Cronaca
“La repressione non ci fa paura, continueremo le nostre rivendicazioni nelle scuole”
Dopo essere stati picchiati dalla polizia, gli studenti ribadiscono le motivazioni della protesta: “Più fondi all’istruzione, reintroduzione dell’equo canone e no alla retorica del merito”
Torino – “Martedì scorso gli studenti in piazza c’erano. Non è vero che è stata una piazza violenta dei centri sociali”: questo il grido degli studenti che oggi si sono ritrovati davanti a Palazzo Nuovo dopo essere stati manganellati durante la manifestazione contro il governo Meloni.
“Ribadiamo le motivazioni della protesta”
“La repressione è stata vergognosa, così come la gestione della piazza. – afferma Ada di Cambiare Rotta Torino, con una vistosa ferita alla guancia causata da un poliziotto – Si è parlato molto delle manganellate, spesso con un frame scorretto, dicendo che in strada c’erano i centri sociali violenti. Non è vero, in strada c’erano gli universitari, i liceali. Non si è parlato delle motivazioni di questa protesta, quindi siamo qui per ribadirle. Vogliamo l’abolizione della legge 431/98, la reintroduzione dell’equo canone, il finanziamento del Pnrr a enti pubblici e non a privati (al contrario del caso Ex Moi ndr), l’ampliamento dei posti disponibili nelle residenze. E poi anche più investimenti nelle strutture scolastiche, qui di fronte c’è Palazzo Nuovo che cade a pezzi ad esempio; vogliamo anche un piano strutturale di studentati pubblici.”
“La parte giusta della storia”
Indignazione anche per le parole con cui la Meloni ha liquidato la protesta e la sanguinosa repressione: “Al contrario della premier, noi crediamo che le manganellate non siano mai la parte giusta della storia, così come la retorica dei buoni e cattivi. Quelli che stanno lottando per un futuro migliore e per un diritto allo studio siamo noi e la repressione non ci fermerà.”
Contro la retorica del merito
Presenti anche gli studenti del liceo Einstein di Torino, che hanno messo il focus su un altro aspetto della contestazione: il modello scolastico. “Vogliamo una scuola davvero emancipatrice, – spiega il portavoce del collettivo liceale – dove sia possibile studiare senza essere assillati dalla retorica imprenditoriale o l’enfasi sulla guerra. Dove i professori non attuino la repressione e la forza e non spingano su una retorica del merito infondata. Continuamente il nostro volantinaggio viene interrotto, veniamo chiamati in presidenza da soggetti che più che educatori sembrano sceriffi.”
La contestazione alla Rai
“La Rai ha scelto di non parlare dei duri scontri che si sono verificati martedì. – spiegano gli studenti sotto gli studi di via Verdi – Quando lo ha fatto, ha messo al centro la presunta infiltrazione dei centri sociali. Siamo stati descritti come professionisti del disordine, ma non è così. Il nostro corteo era pacifico!”
Al termine della manifestazione, gli studenti hanno appeso uno striscione al cancello di ingresso del centro di produzione: “Adesso parliamo noi”, si legge.
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