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Ada, Giorgio, Tommaso: noi, gli studenti torinesi con le cicatrici

Durante la conferenza stampa post “macelleria torinese” si sono radunati diversi ragazzi rimasti feriti durante le aggressioni della polizia

Sandro Marotta

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Torino – Collari cervicali, ingessature, bende, cicatrici e punti sulla pelle: questi gli effetti dei pestaggi della polizia sul corteo di studenti sceso in strada martedì.

É giovedì pomeriggio, davanti a Palazzo Nuovo circa 30 studenti stanno per partecipare alla conferenza stampa post “macelleria torinese”. In prima fila c’è Ada, portavoce di Cambiare Rotta; ha una guancia tumefatta, con una chiazza giallastra in corrispondenza di una ferita chiusa con una manciata di punti di sutura.

“Il manganello è passato da parte a parte.” – spiega di fronte alle telecamere, con la voce a tratti impastata – “Mi sono fatta ricucire all’ospedale e mi hanno detto di fare attenzione per qualche giorno”. Poi trova anche il coraggio di scherzare: “è un peccato anche perché non posso fumare”.

Ada, di Cambiare Rotta Torino

“Mi hanno detto che è un trauma cranico.” – spiega Giorgio mentre applaude alla frase ‘la repressione non ci fermerà, continueremo la nostra battaglia’ e poi continua – “I poliziotti mi hanno picchiato quando ero in via Montebello, lì c’è stato lo scontro più violento: il corteo stava procedendo piano, a un certo punto sono arrivate le cariche, tutti scappavano, io mi sono girato e non so da dove mi è arrivata una manganellata dritta sulla cervicale. Ho ricostruito solo dopo la dinamica, grazie ai video”.

Giorgio ha anche una ferita appena coagulata sul mento e dovrà stare “ancora sette giorni con il collare, prendendo ogni tanto degli antidolorifici.”

Giorgio

Sulle scale dell’università c’è anche Tommaso, studente di lettere picchiato in via Montebello e che ora porta il collare rigido sopra la maglietta: “quello sotto la Mole è stato uno degli scontri più duri. Mi ricordo che stavo facendo delle riprese con il cellulare, un poliziotto mi ha caricato con lo scudo e poi con il manganello. Sono caduto, ho sentito un dolore forte. Dopo mi hanno portato via in ambulanza e mi hanno bloccato il collo per sette giorni.”

Tommaso (il secondo da sinistra)

Non è la prima volta che Tommaso subisce violenza fisica da parte delle forze dell’ordine: “un anno e mezzo fa ero in piazza Arbarello nel corteo contro le morti della scuola-lavoro. Anche lì mi sono preso le botte, il che mi fa pensare che la Meloni non c’entri con la repressione violenta, ma sia un problema strutturale.”

 

Nello scatto qui sopra, Quotidiano Piemontese ha immortalato il momento in cui una ragazza, attivista del movimento No Tav, viene colpita alla schiena mentre cerca di scappare dalle cariche della Digos. Diversi giorni dopo quel momento, ha ancora un occhio rosso e una vistosa ferita perpendicolare alla colonna vertebrale. Non si è recata in ospedale.

In strada per ribadire la “lotta per il diritto allo studio e alla casa” ci sono anche i due studenti che hanno testimoniato in diretta le “ingiustificate aggressioni della polizia” in piazza Castello. Uno di loro, studente del politecnico, ha ancora una ferita aperta, tenuta a bada da un vistoso cerotto molto simile alla medicatura che aveva subito dopo il pestaggio.

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