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Il crocifisso in Sala Rossa a Torino diventa un caso: Viale in sciopero della fame

Gabriele Farina

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Torna ad essere un caso la presenza del crocifisso in consiglio comunale a Torino. La questione è stata sollevata dall’avvocato partigiano Bruno Segre la scorsa settimana in Conferenza Capigruppo ed ha avuto uno strascico enorme.

La consigliera di Sinistra Ecologista Alice Ravinale ha sottolineato la presenza e la partecipazione alla vita sociale e cittadina di altre comunità confessionali e aconfessionali.

“A Torino ci sono comunità che, a buon diritto, rischiano di non sentirsi rappresentate da un’Istituzione che conserva un simbolo cristiano nell’Aula consiliare e in altri luoghi pubblici cittadini”, afferma la capogruppo di Sinistra Ecologista. “Per questo abbiamo convintamente sottoscritto la proposta di deliberazione a prima firma Silvio Viale, che richiede – in nome della laicità dello Stato – la rimozione del crocifisso dalla Sala Rossa e dagli altri luoghi pubblici cittadini”.

“Non è iconoclastia o mancanza di rispetto verso i fedeli, tutt’altro”, conclude Ravinale. “È un segnale di apertura al mondo e di riguardo verso chiunque. Verso chi crede, verso chi crede diversamente, verso chi non crede. Nel segno della laicità, come dev’essere”

D’altra parte Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia e Consigliere Comunale di Torino, diciara: “La presenza del crocifisso negli edifici pubblici, Sala Rossa compresa e ancorché in uno stato laico, non significa certo imporre a qualcuno il nostro credo, la nostra religione: significa semplicemente riconoscere e non rinnegare i valori che hanno fondato la nostra civiltà, difendendo la nostra identità da un modello sociale amorfo e destrutturato. Da Segre, parole gravi: che il crocifisso sia divisivo e un odioso simbolo di potere e sopraffazione, proprio di una religione che si ritiene superiore alle altre, è un’affermazione inammissibile e insopportabile. Oltre che falsa. Non è questione di essere cattolici, cristiani o altro: a nessuno può far paura il messaggio di un uomo sacrificato per quello in cui credeva. Se questo fa paura a qualcuno è un problema suo. Ed eventualmente di provocatori come Segre e altri”.

Contro la presenza del crocifisso in Sala Rossa anche Silvio Viale, dei radicali, che sostiene questa posizione da anni ed ha annunciato uno sciopero della fame. La sua posizione è che quella presenza sia un simbolo del Concordato e come tale vada superato.

“Io sogno il giorno in cui la chiesa cattolica dirà ‘me lo prendo’. – dice Viale – Sogno il giorno in cui diranno ‘volete la stanza senza simboli religiosi? Ok, il nostro lo togliamo perché, pur ritenendo che non sia improprio lì, per rispetto lo togliamo’. Io mi aspetto che dicano questo”

Riportiamo in anche la posizione di Pier Franco Quaglieni, presidente del Centro Pannunzio, come sempre senza peli sulla lingua:

Il tema del Crocifisso da rimuovere dai luoghi pubblici è argomento vecchio di decine d’anni. In prima persona ho partecipato a tanti inutili dibattiti che sono serviti soltanto a separare i liberali dagli illiberali. Anche il laicista furioso Salvemini fini’ per definire ridicolo ed assurdo un “catechismo laico“.
Che un eccentrico consigliere comunale di Torino voglia digiunare contro l’esposizione del crocifisso nella sala rossa del consiglio comunale ha certamente poca importanza, come ha pochissima importanza la vulgata laicista del massone ultracentenario Bruno Segre che ripete stancamente cose che forse la stessa Massoneria non condivide più. Il tema del crocifisso nella sala rossa è tema vecchio ed obsoleto, più volte riproposto inutilmente nel corso degli anni da gruppuscoli di laicisti intolleranti. Ancora una volta la distinzione netta di Norberto Bobbio tra laici e laicisti riappare, così come la fondamentale precisazione di Alessandro Passerin d’Entreves sulla laicità che non significa miscredenza, dovrebbe essere ricordata almeno da chi non è del tutto incolto. I veri laici sono pluralisti sempre e non sono disposti a battaglie di retroguardia del tutto fuori dal tempo. Basterebbe leggere qualche pagina del “Perché non possiamo non dirci cristiani “ di Croce per capire che il Cristianesimo è parte storica ed ineliminabile della nostra civiltà occidentale e laica. Basterebbe leggere cosa scrisse Natalia Ginzburg sul Crocifisso, lei ebrea e atea comunisteggiante, per capire cosa significhi il Cristo crocifisso che da tempo è stato fatto sloggiare dalle scuole. Alla prossima mossa attendiamo che sia richiesta anche la rimozione dai campanili e dalle opere d’arte con una rimozione che appare molto simile alla censura della Controriforma riguardo al nudo. Dagli al Crocifisso è un modo sguaiato e barbaro di presentarsi di un vetero – laicismo che non legge e non studia. Un uomo come Marco Pannella che parlava di laici credenti e non credenti ,aveva rispetto per i simboli religiosi. Quando i Francesi arrivarono a Milano, tolsero subito i crocifissi dalla Sala del Comune a Palazzo Marino. Il poeta illuminista Parini che non era distante dalle idee egualitarie della Rivoluzione francese, disse “: Dove non entra il cittadino Cristo, non entra neppure il cittadino Parini“ . Io chiedo in modo formale di essere ascoltato alla Presidente Maria Grazia Grippo che ha ben altra sensibilità democratica dei suoi predecessori immediati, in primis come studioso della laicità su cui ho scritto saggi conosciuti a livello internazionale. Ma lo chiedo anche a nome del Centro Pannunzio, centro culturale laico e liberale che esiste ed opera da 55 anni.
Su questo tema chiediamo di essere ascoltati. Il centro Pannunzio ha il dovere di rimarcare la distinzione tra la crociana religione della libertà e il culturame laicista e giacobino che vuole ghigliottinare il Cristo crocifisso.

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