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I piemontesi a bordo del Titanic prendono vita al teatro Alfieri di Carignano, intervista al regista Pierluca Costa
Al teatro Alfieri di Carignano uno spettacolo unico nel suo genere. Intervista a Pierluca Costa
Carignano – Sul palcoscenico del piccolo teatro Alfieri di Carignano andrà in scena una opera che, senza remore, può definirsi unica nel suo genere.
La compagnia teatrale amatoriale Fric- Filo2 di Carignano sta infatti allestendo, sotto la direzione del regista e commediografo Pierluca Costa, uno spettacolo dedicato alle storie di alcuni piemontesi che si trovavano a bordo del Titanic.
“Quei piemontesi sul Titanic” – questo il titolo – sarà la prima opera teatrale mai realizzata sul territorio nazionale dedicata agli sfortunati italiani che hanno vissuto il più grave naufragio della storia. Per questo, la compagnia sta lavorando per proporre quello che sarà anche un momento di commemorazione e di rievocazione storica.
Erano infatti quindici i piemontesi, tra i quaranta italiani, a bordo dello sfortunato transatlantico ed erano tutti camerieri al servizio di Luigi Gatti, il direttore del ristorante più lussuoso destinato ai passeggeri di prima classe. Cinque di questi quindici camerieri ritroveranno vita sul palco, immersi in un contesto scenografico navale e circondati dai personaggi più famosi della vicenda.
Abbiamo posto alcune domande proprio al regista Pierluca Costa.
Come è nata l’idea di “Quei piemontesi sul Titanic”?
Principalmente nasce dalla fusione della mia ardente passione per il teatro con quella, altrettanto ardente, per la storia del Titanic. Dopo l’uscita della gloriosa pellicola di James Cameron nel 1997 (ero soltanto un ragazzo), è esplosa dentro me un’enorme curiosità per i fatti legati alla nave e i suoi passeggeri, ma anche per le strategie usate dal regista nella realizzazione del film: da allora, il Titanic ha accompagnato costantemente le mie letture e la mia immaginazione.
Quando, nel 2012, la compagnia Fric Filo2 mi ha nominato regista uno dei primi pensieri è stato: “Ci pensate che bello sarebbe fare una commedia ambientata sul Titanic?”. Per un bel po’ di anni questi pensieri sono rimasti solo idee, almeno fino a quando non sono venuto a conoscenza della storia dei nostri camerieri.
Dietro questa passione e queste idee, però, c’è di più: l’idea di rappresentare le vite dei camerieri piemontesi a bordo del transatlantico più famoso al mondo nasce, innanzitutto, dalla volontà di mantenere vivo e fresco un certo tipo di teatro in lingua piemontese, rinnovandolo.
La nostra regista Ritangela Margaria (†2012), fu pioniere in questo senso, presentando coraggiosamente trasposizioni letterarie di opere nazionali ed internazionali in lingua piemontese (tra le altre, Un marito ideale di Oscar Wilde, Pensaci Giacomino! di Pirandello e Sorelle Materassi di Palazzeschi), che poco o nulla avevano a che vedere con il comune repertorio nel teatro amatoriale.
Con le nostre opere cerchiamo di far sorridere il pubblico, cerchiamo di stupirlo con effetti scenici e costumi storici, di incuriosirlo con storie avvincenti, ma vogliamo anche impegnarci a difendere la nostra cultura e tradizione, stimolando riflessioni.
“Quei piemontesi sul Titanic” sembra quasi il titolo di una parodia (per come si vuol far vedere oggi la cultura regionale), ma non lo sarà affatto e dimostreremo al pubblico che i nostri piemontesi si sono spiccatamente distinti anche a livello internazionale, giungendo addirittura tra sale ove sedevano personalità come John Jacob Astor, come il ricco magnate dell’industria ferroviaria George Dunton Widener e come Isidor Straus.
Infine, una delle ragioni che più ci ha motivato ad affrontare questa impresa è sicuramente la volontà di celebrare per la prima volta i nostri piemontesi periti nel naufragio, creando un evento artistico rievocativo.
Anche questa opera teatrale sarà in lingua piemontese?
Certamente. Anzi, la scelta di mantenere scenicamente un contesto internazionale garantirà una particolare esaltazione della nostra lingua: spiccherà tra personaggi di altre regioni italiane e personaggi inglesi che non mancheranno.
Chi sono questi cinque camerieri piemontesi – dei quindici presenti – a cui darete vita e voce?
Le esigenze sceniche e narrative ci hanno impedito di presentare in carne e ossa tutti i quindici piemontesi, perciò abbiamo dovuto compiere delle scelte.
Tra tutti, abbiamo scelto cinque personaggi che potessero rappresentare un po’ tutto il Piemonte (da Torino a Asti, da Vercelli a Cuneo), e per i quali c’è il maggior numero di informazioni. Sul nostro palco saranno rappresentati Candido Scavino, Giovanni Salussolia, Giacomo Sesia, Battista Bernardi e Vincenzo Pio Gilardino.
Questi camerieri, saranno affiancati da altre personalità italiane, come Francesco Luigi Arcangelo Nannini (capocameriere, originario di Marradi – Fi), e naturalmente dal loro direttore, Gaspare Antonio Pietro Gatti (eh già, il direttore del ristorante A la carte, il più lussuoso a bordo del Titanic, era italiano, di Montalto Pavese).
Tuttavia, con alcuni stratagemmi narrativi, tutti e quindici i nostri camerieri troveranno spazio commemorativo durante l’opera teatrale.
Una opera teatrale che ha alle spalle, oltre che una grande dedizione e una smisurata passione, anche un notevole lavoro di ricerca. Ricerca che parte altresì dai Comuni di nascita dei personaggi interessati, di quali si tratta?
Il primo passo che abbiamo fatto è stato proprio quello di contattare i comuni di nascita dei camerieri; alcuni, hanno gentilmente offerto la loro collaborazione, inoltrandoci informazioni storiche interessanti, poco diffuse. Candido Scavino, nacque a Guarene; Bernardi a Roccabruna; Sesia a Cavagnolo e Salussolia ad Alice Castello. Gilardino, invece, era di Vercelli.
Abbiamo anche preso contatti diretti con alcuni discendenti di questi personaggi ed è stato particolarmente emozionante.
Nel corso della vostra indagine storica vi sarete imbattuti in prezioso materiale, memoria tangibile di quella che è stata la vicenda e la tragedia del Titanic, fatta di vite e di speranze. Come è stato trovarsi davanti a questi veri pezzi di storia?
Ecco, questo è senz’altro l’aspetto più interessante, ma credo non mi basterebbe una settimana per raccontarle la straordinarietà di dedicarsi ad un’opera del genere.
Sapete (lo dico da regista), trovarsi a lavorare per un opera teatrale ambientata sul Titanic è artisticamente molto entusiasmante ed è anche una bella sfida: costumi, gestione degli attori e delle tante comparse, scenografie dal taglio navale (insolite nel panorama delle ambientazioni ove si sviluppano solitamente le storie dei nostri personaggi), elaborazione di effetti audio e scelta dei brani musicali. Si viene letteralmente trascinati in uno stato di frenesia artistica molto coinvolgente.
Poi però si inizia a raccogliere informazioni, si iniziano a studiare meticolosamente le testimonianze processuali depositate dopo il naufragio; si studiano le storie e i caratteri dei personaggi realmente periti durante l’affondamento e si conosce a fondo la dignità con la quale hanno inesorabilmente accettato di farsi inghiottire dall’oceano per sempre.
Sono storie che tutti conosciamo, ma la creazione di un’opera teatrale richiede una concentrazione tale che è difficile non restarne coinvolti emotivamente.
Dunque, dopo l’entusiasmo, arriva allora il rispetto e dopo il rispetto la volontà di commemorare (davvero con il cuore), quelle tante persone morte, come diremo, per la bòria ëd l’òmo. Per questo i nostri attori si stanno impegnando molto per rappresentare delle persone vere, fatte di storie personali, di famiglie e di sentimenti comuni.
Con la compagnia teatrale porterete sul palco una rievocazione accurata ma con un taglio fresco e contemporaneo. Un connubio interessante. Da spettatori cosa ci aspetta?
Beh, è presto per raccontare questo. Di una cosa sono però piuttosto certo: il pubblico avrà modo di apprezzare la tradizione e la cultura piemontese immersa in un contesto nazionale ed internazionale certamente insolito.
Avrà modo di vedere una parte della storia del Titanic raccontata poco, che si sviluppa nelle cucine e nelle sale di servizio: sarà un “dietro le quinte” interessante.
E poi, ci saranno le ultime fasi dell’affondamento, che non riusciranno a rappresentare le sensazioni che le vittime devono aver provato allora, ma forniranno al pubblico una rappresentazione verosimile. Tutto questo con un’impostazione artistica e con tempi scenici brillanti.
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