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Cronaca

Trova un’obbligazione da 5 mila lire del Partito Fascista e chiede 500 mila euro a Fratelli d’Italia

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Era il 1926 quando il Sig. Mario Ferraro, classe 1906, deceduto nel 2002, allora giovane militante di destra, decise di sottoscrivere una obbligazione (segnatamente un fascio Littorio) con l’allora Partito Fascista per la somma di lire 5000 (una ragguardevole cifra per l’epoca in considerazione del fatto che il nostro Paese stava ancora pagando il salato conto della Prima Guerra Mondiale).

Quel documento che reca la data del 14 luglio 1926 fu sottoscritto dal Segretario della locale Tesoreria del Partito Fascista. Quell’obbligazione però non venne mai incassata e quel documento è andato smarrito fino a poco tempo fa quando la figlia dell’uomo, Marcella Ferraro, di 87 anni, pensionata, rovistando tra le cose del padre defunto, ha ritrovato quel titolo di credito insieme a tanti altri vecchi ricordi di famiglia.

Il titolo è stato stimato da un consulente dell’Associazione Giustitalia che ha calcolato, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, dal 14 luglio 1926 ad oggi, una cifra creditoria di circa 500 mila euro.

L’anziana signora ha conferito incarico all’Associazione Giustitalia al fine di recuperare quel denaro dal Partito “Fratelli d’Italia” che subentra a tutti gli effetti giuridici nei rapporti debitori e creditori del Partito Fascista dell’epoca, nonché dal MEF che ‘garantisce’ tutte le obbligazioni, anche quelle del Regno d’Italia.

A seguire la definizione da “dizionario” di prestito del Littorio.

Il prestito del Littorio fu una misura finanziaria lanciata dal governo di Benito Mussolini nel 1926.

Il prestito del Littorio venne introdotto per tentare di limitare gli effetti collaterali indesiderati provocati dalla rivalutazione della lira, che era stata ottenuta per mezzo del progetto denominato Quota 90.

La manovra venne realizzata per mezzo della trasformazione forzosa di 15 miliardi di debito pubblico a breve/medio termine (1 miliardo di debito quinquennale e 14 miliardi di debito settennale), in un debito a lungo termine, per complessivi 27,5 miliardi di lire, denominato consolidato. All’interno di quest’ultimo venne compreso anche danaro fresco di nuova raccolta.

Nell’esecuzione di questa manovra, il governo puntò in particolare sull’effetto deflativo che sarebbe scaturito dalla sottrazione dal mercato a breve di una tale massa di danaro e valori mobiliari. La conversione ebbe carattere obbligatorio, ma venne percepita positivamente dall’opinione pubblica, come necessaria per salvare la lira.

Il rendimento venne fissato al 3,5% annuo, con restituzione del capitale alla scadenza trentennale. Per contro, il principale strumento finanziario precedente la guerra, era la Rendita Italiana (prestito irredimibile con rendimento del 5%).

L’operazione prestito del Littorio fu attuata mediante lo strumento giuridico del decreto legge.

La Signora Marcella ha deciso di devolvere parte della somma in favore della Comunità ebraica della sua città.

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