Scuola e formazione
Affitti: a Torino i lavoratori dei quartieri popolari saranno espulsi dal boom di studenti?
Prezzi sempre più alti, offerta orientata solo agli studenti: ecco perché la battaglia di Cambiare Rotta riguarda tutte le fasce più fragili della cittadinanza
Torino – La battaglia in corso per il caro affitti non riguarda solo gli studenti torinesi, ma tutta la comunità, in particolare le fasce più fragili.
“Nell’ultimo ventennio, Torino ha registrato un consistente aumento della popolazione universitaria, attraendo sempre più studenti da tutta Italia e non solo”: sono parole di UniTo e PoliTo, i due atenei torinesi che spingono da anni verso l’aumento del numero di immatricolazioni. C’è un problema: più studenti (77 mila secondo l’indagine di Immobiliare.it ripresa dal report dell’università) a fronte degli stessi posti letto disponibili alza il prezzo a dismisura. Solo nell’ultimo anno si è passati da un prezzo medio di 9,13 €/m2 a 10,12 €/m2.
I proprietari di immobili si stanno sempre più focalizzando sul target studentesco, escludendo i lavoratori. “Si affitta a soli studenti”, “disponibile per soli studenti, no lavoratori/pendolari”, “esclisivamente diretto a studenti”: basta fare un giro sui gruppi Facebook per accorgersi del progressivo cambio di rotta del mercato.
Chi ha disponibilità economica non si preoccupa, perché nei quartieri cari come Crocetta, Centro o Cavoretto il processo di selezione è immediato. Al contrario nelle zone più “popolari” come San Salvario, Barriera o Aurora è una guerra tra chi deve studiare e chi lavorare. Quest’ultimo gruppo, che molto spesso in zone come Aurora è composto da operai o impiegati a basso reddito, è probabile che sarà progressivamente espulso dalla zona, in un processo di gentrificazione.
Chi vincerà questa partita?
Di sicuro non tutti gli studenti. Più l’università attira nuove matricole, più la domanda si alzerà, i prezzi si impenneranno ancora e saranno sempre meno i ragazzi e le ragazze in grado di permettersi di vivere a Torino. Il risultato sarà una città e un’università per studenti figli di famiglie ricche oppure per lavoratori benestanti. Dall’altra sponda una guerra tra poveri, generata da un’insufficienza di fondi pubblici per sostenere un’università di massa.
Ci sono le residenze pubbliche?
Sì, ma i posti disponibili sono 2.237, a fronte di 44 mila richiedenti.
Ci sono le residenza private?
Sì, ci sono le cinque strutture del collegio Einaudi (Crocetta, Po, Mole Antonelliana, San Paolo, Valentino) che offrono 767 posti letto. Oltre al problema delle graduatorie e della grossa fetta di studenti esclusa per motivi di “merito”, c’è il problema dei costi: da 161 euro a un massimo di 451 euro al mese. Ancora accettabili, se si pensa ai prezzi stellari di Camplus (che tra l’altro ha ricevuto fondi pubblici per rimettere in sesto l’Ex Moi e guadagnarci sopra). Camplus college, ad esempio, parte da 833 euro al mese per arrivare a oltre mille; la struttura Campus San Paolo non chiede meno di 400 euro.
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