiocatrici sono in crescita. Ma i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news. I giovani usano sempre di più i social media per diffondere conoscenze e informazioni e fare attivismo, sfruttando anche la facilità di collaborazione e di partecipazione che offrono le piattaforme digitali.

Dipendenze da internet

L’Atlante di Save the Children evidenzia che in Piemonte le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 12,4% (la media nazionale è del 13,5%). In generale in Italia sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi.

Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, in Piemonte il 22,2% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (una percentuale di poco inferiore alla media nazionale, 24%): qui, a livello nazionale, sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 anni.

I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione.

In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso, soprattutto al Sud, dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni. In Piemonte la percentuale di chi è obeso o in sovrappeso è tra le più contenute (17,2% contro il 22,6% della media nazionale).

La prevenzione è un primo importante passo e dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.

Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni[11] attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con il primato della Lombardia (33 centri), in Piemonte sono 4, di cui 3 a Torino e provincia e uno a Trecate (Novara).

In Piemonte c’è anche un progetto di respiro nazionale, “Rete senza fili. Salute e Internet Addiction Disorder (IAD): tante connessioni possibili”, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dalla ASL CN2 Alba­Bra (Cuneo), Dipartimento delle Dipendenze, della Regione Piemonte. Il progetto è nato nel 2018 per mettere in contatto tutte le realtà e le esperienze attive in quest’ambito con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza di forme di dipendenza attraverso azioni che possano ridurre il pericolo di un uso scorretto ed eccessivo degli strumenti tecnologici, migliorare le competenze dei ragazzi e favorire l’accesso delle persone a rischio ai servizi sociosanitari.

Grazie al coordinamento del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, è stato avviato anche il censimento su base volontaria dei centri territoriali che si occupano delle problematiche legate all’uso di internet sia per adulti che per minorenni. Attraverso un portale, gli operatori dei servizi che si occupano di prevenzione e cura delle dipendenze tecnologiche possono accedere in qualsiasi momento e inserire le informazioni relative alla loro attività in modo da essere facilmente raggiunti da altri operatori ma anche dai cittadini.

Delle 10mila persone, tra giovani e adulti, che finora hanno contattato i servizi attivi in Italia, la fascia d’età più rappresentata è quella dei 15­-17enni (con il 13,7% dei maschi e il 9,2% delle ragazze) mentre quella tra 0 e 17 anni, nel suo complesso, costituisce quasi il 30% del totale.

Per quanto riguarda le diagnosi, al primo posto c’è una generica dipendenza da internet, e, a seguire, internet gaming disorder, dipendenza dalle relazioni virtuali, da sesso virtuale, shopping online e sovraccarico cognitivo (o information overloading), ovvero la ricerca ossessiva di informazioni sul web.

Spesso molte di queste dipendenze sono collegate anche con altri fenomeni: è emerso, per esempio, che ragazze e ragazzi che presentano un uso problematico di internet hanno anche una probabilità maggiore di soffrire di disturbi dell’alimentazione o mostrano un maggiore consumo di alcol e ansiolitici.

Un aspetto cruciale è quello dell’isolamento, come sottolinea Silvia Valenti, psicoterapeuta che si occupa delle dipendenze da comportamento presso un ambulatorio di servizio pubblico del Dipartimento area dipendenze della città di Torino: “Cerchiamo di capire se esiste questa problematica sulla base dei criteri diagnostici utilizzati per l’area delle dipendenze, ossia osserviamo se c’è un pensiero totalizzante rispetto all’oggetto (che può essere il videogioco, i social o anche una serie televisiva), se la persona non dimostra nessun altro interesse, se ha relazioni unicamente online.

Più la situazione di ingaggio con il mezzo tecnologico è forte, più si vanno a spegnere le aree di interesse offline per cui un ragazzo che ha dipendenza da internet o da videogiochi tende a isolarsi perché nulla diventa piacevole come quella attività”. Anche se, in molti casi, la richiesta di aiuto da parte della famiglia non corrisponde a un reale problema comportamentale dei minorenni.

Secondo una stima di Silvia Valenti, circa il 70% dei giovani che passano per il servizio in cui lavora devono, successivamente, essere presi in carico: “Una difficoltà che incontriamo è fare l’analisi differenziale tra chi si trova in una condizione di isolamento sociale e chi in una situazione di dipendenza perché si presentano nello stesso modo, ma sono due cose diverse. Nel primo caso la persona si isola e poi, ­se va bene, si connette al mondo, sia pure attraverso il digitale, nell’altro si isola perché si connette”.

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