Cultura
Nicola Lagioia saluta il Salone del libro: Molto amore. I libri se la cavano sempre
Dopo avervi mostrato il video con cui il Salone Internazionale del Libro di Torino ha salutato il suo direttore, vi proponiamo la lettera di commiato del direttore Nicola Lagioia.
“La XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro ha battuto tutti i record delle edizioni precedenti. 215.000 visitatori. Ma quello che abbiamo costruito va oltre i numeri. Sono stati anni meravigliosi.
Ringrazio le lettrici e i lettori, le case editrici, il gruppo di lavoro, e tutte le persone che ci hanno aiutato in questa impresa. Abbiamo raccolto una manifestazione che stava per scomparire, l’abbiamo fatta diventare in 7 anni uno degli appuntamenti culturali più importanti al mondo.
Ogni anno è andata meglio del precedente (a livello di pubblico, spazio espositivo, presenza editoriale), e anche questo aspetto è stato complicato da gestire. La mia decisione di lasciare la direzione, un anno e mezzo fa, è dovuta anche all’esigenza di riprendere fiato dopo questa corsa incredibile. (Spiegate ai miei genitori che non sono pazzo: loro non si rassegnano).
In bocca al lupo alla nuova direttrice Annalena Benini (farà benissimo). Un grande abbraccio alla squadra – rafforzata anno dopo anno –, garanzia di professionalità assoluta, e con la quale i sentimenti di amicizia dureranno per sempre. Stima, affetto e amicizia verso la proprietà (fate diventare tutto questo ancora più bello). Amore incondizionato al comitato editoriale, che ha dato tutto, con professionalità, impegno, sacrificio, ma soprattutto con coraggio, disposta a perdere sul piano personale pur di tutelare l’istituzione.
Grazie a mia moglie, ai parenti stretti, agli amici di una vita (fuor di editoria) che mi hanno anche solo dato un abbraccio nei momenti duri. Grazie a chi non ha capito chi me l’ha fatto fare, ma grazie anche a chi ritiene di averlo capito.
Uno dei segreti del successo del Salone di questi anni è stato l’indipendenza. Tutelatela. Mi rivolgo soprattutto agli editori: siate anche voi i garanti di questa libertà.
Se c’è stato qualche malumore, è già alle spalle. Come scrive Aldo Busi: “anch’io ho creduto fatale quanto si è poi rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci”.
Finisce la mia esperienza di civil servant. Ho fatto quello che ho potuto, ciò che non sono riuscito a fare è mia responsabilità, ciò che di buono si è fatto è merito del gruppo di lavoro. Molto amore. I libri se la cavano sempre”.
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