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“Ritroverò Leonardo?”: disegni maledetti e omicidi sul Lago Maggiore nel nuovo libro di Alberto Pizzi

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Un intrigo internazionale, depistaggi, misteri, morti violente. Nel nuovo giallo a firma di Alberto Pizzi, Ritroverò Leonardo? (Vallecchi-Firenze), ci ritroviamo a Stresa, sul lago Maggiore. È qui che ricompaiono i disegni di Leonardo da Vinci per il gruppo scultoreo “L’ultima cena” destinato al Duomo di Milano, scomparsi e maledetti da lui stesso nel lontano 1494.

Da questo punto ha inzio l’intricata vicenda raccontata dallo scrittore. Una storia che parte dal passato, cui spesso nel testo si fa riferimento, e che ritorna prepotente sulla scena, portando con sé ricordi dolorosi; quello tragico, che deve rimanere nascosto e che influenzerà inevitabilmente il presente e il futuro. Perché quando torna a galla richiede sempre un conto da pagare e alcuni pagheranno con la propria vita.

Si profila, infatti, un nuovo caso davvero complesso per il commissario dei carabinieri Antonio Calarco, coadiuvato dai suoi uomini, e l’amico Marcello Forni, giornalista de La Stampa, in cui nulla (ma proprio nulla) è come sembra e che dagli splendidi scenari di Stresa arriverà sino a Londra e alle Bahamas.

Al centro due ex compagni di liceo, gli avvocati Francesco Revello e Massimo Bardelli, che si ritrovano dopo quasi trent’anni su due lati avversi a discutere della vendita dell’antica villa Margherita, locus amoenus affacciato sulle isole Borromee del  lago Maggiore, per conto del facoltoso Attilio Paranzi Marelli.

La trattativa sembra filare liscia fino a quando il ritrovamento di un corpo carbonizzato e quello annegato di un uomo di cui non si conosce l’identità aprirà inquietanti scenari. E poi ci sono i disegni maledetti di Leonardo, tutti li bramano e valgono milioni di euro, ma dietro di loro lasciano una scia di sangue e superstizione.

Ancora una volta Alberto Pizzi unisce storia a romanzo, realtà e finzione: nella vicenda si narra, in forma romanzata e senza alcun riferimento a persone reali, anche del fallimento della Banca di Intra e del passaggio a Veneto Banca. Ritroverò Leonardo? è un giallo corale. Ai personaggi, sempre ben caratterizzati, lo scrittore concede il proprio punto di vista, ognuno di loro ha qualcosa da raccontare e ognuno di loro contribuirà volente o nolente alla risoluzione del caso. Non ci sono eroi, ma persone: Pizzi scava dentro di loro, ne sviscera i sentimenti e, quando necessario, ne tira fuori le brutture e le umane debolezze. Le loro e forse anche un po’ le nostre.

I brevi capitoli che costituiscono l’opera scandiscono in maniera accurata il ritmo del romanzo, che fa esattamente ciò che si richiede a un giallo: creare suspense – quasi di hitchcockiana memoria – sin dalle primissime pagine e avere un finale inaspettato. Deliziosi i siparietti comici tra Calarco e i suoi colleghi, o con l’amico Marcello, e succulente le parentesi culinarie, un tour enogastronomico delle prelibatezze del luogo. Così, durante la lettura, ci è concesso di riprendere il fiato che stavamo trattenendo, causa i colpi di scena incalzanti.

Di un giallo è sempre complesso parlare, ché il rischio è quello di svelare troppo e non concedere al lettore il privilegio di farlo da solo. Ma, certo, alla fine del romanzo le domande sono due: i disegni di Leonardo da Vinci sono davvero maledetti? A quando il prossimo caso di Calarco?

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