Seguici su

Cittadini

Dissidenti trasferiti, visite-trappola del medico fiscale: l’Istituto Ferrari di Susa è gestito come un “feudo”?

Sandro Marotta

Pubblicato

il

L'istituto Ferrari di Susa

Un docente “dissidente” trasferito, una dipendente in convalescenza per esaurimento nervoso, una visita medica a sorpresa durante un funerale: queste le ultime segnalazioni emerse in merito alle vicende dell’Istituto Ferrari, in Val di Susa, e alla sua dirigente (Anna Giaccone). L’istituto è entrato nel campo dell’interesse pubblico per via della perquisizione antidroga nelle classi, autorizzata dalla preside con metodi giudicati scorretti da molti insegnanti (tra cui il professor Zito). Dopo quei fatti, risalenti a novembre 2022, si sono aggiunte diverse segnalazioni (disponibili integrali qui su Pressenza) che reputano l’Istituto Ferrari lontano dall’immagine di un ambiente democratico e sereno.

La prima storia è quella di un docente di ruolo (insegna laboratorio di elettrotecnica) che è nel 2016 è stato trasferito senza apparente motivo. L’arcano però è stato presto svelato: l’insegnante faceva parte della CGIL, collaborava con Ufficio Scolastico Regionale e aveva organizzato delle riunioni con gli studenti per spiegare loro cos’è e cosa fa un sindacato. La disputa tra la Giaccone e il docente (il quale sosteneva che la preside gestisse l’isituto più come una famiglia o un’azienda invece di un’istituzione pubblica ed educativa) è sfociata in tribunale e nel 2017 il giudice ha riassegnato il “prof” al Ferrari di Susa.

La seconda storia vede come protagoniste la Giaccone e una assistente amministrativa, sempre del Ferrari. Quest’ultima si era messa in congedo per salute, a causa di un probabile esaurimento nervoso provocato proprio da alcune divergenze con la direttrice. La Giaccone, nonostante verificasse tramite visite periodiche obbligatorie che la sua sottoposta stesse davvero male, ha scelto di inviare il medico fiscale a casa della dipendente il giorno dei funerali del padre di quest’ultima. Da specificare che, secondo quanto riferisce l’assistente, la stessa preside si trovava alla cerimonia funebre e qui le due si erano scambiate i saluti e le condoglianze. Una settimana dopo l’avviso che obbligava la dipendente a giustificare l’assenza.

I sindacati Cobas, CUB-SUR, USB Scuola, insieme alla Federazione lavoratori della conoscenza (organo sotto la CGIL) hanno emanato due comunicati a sostegno del Coordinamento Docenti Valsusa. Le motivazioni: violazione della libertà di espressione e dei principi deontologici del lavoratore pubblico, oltre all’amministrazione “autocratica” dell’istituto, gestito “come un feudo”.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *