Piemonte
La chiusura del traforo del Monte Bianco creerà problemi, l’allarme delle Unioni Montane e dell’UNcem
I problemi sono molteplici e c’è chi chiede un rinvio
Torino – La chiusura programmata del Traforo del Monte Bianco, dalle ore 17 del 4 settembre fino alle ore 22 del 18 dicembre, avrà certamente un impatto importante sul traffico stradale. Criticità che andranno a ripercuotersi anche e soprattutto sul territorio valsusino: proprio per questo, i presidenti delle Unioni Montane Valle Susa, Pacifico Banchieri, e Alta Valle Susa, Mauro Carena, hanno scritto oggi al prefetto di Torino Raffele Ruberto, al presidente della Regione Alberto Cirio e al questore di Torino Vincenzo Ciarambino.
I problemi sono molteplici. L’afflusso di traffico sulle vie alternative, tra cui il tunnel del Frejus (attualmente inagibile a causa della frana) e l’autostrada A32, genererà seri rallentamenti e disagi, con conseguenze per il trasporto merci e la mobilità quotidiana. Al di là dei disagi, c’è il fattore economico: l’aumento dei tempi di consegna si traduce in un aumento dei costi operativi per le imprese. Senza contare il problema ambientale: un aumento del traffico stradale così significativo, andrà a peggiorare sensibilmente la qualità dell’aria in tutto il territorio. E infine occorre considerare lo stato della rete stradale in cui andranno a confluire questi veicoli, spesso già quasi satura e soggetta a lavori di manutenzione, con il conseguente incremento del rischio di incidenti.
Di fronte a questa complessa situazione, i Presidenti delle Unioni Montane Valle Susa e Alta Valle Susa hanno chiesto con urgenza al Prefetto di organizzare un incontro: l’obiettivo è un confronto costruttivo che porti all’identificazione di soluzioni nel breve e lungo periodo. Tra queste, la realizzazione di una doppia canna anche al Monte Bianco (come al Frejus), così da equilibrare il traffico ed evitare che la maggior parte dei mezzi pesanti, per ragioni di sicurezza, attraversi comunque la Val di Susa.
Anche Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, solleva la questione in maniera dura.
“C’è qualcuno – dice – che ha perso il buon senso. Quello che avrebbe permesso, nelle ultime 48 ore, di decidere, istituzioni nazionali e regionali compatte, per un rinvio dei lavori al Monte Bianco. Invece il tunnel chiuderà. Non è un problema politico. È un problema di buon senso. Di non capire che con la Maurienne spaccata da una frana, grande frana, il Bianco rappresenta oggi lo snodo dell’Italia verso l’Europa. Stanti anche i problemi al Brennero e le difficoltà dell’Austria nell’impostare una seria politica di transiti alpini. Occorre rinviare i lavori al bianco di un mese. E accelerare i lavori alla TAV, programmando anche una seconda canna del Bianco. Ma con urgenza rinviare i lavori del Bianco. Peraltro non si sta parlando dell’intasamento dei passi alpini, dal Maddalena al Monginevro e al Moncenisio. Intasati. Con la viabilità secondaria distrutta dalla mancanza di buon senso. Fanno bene i Sindaci a mobilitarsi. Ne parliamo sabato pomeriggio a Moncenisio”.
Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, aggiunge al tema una questione non secondaria:
“Nel 2014 con il convegno ‘Passaggi a sud-ovest’ a Cuneo, replicato nel 2017, Uncem con il Presidente Lido Riba e l’amico Franco Revelli, con molti Sindaci come Giorgio Ferraris e Mario Bertoldi, dicevano prima di tutti che senza adeguati transiti alpini i problemi non sarebbero stati solo delle montagne, bensì dell’Italia. Non profeti, ci mancherebbe. Ma è esattamente quanto sta accadendo. Quanto succede in queste ore ci riporta a quella mobilitazione di Uncem. Mai interrotta. Ricordo bene Lido che parlava, lo ha sempre fatto con forza a partire dalla Asti-Cuneo in progettazione, di transiti ferroviari e viari nei tunnel, mai completati del tutto, mai efficaci, mai programmati quando progettati, ma anche del problema sui Colli, sui passi delle Alpi verso l’Europa. Quelli di cui non si parla in queste ore. Ci piacerebbe ne parlassero anche associazioni di categoria delle nostre strade di valle. Invece niente. Si parla del Bianco, del tunnel che non vedrà, stupidamente, rinvio dei lavori. Ma non di altro. Certamente problematico. Come dll’Armo-Cantarana non fatto, il Tenda fermo e incerto nei tempi, dal Maddalena con la circonvallazione di Demonte fermata da stupidità burocratica di qualcuno, per colpa di qualche storica vestigia che si è scoperta per caso tre anni fa, sino al Monginevro e al Moncenisio, come il San Bernardo, che non potranno di certo, nei prossimi giorni, fino a quando non arriverà la neve e il rischio valanghe, assorbire il traffico dei trafori chiusi e del blocco per frana della Maurienne. Possiamo dire che avevamo ragione a chiedere programmazione. Dieci anni di mobilitazioni e proposte. E richiesta di buon senso. Lo stesso che serve oggi insieme con gli investimenti, tanti, per realizzare tav ferroviaria con il tunnel di base in Val di Susa, un efficace Tenda, l’Armo-Cantarana, una seria ferrovia verso Nizza e Ventimiglia, la seconda canna del Bianco. Solo così le Alpi possono essere ancora cerniera”.
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