Salute
E’ possibile evitare una terapia tossica dopo l’asportazione di un tumore? Lo studio dell’università di Torino
Soggetti affetti da tumore surrenalico, dopo l’operazione, vengono trattati con una cura a base di mitotane. Una terapia complessa e difficile da tollerare che può essere evitata se il rischio di recidiva è basso, come dimostrano i dati raccolti dallo studio internazionale ADIUVO
Torino – Sul numero di agosto della prestigiosa rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology sono stati pubblicati i risultati del trial ADIUVO, uno studio durato 10 anni, condotto in 23 Centri di 7 diversi Paesi e coordinato dal Prof. Massimo Terzolo del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. Si tratta del primo studio prospettico e randomizzato che ha valutato una particolare tipologia di terapia, a base di mitotane, nei pazienti sottoposti all’asportazione radicale del carcinoma surrenalico, un tumore raro per il quale vi sono possibilità terapeutiche limitate. I pazienti affetti da questa neoplasia sono solitamente avviati, dopo l’intervento chirurgico, alla terapia adiuvante con mitotane, un farmaco utilizzato per ridurre il rischio di recidiva della malattia. Il trattamento, seppur comunemente usato, rimane controverso, soprattutto se il rischio di recidiva non è elevato. L’obiettivo dello studio è stato valutare l’efficacia e la sicurezza del mitotane adiuvante, rispetto alla sola sorveglianza, dopo la resezione completa del tumore, in pazienti considerati a rischio di recidiva basso o intermedio. Dopo asportazione radicale del tumore, un gruppo di pazienti, con malattia a diffusione locale e ridotta proliferazione tumorale, è stato randomizzato a trattamento adiuvante con mitotane, o in alternativa, a sorveglianza attiva senza alcun trattamento. Lo studio ha dimostrato che questa categoria di pazienti ha un rischio di recidiva molto minore dell’atteso. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia, a distanza di 5 anni, è risultato essere circa l’80%, senza significative differenze tra i pazienti trattati oppure no.
ADIUVO ha dimostrato come identificare i pazienti a ridotto rischio di recidiva che potranno evitare una terapia post-chirurgica complessa, tossica e della durata di anni, che può causare molteplici effetti indesiderati, con necessità di un’articolata terapia di supporto. I risultati del trial ADIUVO sono facilmente trasferibili alla pratica clinica e avranno un impatto positivo sul trattamento dei pazienti affetti da questo tipo di tumore, per i quali la gestione sarà semplificata, con conseguente miglioramento della loro qualità di vita e riduzione dei costi sanitari.
“ADIUVO dimostra che studi prospettici sono comunque fattibili nelle malattie rare, anche in assenza di supporto da parte dell’industria farmaceutica, grazie alla cooperazione di investigatori appassionati e dedicati a raggiungere un obiettivo comune. Questo tipo di studi è indispensabile per ottenere dati con un elevato livello di evidenza che possano essere utilizzati in clinica per migliorare il livello di cure offerte. Si tratta di un avanzamento terapeutico e un primo passo verso la personalizzazione della terapia di questo raro tumore”, dichiara il Prof. Massimo Terzolo.
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