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World Press Photo Torino a ingresso ridotto per chi visita il Museo Egizio, solidarietà per il direttore Greco
Ingresso ridotto a tutti i visitatori che si presenteranno a Palazzo Barolo con il biglietto del Museo Egizio
Torino – Giorni non facili per il direttore del Museo Egizio Christian Greco, bersaglio di alcuni – discutibili – attacchi politici. L’ultimo dei quali da parte del vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, che intimava al direttore ed egittologo di dimettersi.
Numerose le critiche arrivate da esponenti delle opposizioni dopo le sue parole e tanta la solidarietà per Greco. A unirsi al coro anche World Presso Photo che esprime, con una nota, il suo appoggio al direttore del Museo.
“Torino accoglie World Press Photo da ormai sette anni e il crescente entusiasmo con il quale la cittadinanza risponde è frutto anche di un contesto nel quale, alle mostre e al sistema museale, è riconosciuto un valore e un’attenzione costante. Tra tutte queste brilla, ormai da anni e incontestabilmente, il successo del Museo Egizio e il lavoro straordinario del suo direttore.
World Press Photo Torino nell’unirsi ai tanti che sono rimasti allibiti dagli attacchi scomposti rivolti alla persona del direttore Christian Greco, ci tiene a far arrivare anche la più viva solidarietà. Simbolicamente, con un piccolo gesto, ha deciso di garantire l’ingresso ridotto a tutti i visitatori che si presenteranno a Palazzo Barolo con il biglietto del Museo Egizio. L’iniziativa è nata da Cime, organizzazione partner della World Press Photo Foundation.
L’iniziativa sarà valida per tutto il mese di settembre. «Bisogna riconoscere e difendere il grandissimo lavoro del direttore Greco: il Museo Egizio, il più antico, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica e il più importante al mondo dopo quello del Cairo, è un presidio culturale per Torino e per l’Italia tutta – dice Vito Cramarossa di Cime – Lo è non solo perché ha dato lustro, in maniera esemplare, a un patrimonio storico importantissimo, ma anche perché ha dimostrato che la trasmissione della cultura porta con se i valori della solidarietà e della unione fra popoli»”.
World Press Photo a Palazzo Barolo
World Press Photo Contest 2023, il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, arriva a Torino: la mostra – con 120 scatti – sarà allestita dal 22 settembre al 19 novembre a Palazzo Barolo, via delle Orfane 7.
Presenta lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica firmati per le maggiori testate internazionali, da National Geographic a BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais, e permette di compiere un viaggio critico tra le notizie del 2022 e gli argomenti più importanti che hanno caratterizzato l’anno scorso: dalla guerra in Ucraina alle proteste in Iran, dal racconto dell’Afghanistan controllato dai talebani ai molteplici volti della crisi climatica in un viaggio dal Marocco all’Australia, dal Perù al Kazakistan.
Brent Lewis, redattore fotografico del New York Times, co-fondatore di Diversify Photo e presidente della giuria globale del concorso 2023, spiega: «Le foto che abbiamo scelto per rappresentare il 2022 sono molto indicative di questo momento: diventeranno documenti storici di modo che le generazioni future possano guardare indietro e, si spera, imparare».
A Torino l’esposizione torna per il settimo anno consecutivo (non è mancata neanche nei due anni segnati dalla pandemia) ed è organizzata da Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam.
L’apertura al pubblico da venerdì 22 settembre alle 16.
«Anche quest’anno Torino è una delle 120 città nel mondo che ospita la World Press Photo Exhibtion, a oggi la mostra di fotogiornalismo più visitata nei cinque continenti. Negli anni l’esposizione a Torino ha cambiato varie sedi ma ha sempre raccolto grande interesse in termini di pubblico – dice Vito Cramarossa di Cime – Questo è il settimo anno sotto la Mole, questa volta negli spazi di Palazzo Barolo: abbiamo toccato, nelle varie edizioni, edifici con storie differenti e angoli diversi di Torino, cercando, ogni anno, di regalare una panoramica sul presente affidata dal potere delle immagini».
Aggiunge: «Anche nel 2023 alcuni scatti sono davvero forti, di grande impatto emotivo: il visitatore è stimolato a una riflessione sui principali temi dei nostri tempi, dalla guerra all’ambiente. Quello che ci fa sempre piacere è che ci sia anche tanto pubblico giovane: ragazzi che così si avvicinano sia alla fotografia sia alla storia contemporanea stimolando il loro spirito critico. E’ una crescita per tutta la comunità».
La selezione degli scatti
Per la sua 66ª edizione, il concorso ha visto la partecipazione di 3.752 fotografi provenienti da 127 paesi: hanno presentato, in totale, 60.448 fotografie giunte da tutto il mondo.
World Press Photo Contest esiste dal 1955, ma per offrire un racconto sempre più globale dallo scorso anno ha modificato l’impostazione del concorso e della valutazione degli scatti, raccogliendo lavori da tutto il mondo e coinvolgendo, dunque, Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-Est asiatico e Oceania.
Per ogni area vengono raccolti e giudicati – in loco – fotografie e storie. La valutazione coinvolge, quindi, prima le giurie regionali. Solo dopo entra in scena la giuria globale, composta quest’anno dai sei presidenti delle giurie regionali – Angela Jimu, Hideko Kataoka, Kateryna Radchenko, Tomas Ayuso, Felipe Dana, Maika Elan – e dal presidente della giuria globale, Brent Lewis.
Sono stati loro a decretare i 24 vincitori regionali che provengono da 23 paesi: Argentina, Armenia, Australia, Belgio, Cina, Danimarca, Ecuador, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Iran, Italia, Messico, Marocco, Myanmar, Perù, Sud Africa, Spagna, Filippine, Ucraina, Stati Uniti e Venezuela.
Tra questi sono stati scelti i quattro vincitori globali. Quattro infatti sono le categorie in cui è suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Formato aperto.
Sono state necessarie sei settimane di lavoro. Sono state, inoltre, assegnate sei menzioni d’onore.
Le quattro foto vincitrici
Tra i 24 vincitori regionali, la giuria del Concorso 2023 ha selezionato i quattro vincitori globali.
L’attacco aereo al Mariupol Maternity Hospital di Evgeniy Maloletka, Associated Press, è stato premiato come World Press Photo of the Year. È un’immagine molto forte scattata il 9 marzo 2022 durante l’assedio di Mariupol: si vede una donna incinta, su una barella, trasportata da alcuni uomini. L’ospedale dietro di lei è stato fortemente danneggiato nel corso di un attacco aereo russo. Quella donna morirà 30 minuti dopo aver dato alla luce il figlio senza vita.
“Il prezzo della pace in Afghanistan” del fotografo danese Mads Nissen, vincitore del World Press Photo nel 2021, e realizzato per il giornale danese Politiken, è stato premiato invece al World Press Photo Story of the Year: raccoglie nove scatti che raccontano come si vive sotto il regime dei talebani dopo il ritiro degli americani nell’agosto del 2021.
“Battered Waters” è il lavoro di una donna, la fotografa armena Anush Babajanyan, VII Photo/National Geographic Society: ha ricevuto il World Press Photo Long-Term Project Award. Qui il focus è sulla crisi climatica nell’Asia centrale e, in particolare, in Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan. Al centro la siccità (e la capacità della popolazione ad adattarsi a questa emergenza) ma anche la gestione dell’acqua dopo la caduta dell’Unione Sovietica e l’assenza di forniture idriche adeguate.
“Here, The Doors Don’t Know Me” dell’egiziano Mohamed Mahdy ha ricevuto, infine, il World Press Photo Open Format Award, riconoscimento che va a chi utilizza diversi media: narra attraverso foto, materiali d’archivio ma anche lettere e scritti dei residenti, video e suoni, la storia di una comunità di pescatori che sta scomparendo nel quartiere di Al Max ad Alessandria d’Egitto.
«I quattro vincitori globali rappresentano le migliori foto e storie sugli argomenti più importanti e urgenti del 2022. Aiutano anche a continuare la tradizione di ciò che è possibile fare con la fotografia e di come la fotografia ci aiuta a vedere l’universalità dell’essere umano» afferma il presidente della giuria globale del concorso 2023 Brent Lewis, photo editor del New York Times e co-fondatore di Diversify Photo.
Gli italiani esposti
C’è sempre molta curiosità per gli italiani in concorso e, dunque, in mostra. Quest’anno sono due ad aver ricevuto un riconoscimento.
Alessandro Cinque è stato premiato tra i vincitori regionali per il suo “Alpaqueros”, un lavoro che lo ha impegnato diversi anni. Racconta l’evoluzioni delle famiglie peruviane attraverso la vita delle donne allevatrici che rischiano la vita portando gli alpaca sempre più in alto. Lo devono fare per contrastare il cambiamento climatico e la siccità.
Simone Tramonte ha vinto, invece, nella categoria Long-Term Projects per l’Europa con il ” Net- Zero Transition” che racconta sempre il cambiamento climatico ma da una prospettiva, al contrario, positiva: raccoglie infatti progetti innovativi che potranno permettere all’Europa di diventare il primo continente a impatto zero.
ORARI
Da lunedì a giovedì: 10-20; venerdì e sabato 10-21; domenica 10-20.
BIGLIETTI
Intero 13,50 euro.
Ridotto 11 euro. Hanno diritto al ridotto:
Gruppi (10 persone – 30 persone)
Insegnanti
Giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti all’Albo in visita personale
Guide turistiche abilitate
Disabili
Studenti
Torino+Piemonte Card
Ridotto bambini/ragazzi (fino a 14 anni compiuti) 6,50 euro.
Ridotto scuole 5 euro. Gruppo classe minimo 10.
Gratuito per:
Abbonamento Musei.
Under 6 (fino a 5 anni compiuti).
Accompagnatore disabile.
Accompagnatore scuola (1 ogni 10 studenti).
Guida turistica con gruppo (gruppo minimo di 6 persone).
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