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Cibo d’asporto: nelle sacche dei delivery oltre 200 colonie di batteri

L’inchiesta di Gambero Rosso sulle contaminazioni del food delivery

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Numeri per nulla incoraggianti quelli che riguardano le condizioni igieniche delle sacche in cui viene trasportato il cibo.

Dati e analisi che derivano dall’inchiesta sul food delivery e sulla contaminazione batterica delle borse per il trasporto portata avanti da Gambero Rosso.

Ad analizzare una delle sacche – in apparenza pulita – adibite al trasporto alimentare di Glovo, una delle principali aziende che si occupano di food delivery, è stata Laura Panzironi, responsabile del Laboratorio SiLa specializzato in analisi microbiologiche alimentari.

Da qui è emerso che sul fondo e sulle pareti laterali del box si annidavano più di 200 colonie di batteri. In soldoni: il triplo di quelle che possono essere trovate sul pavimento di un ristorante con gravi carenze igienico sanitarie. Non proprio quello che vorrebbe leggere o sentirsi dire una persona che quel cibo lo ordina e lo mangia.

Come sottolinea Gambero Rosso, nei fatti nessuno si occupa sistematicamente del controllo igienico sanitario degli alimenti nella fase del loro trasporto. Il mensile, inoltre, pone l’accento sulla grande questione dello stato di conservazione degli alimenti: “Secondo le procedure HACCP, gli alimenti deperibili cotti da consumarsi caldi devono essere trasportati da 60°C a 65°C, mentre gli alimenti deperibili da consumarsi freddi devono stare a una temperatura non superiore ai 10°C.

Inoltre, per rispettare la catena del freddo, gli alimenti dovrebbero essere trasportati su veicoli muniti di contenitori con attestazione ATP (Accord Transport Perissable) che esistono in commercio, anche se per le loro dimensioni possono essere trasportati da moto o autocarri, ma non da scooter o biciclette.

Qui subentra qualche contrasto tra sostenibilità e sicurezza: da un lato le aziende sottolineano di essere green grazie all’utilizzo delle biciclette, dall’altro queste non sono adatte a supportare gli strumenti più idonei a rispettare protocolli di sicurezza come la catena del freddo. Un discorso simile può essere fatto con i contenitori in cartone, che sono più sostenibili ma allo stesso tempo più soggetti a contaminazione perché meno ermetici”.

Le normative, ci ricordano, esistono.

“Nel settore della gestione dei rischi alimentari, soprattutto in ambito di food safety, la prevenzione dei rischi per la salute collegati ai prodotti alimentari si ottiene attraverso una gestione sistematica prevista da normative europee, in particolare dal regolamento (CE) n. 178/2002 e dal regolamento (CE) n. 852/2004. Il sistema utilizzato per garantire la sicurezza è l’Hazard-Analysis and Critical Control Points (HACCP) ideato negli anni Sessanta dalla NASA per assicurare la sicurezza microbiologica degli alimenti forniti agli astronauti.

Si tratta di uno strumento di autocontrollo dell’igiene “volto ad aiutare gli operatori del settore alimentare a conseguire un livello più elevato di sicurezza alimentare”. La responsabilità per l’igiene degli alimenti è assegnata agli operatori del settore lungo tutta la catena alimentare, compresi quelli del trasporto, dall’articolo 2 del regolamento (CE) n.852/2004”.

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