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Piemonte

Caro affitti, inflazione e vendita degli spazi ai privati: domani un presidio studentesco a Torino

Nel mirino anche le tariffe delle residenze dei soggetti privati come Camplus, che ha ricevuto fondi pubblici per ristrutturare l’Ex Moi

Sandro Marotta

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Torino – Affitti ancora troppo alti, diritto allo studio non rispettato, troppi pochi posti nelle residenze e vendita di strutture ai privati: queste le motivazioni che animeranno la protesta studentesca di domani, giovedì 14 settembre, a Torino, presso la mensa Principe Amedeo (alle 11,30).

Dopo le mobilitazioni del novembre 2022 per il rincaro delle mense di UniTo, il rincaro degli affitti e il carovita, il nuovo anno accademico piemontese torna a contenere tensioni tra la dirigenza dell’università e una parte della popolazione studentesca.

Il primo oggetto della protesta, secondo il comitato organizzatore Cambiare Rotta Torino, è il costo degli affitti, ancora influenzato dall’inflazione. “La vita di uno studente – spiegano in una nota gli attivisti – diventa un’ipossibile corsa ad ostacoli se al caroaffitti si somma il pagamento delle tasse universitarie e il vincolo tra welfare studentesco e merito.”

Seconda questione: i pochi posti nelle residenze, comunque vincolate all’ISEE e con graduatorie molto “strette”. “Solo a Torino ci sono 44.000 studenti fuori sede e poco più di 2.000, invece, sono i posto disponibil iin residenze universitarie pubbliche, che, ricordiamo, possono essere anche molto distanti dalla propria facoltà (non rari sono stati i casi di studenti della sede di Palazzo Nuovo dislocati a Grugliasco).”

In risposta a questa situazione, in estate UniTo ha tentato di rimediare affidando la ristrutturazione di abitazioni ad enti privati, per creare nuovi posti letto. Peccato che questi soggetti come Camplus abbiano stabilito i propri vincoli di accesso e i propri prezzi (a questo riguardo era stata avviata una protesta all’Ex Moi di Torino). “Nel caso di Camplus si va dagli 800 ai 1.000 euro al mese” secondo il comitato di Cambiare Rotta.

Nel mirino anche l’altra soluzione tentata da Comune di Torino e Regione Piemonte, lo “Student Housing“: si tratta di un progetto che ristruttura gli alloggi non più a norma, rimettendoli sul mercato e consentendo ai proprietari di avere in cambio i solidi investiti nella ristrutturazione. Quotidiano Piemontese ne aveva parlato qui. Da specificare però che la bilancia di questo progetto pende molto dalla parte dei proprietari e non ugualmente da quella di chi studia; il rapporto ufficiale del progetto infatti riporta come benefici solo “aumento offerta abitativa; semplificazione della ricerca, stanze ristrutturate con servizio portineria e pulizia; tutela contrattuale”.

Questa situazione di continua immobilità della crisi abitativa torinese e non solo si inserisce nella apparente scomparsa dei fondi Pnrr dedicati ai Comuni e alle Regioni per questa problematica.

 

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