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Cultura

Il paradiso delle biciclette, intervista con Giovanni Casalegno

Gabriele Farina

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Avete mai pensato dove vanno le biciclette una volta morte? Giovanni Casalegno si è inventato Il paradiso delle biciclette, Ediciclo Editore. Un posto in cui riposano le biciclette, così come le anime degli umani nella Commedia di Dante.

Ne viene fuori un curioso viaggio durante il quale le protagoniste a due ruote raccontano alla loro compagna appena arrivata le loro storie. Storie varie, molte delle quali ambientate in Piemonte (sarà per affinità elettiva). Trovate qui la recensione completa del libro.

Giovanni Casalegno, questa volta porti il lettore in un viaggio in Paradiso, però il Paradiso delle biciclette. Come è nata questa raccolta?

È nata negli anni. Ho scoperto che scrivere di bicicletta mi creava moltissime suggestioni. Così ho scritto racconti su racconti, affini e diversi tra loro. La bicicletta è una infinita metafora e una continua macchina narrativa. Alcuni racconti sono stati giudicati positivamente in vari concorsi e ciò mi ha convinto a proseguire. Uno in particolare, Confessioni di una bicicletta, ha avuto un grandissimo riconoscimento: ha vinto il primo premio per il miglior racconto sportivo del 2022 nel concorso indetto dal Coni e sono stato premiato il 25 novembre scorso nel Salone d’onore del Coni a Roma.

La struttura della raccolta ripercorre quella della Commedia dantesca, con le due ruote che raccontano le loro storie. A me pare una soluzione geniale. Come è nata?

L’idea della cornice che collega tutti i racconti è venuta strada facendo. Quando ho scritto Il Paradiso delle biciclette, anch’esso vincitore di un concorso (il Premio Daneo di San Damiano), ho pensato che potevo incastonare racconti vecchi e nuovi in questo ideale Paradiso dove le biciclette si incontrano e si parlano.

Le biciclette hanno tante storie da raccontare?

In ogni racconto c’è almeno una bicicletta che ha una storia da raccontare, quasi sempre in prima persona. Ci sono due racconti (L’ultima notte della piccola dea e Lo zucchero amaro di Origny) che hanno a che fare con l’emigrazione italiana in Francia e con le speranze, qui deluse, di una intera nazione dopo la guerra. Nel Dialogo di un automobilista e di un ciclista c’è lo scontro, molto attuale tra due mondi che non riescono ancora a trovare un equilibrio. Anche C’erano quattro amici al bar è sotto forma di dialogo, ma tra quattro tipologie di biciclette (mtb, corsa, gravel, ebike) e ognuna motiva il proprio punto di vista. Lungo il fiume, verso il faro, Verso l’infinito, Nelle braccia del vento, Una corsa tra le ombre e Il parco dentro il cielo sono racconti che parlano di viaggi verso varie destinazioni: il faro dove muore il Po, la libertà, il ricordo, una missione da compiere, un colle a 2612 metri. Ladri di copertoni ha come protagonista una ragazza che diventa staffetta partigiana. Un’altra ragazza, in Un prato pieno di stelle, si innamora di un celebre bandito ciclista. Ci sono anche racconti sotto forma di fiaba. C’è un racconto erotico e c’è un racconto metafisico (La sfida con l’ombra). Il racconto più lungo Il suonatore di biciclette e altre creature bizzarre ha come protagoniste biciclette d’artisti eccezionali, su tutte, colei che è diventata un polistrumento musicale, suonata in un concerto di “ciclofonia”, da un geniale musicista che farà poi una carriera immensa (Frank Zappa).

Ed in effetti si spazia tra temi e vicende varie. Da dove arrivano le storie che racconti?

Alcune storie hanno origini autobiografiche, ma attraverso molti filtri: soltanto alcuni sono resoconti diretti di esperienze vissute. Un racconto è il resoconto di un viaggio soltanto immaginato. Come già per un’altra storia in cui si pedala inserita in un romanzo, che mi hai recensito in passato, prima c’è la scrittura e poi la sua replica nella vita vissuta. L’esatto contrario dell’autobiografismo. Invece di vivere e poi scrivere, a me talvolta accade di scrivere e poi di andare a vivere ciò che ho scritto. Ci sono, come sempre nei miei testi, richiami letterari, come nel racconto Il saluto del ciclista gentile, che si ispira a una nota poesia di Caproni. In Rosso Matador c’è un richiama a Garcia Lorca. Sono talmente imbevuto di letteratura che i richiami, le citazioni, anche involontarie, le riprese, sono un po’ dappertutto. Nel racconto Il suonatore di biciclette le storie partono dagli artisti citati. Spesso le storie arrivano da territori lontani, forse portate dal vento senza che nessuno le abbia chiamate.

Che rapporto hai con la bicicletta?

Io sono un cicloamatore che ha scoperto la bicicletta piuttosto tardi. Dopo un campanello d’allarme che mi ha suonato il mio corpo ho smesso di fumare e ho cominciato a pedalare, e non ho più smesso.

In quale girone (o forse è meglio dire in quale via colorata) finirà la tua bicicletta quando la sua storia sarà finita?

La mia bicicletta attuale finirà con tutte le altre, ossia con quelle che salvano la vita a chi le usa, che li fanno sentire meglio, che li portano a riflettere durante la lentezza delle salite e l’uniformità delle pianure (nelle discese si pensa soltanto a non farsi male…).

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