Società
Le città per i diritti, 300 sindaci a Torino: è il momento di riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali
Più di 500 partecipanti di cui oltre 300 tra Sindaci e amministratori locali da 122 città d’Italia hanno risposto all’appello della Città di Torino e si sono riuniti questa mattina al Teatro Carignano per chiedere maggiori diritti per le famiglie omogenitoriali.
A far partire la mobilitazione lo stop, arrivato per Torino nel giugno scorso e per Milano nel marzo di quest’anno, a iscrizioni e trascrizioni anagrafiche delle figlie e dei figli delle coppie dello stesso sesso. Un divieto che ha spinto sette Sindaci di altrettante città italiane (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari) a scrivere al Governo chiedendo di intervenire per modificare l’assetto normativo del Paese annullando la disparità di trattamento in tema di diritti civili e adeguandosi agli altri paesi dell’Unione Europea.
Sul palco e in collegamento i sindaci di Roma Roberto Gualtieri e di Trento Franco Ianeselli, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi e di Firenze Dario Nardella. In platea gran parte della società civile, compresa l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, che fu la prima a registrare in Italia tre figli di coppie gay e lesbiche (uno di questi era il figlio dell’attuale assessora Chiara Foglietta).
“L’esperienza quotidiana delle amministrazioni locali- spiega il sindaco Stefano Lo Russo – dimostra che esistono domande di tutela cui oggi non si riesce a dare risposta a causa dell’arretratezza del quadro legislativo. Battaglie come questa, più di altre, hanno un impatto diretto nella vita delle persone e per tale ragione Sindaci e amministratori rappresentano l’esigenza di adeguare la legge nell’esclusivo interesse dei minori e delle loro famiglie”.
“La nostra – ha detto Lo Russo – non è una proposta di partito ma di amministratori locali e siamo convinti che a partire dalla giornata di mobilitazione di oggi tutti i partiti rappresentati in Parlamento potranno farsi carico di quello che emergerà oggi e di una proposta legislativa che riesca ad avere i numeri per poter passare. Siamo qui per riaffermare che nel nostro Paese i bambini e le bambine delle coppie omogenitoriali non hanno gli stessi diritti di altri bambini e questo è profondamente iniquo. Abbiamo avviato una mobilitazione come sindaci e sindache per sollecitare il Parlamento a dare un quadro normativo di certezza giuridica a questi bambini e bambine e per introdurre in Italia il matrimonio egualitario. Crediamo siano maturi i tempi”.
“Al Parlamento – aggiunge l’assessore ai diritti Jacopo Rosatelli- chiediamo fondamentalmente due cose: una norma o la modifica di quelle esistenti per il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali e l’introduzione del matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni, così come previsto per le coppie eterosessuali. I principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona devono guidare verso questi passi che appaiono ormai non più rinviabili alla luce dell’evoluzione della nostra società e del contesto europeo”.
A rappresentare le associazioni del mondo Lgbtq+ gli interventi di Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, Anna Polieri, presidente rete Genitori Rainbow, Vincenzo Miri, presidente rete Lenford avvocatura per i diritti Lgbt+, Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay e Marco Alessandro Giusta, coordinatore del Torino Pride.
Numerose anche le testimonianze a sostegno della causa da parte di personaggi noti: Vladimir Luxuria, attivista e direttrice artistica del Festival Lovers, Francesca Vecchioni, scrittrice e presidente Fondazione Diversity, Luciana Littizzetto, Paola Turci, Luca Argentero, Ambra Angiolini, Domenico Calopresti, Nicola Lagioia, Davide Ferrario, Marco Ponti, Mario Tozzi, Sara Malnerich.
Intanto, in piazza Castello, alcuni esponenti di Pro Vita hanno dato vita ad un flash mob stendendo un grosso striscione e rappresentando i sindaci con carrelli da supermercato pieni di bambini.
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