Ambiente
Ricercatore di Torino premiato per un progetto sull’impatto che l’industrializzazione ha avuto su boschi e su comunità
La ricerca di Giacomo Bonan si concentra sull’Europa tra 1870 e 1914
Torino – Lo European Research Council (ERC), l’organismo dell’Unione Europea che finanzia ricercatrici e ricercatori di eccellenza di qualsiasi età e nazionalità che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera negli Stati membri dell’UE o nei Paesi associati, ha pubblicato la lista dei progetti vincitori dello Starting Grant, riservato a ricercatrici e ricercatori che vantano tra i due e i sette anni di esperienza maturata dopo il conseguimento del dottorato. Su un totale di 2692 proposte, di cui 400selezionate, tra le 57 italiane figura quella di Giacomo Bonan, ricercatore di Storia Contemporanea al Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.
Il progetto di Giacomo Bonan, dal titolo “INWOOD”, ha ottenuto un finanziamento di 1.489.901 Euro per i prossimi 5 anni e intende indagare il ruolo che il legname ha avuto nell’industrializzazione del continente europeo e l’impatto che l’industrializzazione ha avuto sui boschi e sulle comunità che vivevano grazie al loro utilizzo. Finora le ricerche sull’industrializzazione hanno avuto un focus prevalente sull’introduzione di nuove fonti energetiche (il carbone e in seguito gli altri combustibili fossili) e materie prime (metalli), prestando scarsa attenzione al ruolo svolto in questo processo dalle risorse preindustriali. L’intento della ricerca è quello di capovolgere la prospettiva tradizionale e studiare l’industrializzazione a partire da quella che è considerata la principale risorsa preindustriale: il legname. Durante la transizione industriale, i consumi di legname non diminuirono ma crebbero e, inoltre, il legname fu una risorsa chiave in tutti i settori che trasformarono l’economia europea a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Oggi i terreni forestali rappresentano quasi la metà dell’intera superficie dell’Unione Europea e svolgono un ruolo fondamentale sul piano sia ecologico che socio-economico nelle iniziative connesse al green new dealche mirano a superare l’attuale sistema industriale fondato sui combustibili fossili. Eppure, lo stesso paesaggio forestale europeo è un prodotto dell’industrializzazione e i problemi che lo caratterizzano hanno le loro radici nell’industrializzazione del continente a cavallo tra Ottocento e Novecento. Questi problemi includono la diffusione di foreste coetanee e mono-specie che sono particolarmente vulnerabili all’attacco di malattie e parassiti, la deforestazione provocata da uno sfruttamento intensivo in alcune aree del continente, ma anche l’espansione incontrollata delle superfici forestali che è stata accompagnata dallo spopolamento rurale in diverse regioni europee.
La ricerca di Giacomo Bonan si concentra sull’Europa tra 1870 e 1914, quando l’industrializzazione si sviluppò per la prima volta su scala continentale e – integrando diverse tipologie di fonti e approcci disciplinari – intende approfondire come cambiò l’uso del legname in relazione ai nuovi consumi connessi allo sviluppo dei principali settori industriali e in che modo le tecnologie industriali trasformarono la geografia del commercio del legname. Un focus è dedicato all’impatto dell’industrializzazione sulla popolazione delle aree più direttamente coinvolte nello sfruttamento dei boschi al cambiamento del paesaggio forestale, sia per quanto riguarda l’estensione di queste superfici che le loro caratteristiche (densità, età, specie arboree più diffuse).
“Rispondere a questi quesiti – dichiara Giacomo Bonan – consentirà di colmare una lacuna nella conoscenza sia dei processi storici che hanno definito l’attuale paesaggio forestale europeo sia delle pratiche e delle conoscenze tradizionali legate alla gestione di questi territori. Questi aspetti sono fondamentali per lo sviluppo di nuove politiche forestali che tengano conto dell’importanza di questi ecosistemi sia sul piano ambientale (mitigazione del cambiamento climatico, tutela della biodiversità) che su quello socio-economico (garantire il benessere nelle aree rurali e sviluppare attività economiche non fondate su fonti fossili)”.
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