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“Cosa faremo da grandi?”: Lucio Corsi sul palco dell’Hiroshima Mon Amour

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“Negli ultimi tre anni ho cercato un ramo per farmi una crisalide e cambiare in qualche modo ma non so se ce l’ho fatta. Ho cercato di sintonizzarmi su una stazione radio extraterrestre ma non ci sono riuscito, ho cercato occhi che potessero vedermi e guardarmi in modo diverso per cambiarmi e non li ho trovati, ho provato a imparare dal mio pianoforte a starmene zitto, gli strumenti sono molto abili in quello, e ho scritto questo disco.”
Parole di Lucio Corsi, istrionico artista toscano, ormai una certezza della scena musicale nostrana, che una volta si definiva indie. Ma classificarlo è impossibile, tanto è capace di portare, con la sua affiatatissima band sul palco, stili, impressioni, immagini e suoni diversi tra di loro, che si fondono in un’unica meravigliosa idea musicale. Ieri sera è toccato alla tappa torinese, nel club per eccellenza, Hiroshima Mon Amour, che da anni coccola Lucio e non manca mai di farcelo godere a pieno, ogni volta che si rimette in strada.

“La gente che sogna“ è il nuovo album, di cui, la maggior parte dei brani sono stati composti in Maremma tranne “Astronave Giradisco” e “Radio Mayday”, con il prezioso contributo di Tommaso Ottomano, co-produttore di video e album.
C’è sempre un percorso di crescita nella sua musica e nella sua arte, che coniuga la passione per la scena inglese degli anni 70 (T. Rex e Bowie) e quella per i grandi cantautori italiani. C’è il meglio del suo album precedente “Cosa faremo da grandi?”, con i suoi pezzi ormai cult, “Freccia bianca”, “Onde”,”Bigbuca”, “La ragazza trasparente”, alternati a quelli del nuovo album, come “Astronave Giradisco”,”Radio Mayday”, “Magia nera ” e “Glam party”. Ma è con le cover dei T. Rex “20th Century Boy” e “Children of the Revolution”, che il concerto davvero s’infiamma e dove l’energia della band si catalizza completamente in Lucio. “Altalena Boy” e ”Maremma Amara” sono gli immancabili capisaldi dei suoi esordi, così come la cover “La gente Bassa” dell’amato Randy Newman, che sanciscono il suo legame con il passato ed i suoi riferimenti. Si torna ancora sul palco per rifare “Freccia Bianca” e prendersi l’abbraccio del pubblico, caldissimo, come sempre. Una serata speciale, eravamo un po’ tutti sul palco con lui, o meglio è lui che lo ha portato sotto, in mezzo alla gente: “buttando nel vento il lavoro di anni, perché nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi”

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