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Cronaca

Le motivazione della condanna dell’ex sindaca Chiara Appendino per i fatti di piazza San Carlo a Torino

Nelle motivazioni si parla di «imperdonabile approssimazione» ed «estrema superficialità»

Elena Prato

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Torino – Nella giornata di ieri, sono state depositate le pagine che espongono le motivazioni per le quali la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha confermato, lo scorso 27 giugno, la condanna a un anno e sei mesi di carcere per l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, a seguito della tragedia di piazza San Carlo del 3 giugno 2017.

Le pagine, contenenti interrogatori e testimonianze, ripercorrono i giorni precedenti alla proiezione, avvenuta in piazza, della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Durante la serata, era stato scatenato il panico tra gli spettatori a causa dell’utilizzo di alcune bombolette di spray al peperoncino e, oltre alle migliaia di persone rimaste ferite, due donne avevano perso la vita. Tuttavia, secondo i giudici responsabili del caso, l’origine di questi drammatici fatti risale ai giorni immediatamente precedenti ad essi, quando politici, funzionari comunali e responsabili di pubblica sicurezza, a causa del poco tempo e delle poche risorse a disposizione, durante l’organizzazione della manifestazione avevano iniziato ad operare con «imperdonabile approssimazione» ed «estrema superficialità». In particolare, l’ex sindaca avrebbe chiesto «ad amministratori e organizzatori di operare in condizioni di evidente criticità, con un approccio frettoloso, imprudente e negligente».

Secondo la Corte, poi, la questione inerente alla sicurezza, alla presenza di transenne e al controllo ai varchi venne affrontata solo in una riunione del 30 maggio, senza «nessun confronto specifico né sulle modalità dei controlli, né sui costi». Infine, anche per quanto riguarda la mancata ordinanza per impedire l’asporto e la detenzione di bevande in vetro durante la proiezione, i giudici rilevano l’«inerzia del questore e del prefetto» e richiamano anche la responsabilità della stessa sindaca, che avrebbe dovuto operare con maggiore prudenza essendo stata emessa un’ordinanza analoga già da Sergio Chiamparino nel 2010, in quanto «il problema del vetro si poneva già anni prima della manifestazione in oggetto». Infatti, non solo non era stato espressamente vietato di portare con sé bottiglie di vetro all’interno della piazza, ma molte persone non erano nemmeno state fermate ai controlli.

Oltre ad Appendino, sono stati condannati l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex presidente dell’agenzia Turismo Torino Maurizio Montagnese, il dirigente della questura Alberto Bonzano e il vicecomandante della polizia municipale Marco Sgarbi, accusati di omicidio, disastro e lesioni colposi. Secondo i giudici, la pena inflitta è «congrua, equilibrata, proporzionata ai fatti, al contributo fornito e alle conseguenze che ne sono derivate».

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