Cultura
Alba: il protocollo della vendemmia turistica nato nella capitale delle Langhe nel 2020 diventa nazionale
La firma del documento nei giorni scorsi a Roma tra l’Ispettorato del Lavoro e l’Associazione Città del Vino
Alba – Mercoledì 12 luglio 2023, a Roma, è stato siglato dal direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Paolo Pennesi e dal presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino Angelo Radica, alla presenza del consigliere con delega all’Agricoltura della città di Alba Mario Sandri, il protocollo che stabilisce le linee guida per la realizzazione della vendemmia turistica, messo a punto ad Alba tre anni fa. Nel settembre 2020, il sindaco Carlo Bo e il consigliere Mario Sandri avevano concordato con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cuneo e con lo Spresal dell’Asl Cn2, diretto dal dottor Giuseppe Calabretta e grazie alla fattiva collaborazione del tecnico della prevenzione Marisa Saltetti, un innovativo protocollo che dà una regolamentazione ad una attività molto richiesta, ma ostacolata nella sua realizzabilità da una non chiara interpretazione delle normative. Il documento, condiviso e approfondito con le organizzazioni sindacali Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori, ormai da tre anni permette ai turisti delle colline di Langhe e Roero e su tutto il territorio provinciale di prendere parte in sicurezza, per una giornata o anche solo per qualche ora, alla vendemmia in un’azienda vitivinicola. Dopo il progetto pilota messo a punto dal Comune di Alba, l’Associazione Nazionale Città del Vino nell’estate 2021 lo aveva proposto e condiviso con i 460 comuni italiani a vocazione vitivinicola ed enoturistica suoi associati. Ora con la firma dei giorni scorsi, il protocollo è stato introdotto su tutto il territorio italiano.
Il protocollo qualifica la vendemmia turistica come attività integrativa e connaturata allo sviluppo turistico del territorio, inserita nell’ambito delle attività enoturistiche “ai sensi dell’art. 1 c. 502 della legge 27 dicembre 2017 n. 205 e del decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 12 marzo 2019”. Si tratta, in sintesi, di attività non retribuita, ristretta a poche ore e non oltre l’arco della giornata, rivolta a un pubblico attento di turisti enogastronomici, legati al soggiorno nelle strutture ricettive del territorio oppure in visita giornaliera alle cantine. L’operatore enoturistico deve garantire ambienti adeguatamente attrezzati per la tipologia di attività svolta, conformi agli strumenti urbanistici ed edilizi nonché alla normativa sulla sicurezza degli impianti, e dotarsi di assicurazione di responsabilità civile verso terzi per danni a cose e persone. Le operazioni di raccolta di uve e gestione di pratiche agricole devono svolgersi nel rispetto delle norme e discipline igienico-sanitarie e di sicurezza.
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