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Lavoro

Più della metà dei lavoratori di Torino è insoddisfatta del proprio stipendio

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Changes Unipol ha realizzato una nuova ricerca elaborata da Ipsos, analizzando aspetti quali il livello di soddisfazione per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di work-life balance.

Guardando da vicino Torino, il primo dato significativo che emerge dall’indagine è quello relativo alla diffusa insoddisfazione dei lavoratori per la propria retribuzione: più della metà dei torinesi ritiene il livello del proprio stipendio poco o per nulla soddisfacente (53%), ben al di sopra della media nazionale (pari al 44%).

Fra tutte le città italiane prese in analisi dalla ricerca, solo Bologna presenta un tasso di insoddisfazione maggiore (54%), mentre la quota dei «molto soddisfatti» a Torino (4%) è inferiore soltanto a quella di Roma (1%).

Nello scegliere un nuovo lavoro, la retribuzione resta comunque la priorità, ma si cerca anche stabilità

Di fronte alla possibilità di un nuovo impiego, per il 57% dei torinesi rimane prioritario, come criterio di scelta, ottenere una retribuzione soddisfacente. La medaglia d’argento (con il 50%) se l’aggiudica la vicinanza a casa, mentre il terzo posto va alla stabilità e alla solidità che l’azienda può garantire, indicata tra i criteri di scelta dal 38% dei torinesi: una percentuale più alta rispetto a tutte le altre città e rispetto alla media italiana (30%).

Importanti, ma non prioritari, un ruolo allineato con le proprie aspirazioni (33%), la possibilità di conciliare lavoro e vita privata (32%) e l’offerta in termini di smart working (28%), che anche in questo caso risulta la percentuale più alta fra le città prese in analisi e superiore alla media nazionale del 18%.

Torino è l’unica città in cui i ritmi di lavoro troppo stressanti sono il primo motivo per lasciare un impiego

Tra i motivi per cui potrebbero valutare di lasciare l’attuale posto di lavoro, però, solo il 28% dei lavoratori torinesi indica la non adeguatezza della retribuzione. Per più di 1 su 3 (il 36%), invece, sono i ritmi di lavoro pesanti e troppo stressanti a costituire l’elemento determinante per cui potrebbero dare le dimissioni: un dato nettamente superiore a quello di tutte le altre città italiane e molto più alto della media italiana (pari al 19%).

Al secondo posto (30%) tra i motivi per lasciare il lavoro viene indicata la prospettiva di un’offerta di lavoro considerata migliorativa, al di sotto della media Italia (36%). Tra le voci più caratterizzanti, invece, Torino risulta al primo posto tra le città per coloro che si dimetterebbero perché hanno una forma contrattuale non soddisfacente (18% vs 14% media Italia) e per coloro che lo farebbero a causa della mancanza di percorsi di formazione (13% vs 9% media Italia).

I lavoratori torinesi sono tuttavia in generale i meno propensi in Italia a lasciare l’attuale posto di lavoro: il 29% non sta pensando di farlo, a fronte di una quota che, a livello di media nazionale, si ferma al 21%.

Il 58% dei torinesi sarebbe disposto a rinunciare a una parte di retribuzione per migliorare il rapporto lavoro-vita privata

Il 58% dei torinesi dichiara – in linea con la media italiana – che sarebbe disposto a rinunciare ad una piccola parte del proprio stipendio a favore di un miglior work-life balance: l’11% lo farebbe «certamente» e «subito», il 13% sarebbe altrettanto certo di farlo in futuro, mentre il 34% si limita a un «probabilmente sì».

I torinesi affermano inoltre in larga maggioranza (l’89%) di essere molto o abbastanza interessati ad aderire ad un progetto di “settimana corta” (lavorando 4 giorni alla settimana invece di 5, a parità di ore di lavoro complessive e di stipendio), se la propria azienda lo proponesse. Pur nell’interesse per il tema, tuttavia, i torinesi fanno registrare anche la percentuale più alta di tutte le città italiane (il 10%) di lavoratori del tutto disinteressati alla settimana corta lavorativa.

Torino è la città in cui i lavoratori sono più propensi a trasferirsi all’estero per un’offerta di lavoro

Quella di trasferirsi in un altro Paese per seguire il lavoro è un’ipotesi presa in considerazione – “certamente” o almeno “probabilmente” – dal 37% dei torinesi, a fronte di una media italiana che si ferma al 30%. Torino è infatti, insieme a Cagliari, la città in cui gli abitanti accetterebbero più volentieri una proposta di lavoro dall’estero, se ritenuta interessante.

La maggioranza dei torinesi comunque non sembra incline a cambiare lavoro attualmente, con il 56% che non sta attivamente cercando niente di nuovo, a fronte di un 22% che cerca attivamente e un altro 22% che si limita a “guardarsi intorno” per capire se ci sono opportunità.

A Torino forte gradimento per la modalità di lavoro 100% in presenza (il 38% la preferisce)

Tra i desiderata legati all’occupazione, la modalità di lavoro preferita è quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 51% dei casi. Ma Torino è anche una delle città in cui viene espresso un forte gradimento per il lavoro svolto al 100% in presenza: ben il 38% di lavoratori la individua come modalità preferita, contro un 29% della media di tutte le aree metropolitane italiane.

Soltanto l’11% vorrebbe invece idealmente un lavoro totalmente da remoto, a fronte di un 15% della media delle altre principali città italiane.

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